Codice Civile art. 1748 - Diritti dell'agente (1).

Francesco Agnino

Diritti dell'agente (1).

[I]. Per tutti gli affari conclusi durante il contratto l'agente ha diritto alla provvigione quando l'operazione è stata conclusa per effetto del suo intervento.

[II]. La provvigione è dovuta anche per gli affari conclusi dal preponente con terzi che l'agente aveva in precedenza acquisito come clienti per affari dello stesso tipo o appartenenti alla zona o alla categoria o gruppo di clienti riservati all'agente, salvo che sia diversamente pattuito.

[III]. L'agente ha diritto alla provvigione sugli affari conclusi dopo la data di scioglimento del contratto se la proposta è pervenuta al preponente o all'agente in data antecedente o gli affari sono conclusi entro un termine ragionevole dalla data di scioglimento del contratto e la conclusione è da ricondurre prevalentemente all'attività da lui svolta; in tali casi la provvigione è dovuta solo all'agente precedente, salvo che da specifiche circostanze risulti equo ripartire la provvigione tra gli agenti intervenuti.

[IV]. Salvo che sia diversamente pattuito, la provvigione spetta all'agente dal momento e nella misura in cui il preponente ha eseguito o avrebbe dovuto eseguire la prestazione in base al contratto concluso con il terzo. La provvigione spetta all'agente, al più tardi, inderogabilmente dal momento e nella misura in cui il terzo ha eseguito o avrebbe dovuto eseguire la prestazione qualora il preponente avesse eseguito la prestazione a suo carico.

[V]. Se il preponente e il terzo si accordano per non dare, in tutto o in parte esecuzione al contratto, l'agente ha diritto, per la parte ineseguita, ad una provvigione ridotta nella misura determinata dagli usi o, in mancanza, dal giudice secondo equità.

[VI]. L'agente è tenuto a restituire le provvigioni riscosse solo nella ipotesi e nella misura in cui sia certo che il contratto tra il terzo e il preponente non avrà esecuzione per cause non imputabili al preponente. È nullo ogni patto più sfavorevole all'agente.

[VII]. L'agente non ha diritto al rimborso delle spese di agenzia.

(1) Articolo dapprima modificato dall'art. 2 d.lg. 10 settembre 1991, n. 303 e poi così sostituito dall'art. 3 d.lg. 15 febbraio 1999, n. 65. Il testo era il seguente: «Diritti dell'agente ed obblighi del preponente. [I]. L'agente ha diritto alla provvigione solo per gli affari che hanno avuto regolare esecuzione. Se l'affare ha avuto esecuzione parziale, la provvigione spetta all'agente in proporzione della parte eseguita. [II]. La provvigione è dovuta anche per gli affari conclusi direttamente dal preponente, che devono avere esecuzione nella zona riservata all'agente, salvo che sia diversamente pattuito. [III]. L'agente ha diritto alla provvigione sugli affari conclusi anche dopo lo scioglimento del contratto se la conclusione è effetto soprattutto dell'attività da lui svolta. [IV]. L'agente non ha diritto al rimborso delle spese di agenzia. [V]. Il preponente deve porre a disposizione dell'agente la documentazione necessaria relativa ai beni o servizi trattati e fornire all'agente le informazioni necessarie all'esecuzione del contratto; in particolare avvertire l'agente, entro un termine ragionevole, non appena preveda che il volume delle operazioni commerciali sarà notevolmente inferiore a quello che l'agente avrebbe potuto normalmente attendersi. Il preponente deve inoltre informare l'agente, entro un termine ragionevole, dell'accettazione o del rifiuto e della mancata esecuzione di un affare procuratogli. [VI]. Il preponente consegna all'agente un estratto conto delle provvigioni dovute al più tardi l'ultimo giorno del mese successivo al trimestre nel corso del quale esse sono state acquisite. L'estratto conto indica gli elementi essenziali in base ai quali è stato effettuato il calcolo delle provvigioni. Entro il medesimo termine le provvigioni liquidate devono essere effettivamente pagate all'agente. [VII]. L'agente ha diritto di esigere che gli siano fornite tutte le informazioni, in particolare un estratto dei libri contabili, necessarie per verificare l'importo delle provvigioni liquidate»

Inquadramento

Il diritto alla provvigione matura in capo all'agente quando il suo operato incide sulla conclusione del contratto, e ciò proprio in quanto la sia obbligazione è quella di promuovere la conclusione dei contratti. Il comma 4 detta i criteri per stabilire la misura della provvigione in quanto essa è elemento essenziale del contratto e la sua assenza ne determinerebbe la nullità. Se il preponente ed il terzo si accordano per non dare esecuzione al contratto, ciò non incide, di regola, sul diritto alla provvigione dell'agente, in quanto, altrimenti, essi potrebbero giungere a tale patto proprio per frodare l'agente; la regola perde la sua giustificazione se la non esecuzione della stipula non è imputabile al preponente.

Onere della prova

Nel giudizio promosso dall'agente contro la ditta preponente per l'accertamento del suo diritto al pagamento di provvigioni sugli affari conclusi, egli ha l'onere di provare i fatti costitutivi della sua pretesa, ovvero gli affari da lui promossi; è peraltro legittimo l'ordine di esibizione ex art. 210 c.p.c. delle scritture contabili impartito dal giudice di merito alla medesima preponente, anche con riferimento ai contratti per i quali non è applicabile, per ragioni temporali, l'art. 2 d.lgs. n. 303/1991, che, nel riconoscere — in attuazione della direttiva comunitaria 18 dicembre 1986, n. 653 — il diritto dell'agente ad ottenere un estratto delle scritture contabili, ha fornito un autorevole criterio interpretativo delle norme previgenti. Tale principio deve essere coordinato con la funzione di strumento istruttorio residuale assegnata dall'ordinamento all'ordine di esibizione predetto, che può pertanto essere utilizzato solo se la prova del fatto non è acquisibile aliunde e se l'iniziativa non ha finalità meramente esplorative; la valutazione concernente la ricorrenza di tali presupposti è rimessa al giudice di merito e il mancato esercizio da parte di costui del relativo potere discrezionale non è sindacabile in sede di legittimità (Cass. n. 14968/2011).

Pertanto, la proposizione della domanda di pagamento delle provvigioni relative ad un rapporto di agenzia, riguardando un diritto il cui fatto costitutivo è rappresentato non dal rapporto predetto (che, di per sé, è solo il presupposto della nascita del credito azionato), ma dalla conclusione di affari tra preponente e clienti per il tramite dell'agente, esige che siano indicati, con elementi sufficienti a consentirne l'identificazione, i contratti che l'agente assume siano stati conclusi per suo tramite, non potendosi considerare assolto l'onere probatorio dalla mera produzione degli ordini raccolti (Cass. n. 10821/2011).

L'art. 1748, nel testo modificato dall'art. 2 d.lgs. n. 303/1991, ha riconosciuto il diritto dell'agente di esigere che gli siano fornite tutte le informazioni, in particolare un estratto dei libri contabili, necessarie per verificare l'importo delle provvigioni liquidate. Conseguentemente, in relazione a tale precisa garanzia normativa, non appare conforme a diritto la reiezione, come nella specie, dell'istanza dell'agente mirante, indipendentemente dall'espletamento di consulenza tecnica, all'acquisizione della documentazione in possesso solo del preponente, indispensabile per sorreggere, sul piano probatorio, attraverso precisi dati quantitativi, l'allegazione relativa all'aumento del numero dei clienti e del volume degli affari nel corso degli anni; né è imputabile alla parte la carenza di indicazione di tali dati quantitativi, derivando dall'inadempimento dell'obbligo di informazioni posto dalla legge a carico del preponente (Cass. n. 18586/2007).

In altri termini, nel giudizio promosso dall'agente contro la ditta preponente per l'accertamento del suo diritto al pagamento delle provvigioni, egli ha l'onere di provare i fatti costitutivi della sua pretesa, ovvero gli affari da lui promossi e la loro esecuzione, laddove rientra nel potere discrezionale del giudice di merito disporre l'ammissione di consulenza tecnica, qualora la ricostruzione dei reciproci rapporti di dare ed avere tra agente e preponente, sulla base dei fatti addotti dalle parti, necessiti di una ricostruzione tecnico-contabile (Cass. n. 17762/2003).

Sotto il profilo probatorio si è ritenuto che in tema di rapporto d'agenzia, la consulenza tecnica può costituire mezzo di prova quando la parte non possa dimostrare il proprio assunto; lo è comunque quando si tratti di fatti riscontrabili solo attraverso particolari conoscenze tecniche, come nel caso di registrazioni contabili relative a rapporti assicurativi conclusi direttamente dalla compagnia assicuratrice (Cass. n. 1361/2000).

Nel giudizio per l'accertamento del diritto alla provvigione, l'agente ha l'onere di provare che gli affari da lui promossi sono andati a buon fine o che il mancato pagamento sia dovuto a fatto imputabile al preponente, essendo il buon fine dell'affare un fatto costitutivo del diritto alla provvigione, principio affermato in fattispecie soggetta ratione temporis all'art. 1748 nel testo anteriore alla sostituzione ex art. 3 d.lgs. n. 65/1999 (Cass. 25023/2013).

Diritto alla provvigione

La provvigione spetta all'agente sugli affari che abbiano avuto regolare esecuzione, dovendosi intendere per regolare esecuzione non l'esatto adempimento secondo i patti contrattuali, bensì il risultato economico utile conseguito, cosa che la provvigione è dovuta anche in caso di esecuzione non «ortodossa» o di esecuzione parziale, sia pure, in quest'ultimo caso, solo in proporzione alla parte dell'affare che sia andata a buon fine (Cass. n. 12668/1997).

Pertanto, il diritto dell'agente alla provvigione prevista dall'art. 1748, comma 1, per gli affari conclusi direttamente dal preponente che devono avere esecuzione nella zona riservata all'agente, presuppone che questi abbia espletato almeno in minima parte l'attività pattuita concludendo o tentando di concludere dei contratti, predisponendo un'organizzazione o svolgendo un'attività quantomeno informativa nei confronti del preponente; quando invece l'agente non abbia svolto alcuna prestazione e sia rimasto del tutto inerte, il medesimo non può vantare alcun diritto neppure a titolo di provvigione indiretta, non potendo la norma citata trovare applicazione quando l'intervento del preponente nella zona dell'agente sia stato causato dall'inadempimento di questi (Cass. n. 7062/1991).

Si è quindi ritenuto che in tema di contratto di agenzia, la disposizione dell'art. 1748, comma 2, a norma della quale la provvigione è dovuta anche in caso di affari conclusi direttamente dal preponente e destinati ad avere esecuzione nella zona riservata all'agente ha la funzione di tutelare quest'ultimo rispetto alla così detta sottrazione di affari, con la conseguenza che, ove l'agente stesso ne invochi la concreta applicazione, grava su di lui l'onere di provare che gli affari di cui trattasi effettivamente rientrano nell'ambito del mandato conferitogli, tenuto anche conto della possibilità che questo risulti legittimamente limitato a determinare linee di prodotto o a particolari categorie di clientela (Cass. n. 3056/1990).

Ai sensi dell'art. 1748 c.c., comma 2, nel testo derivante dalle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 65/1999, in attuazione della direttiva CE 18 dicembre 1986, n. 653, la provvigione è dovuta anche dagli affari conclusi dal preponente con terzi che l'agente aveva in precedenza acquisito come clienti per affari dello stesso tipo o appartenenti alla zona o alla categoria o gruppo di clienti riservati all'agente, salvo che sia diversamente pattuito.

Secondo l'orientamento espresso dalla Corte di giustizia europea (Corte giust. CE sent. 17 gennaio 2008, causa C-19/07) “l'art. 7, n. 2, primo trattino, della direttiva 86/653, relativa al coordinamento dei diritti degli Stati membri concernenti gli agenti commerciali indipendenti, deve essere interpretato nel senso che l'agente commerciale incaricato di una zona geografica determinata non ha diritto alla provvigione per le operazioni concluse da clienti appartenenti a tale zona con un terzo senza l'intervento, diretto o indiretto, del preponente. Infatti, benché tale disposizione si limiti a prendere in considerazione ogni «operazione conclusa durante il contratto di agenzia», senza ulteriore precisazione se non quella relativa alla conclusione dell'operazione con un cliente appartenente ad una zona geografica o ad un gruppo di persone di cui è incaricato l'agente commerciale, emerge tuttavia dalla sintesi dei nn. 1 e 2 dell'art. 10 della direttiva che il diritto dell'agente commerciale alla provvigione sorge vuoi quando il preponente ha adempiuto la propria obbligazione o avrebbe dovuto adempierla, vuoi quando il terzo rispetto al contratto di agenzia, vale a dire il cliente, ha o avrebbe dovuto adempiere la propria. In tutti questi casi di specie, la presenza del preponente nelle operazioni per le quali l'agente commerciale ha diritto alla provvigione è indispensabile. Ciò è avvalorato dal disposto dell'art. 11, n. 1, della direttiva, ai sensi del quale il diritto dell'agente commerciale alla provvigione può estinguersi unicamente se e nella misura in cui sia certo che il contratto tra il cliente ed il preponente non sarà eseguito e la mancata esecuzione non sia dovuta a circostanze imputabili al preponente. Spetta al giudice nazionale stabilire se gli elementi di cui dispone, valutati tenendo conto della finalità di tutela dell'agente commerciale, che costituisce uno degli obiettivi della direttiva, nonché dell'obbligo di lealtà e di buona fede, che incombe al preponente ai sensi dell'art. 4 della direttiva, gli consentano o meno di accertare la sussistenza di un intervento del genere, indipendentemente dal fatto che tale intervento sia di natura giuridica, ad esempio con l'intermediazione di un rappresentante o di fatto”.

Così ricostruito il contesto normativo, deve ritenersi che il diritto alla provvigione c.d. indiretta compete in ogni caso di ingerenza nella zona di esclusiva o di captazione di clienti riservati all'agente attraverso l'intervento diretto o indiretto del preponente, quali che siano le modalità della sottrazione così realizzata. E poiché la nozione di affare, rilevante ai fini applicativi della norma, è essenzialmente di ordine economico, il giudizio non dipende dalla tecnica negoziale prescelta né dal luogo in cui questa è posta in essere. Pertanto, anche la conclusione di affari al di fuori della zona di esclusiva dell'agente, con una società che a sua volta provveda alla distribuzione del prodotto ad imprenditori affiliati operanti, invece, nel predetto ambito territoriale, costituisce violazione della zona di esclusiva ove vi concorra il preponente (Cass. n. 2288/2017).

Nel contratto di agenzia all'agente va riconosciuto il diritto alla provvigione per tutti i contratti conclusi per effetto del suo intervento (art. 1748 c.c.). Presupposto necessario per l'applicazione di tale norma è che sia stato concluso un affare. Non spetta all'agente la provvigione sulla transazione conclusa tra preponente e cliente, benché apporti un risultato utile al preponente, giacché non è equiparabile alla conclusione di un singolo affare. Tuttavia, se la transazione ha ad oggetto la risoluzione consensuale dei contratti conclusi tra preponente e terzo, spetta all'agente la provvigione ex art. 1748, comma 5, c.c. (Cass. n. 12816/2024).

Bibliografia

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