Codice Civile art. 1386 - Caparra penitenziale.

Cesare Trapuzzano

Caparra penitenziale.

[I]. Se nel contratto è stipulato il diritto di recesso per una [1373] o per entrambe le parti, la caparra ha la sola funzione di corrispettivo del recesso [1373 3].

[II]. In questo caso, il recedente perde la caparra data o deve restituire il doppio di quella che ha ricevuta.

Inquadramento

La caparra penitenziale consiste in un patto accessorio ad un contratto, del quale segue le vicende (De Nova, 242; Trimarchi, 1960, 202; D'Avanzo, 896), ovvero in un contratto collegato al contratto principale (Bavetta 29), con cui una parte dà all'altra, contestualmente alla conclusione del contratto principale, una somma di denaro o una quantità di cose fungibili a titolo di corrispettivo per l'esercizio del recesso convenzionalmente stabilito a favore di uno o di entrambi i contraenti (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 344; Trimarchi, 1960, 202; D'Avanzo, 896). Sul piano funzionale si tratta dunque di un corrispettivo per l'esercizio del recesso (Marini, voce Caparra, in Enc. giur., 1988, 4; Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 345). Qualora non risulti espressamente attribuito ad entrambi i contraenti, il diritto di recesso si ritiene convenuto a favore della parte che ha versato la caparra (D'Avanzo, 896). Il patto di caparra penitenziale ha natura reale, poiché si perfeziona con la consegna della cosa. Al riguardo, ove il corrispettivo per l'esercizio del recesso sia solo promesso, è integrata la figura della multa penitenziale, che impone il pagamento di quanto dovuto solo al momento dell'effettivo esercizio di detto recesso (De Nova, 242). Ove invece la dazione sia contestuale al patto, si tratta di caparra penitenziale, che consente alla controparte del recedente che l'abbia ricevuta di trattenerla all'esito dell'esercizio effettivo del recesso ovvero di pretenderne il doppio qualora l'abbia versata, a condizione di efficacia del recesso (Bianca, 707). Con riferimento al recesso unilaterale opera il principio stabilito dall'art. 1373, secondo cui al di là dei contratti ad esecuzione continuata o periodica, la facoltà di recesso può essere esercitata soltanto fino a quando il contratto non ha avuto un principio di esecuzione (De Nova, 242; D'Avanzo, 896). La qualificazione della caparra come penitenziale, sebbene renda sufficiente anche un accordo tacito, presuppone l'inequivocabile volontà delle parti di attribuirle la funzione di corrispettivo per il recesso (Galgano, in Comm. S.B. 1993, 174); nel dubbio prevarrà la qualifica in termini di caparra confirmatoria (Bavetta, 213; contra Marini, cit., 4).

Anche per la S.C. la caparra penitenziale costituisce il corrispettivo del diritto di recesso convenzionale (Cass. n. 11356/2006; Cass. n. 6561/1991; Cass. n. 1072/1972). Si ha caparra penitenziale soltanto quando le parti hanno espressamente previsto che la caparra costituisce corrispettivo del diritto di recesso, mentre non assume rilievo la qualificazione di caparra penitenziale data dai contraenti (Cass. n. 12860/1993; Cass. n. 11946/1993; Cass. n. 6506/1990). Il diritto della parte di recedere dal contratto, anche se collegato alla prestazione di una caparra penitenziale, non si sottrae al principio generale, stabilito dall'art. 1373, comma 1, secondo cui il recesso non può essere esercitato quando il contratto abbia avuto un principio d'esecuzione (Cass. n. 4545/1978). Non si tratta di clausola vessatoria (Cass. n. 18550/2021).

L'efficacia della caparra penitenziale

La formula adoperata dal comma 2 è stata criticata per la sua oscurità (De Nova, 242; Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 346). Secondo l'opinione prevalente, ove il contratto preveda la facoltà di recesso unilaterale, nel caso di esercizio della facoltà di recesso la parte recente perde la caparra data; qualora il contratto preveda la facoltà di recesso a favore di entrambe le parti, la caparra deve essere versata da una sola parte: se la parte che l'ha versata recede, perde la caparra; se recede la parte che l'ha ricevuta, il recesso ha effetto solo quando essa abbia versato alla controparte il doppio della caparra ricevuta (De Nova, 242; Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 346; Trimarchi, 1960, 203). Se il diritto di recesso non è esercitato la caparra deve essere restituita (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 347) o può essere imputata alla prestazione dovuta in applicazione analogica dell'art. 1385, comma 1 (Trimarchi, 1960, 203; contra Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 347).

Nel caso che le parti contraenti abbiano concordato il diritto di recesso, mediante la corresponsione della caparra o del doppio di questa (caparra penitenziale), il contratto si risolve per semplice volontà di una delle parti, senza che occorra accertare l'inadempienza. In tale ipotesi per l'acquisizione della caparra, o per il sorgere dell'obbligo del pagamento del doppio di essa, non è necessario l'esperimento dell'azione di risoluzione (Cass. n. 1980/1970).

Bibliografia

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