Codice Civile art. 2267 - Responsabilità per le obbligazioni sociali.Responsabilità per le obbligazioni sociali. [I]. I creditori della società possono far valere i loro diritti sul patrimonio sociale [2268]. Per le obbligazioni sociali [2266] rispondono inoltre personalmente [2740] e solidalmente [1292 ss.] i soci che hanno agito in nome e per conto della società [2266] e, salvo patto contrario, gli altri soci [204 trans.]. [II]. Il patto deve essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei; in mancanza, la limitazione della responsabilità o l'esclusione della solidarietà non è opponibile a coloro che non ne hanno avuto conoscenza. InquadramentoLa norma in commento stabilisce che delle obbligazioni sociali sono responsabili sia la società che i soci. Per questi ultimi, tuttavia, viene operata una distinzione tra coloro che hanno agito in nome e per conto della società, la cui responsabilità è inderogabile e gli altri soci per i quali il contratto sociale può escludere o limitare la responsabilità. La responsabilità di cui parla la norma concerne non solo le obbligazioni di fonte contrattuale, ma anche quelle che hanno fonte nell'illecito o in altro fatto o atto idoneo secondo l'ordinamento a produrle, purché l'atto o il fatto siano imputabili alla società; la responsabilità per fatto illecito del socio di fatto non si estende alla società quando si tratti di atti dolosi volti alla lesione dell'altrui diritto (Cass. n. 3512/1998; Cass. n. 10814/1991; Cass. n. 3293/1979; Cass. n. 4768/1999). La responsabilità della societàL'articolo in commento stabilisce, in primo luogo, che delle obbligazioni sociali risponde la società: si tratta di una applicazione del principio generale di cui all'art. 2470 che non soffre eccezioni con riguardo alle società di persone (Marulli, 442). Il patrimonio della società costituisce, dunque, la garanzia primaria di quanti concedono credito alla società (Campobasso, 83). Viene così ad essere ribadito che, anche nelle società semplici, il patrimonio sociale è destinato principalmente, se non esclusivamente, alla soddisfazione dei creditori sociali (Buonocore Costi-Castellano, 633). La norma è, in questa prospettiva, coerente con il principio per cui l'autonomia patrimoniale conseguente al vincolo di destinazione impresso al patrimonio giustifica che esso venga destinato a soddisfare le obbligazioni sociali che sono contratte proprio per il raggiungimento dello scopo sociale (Costi Di Chio, 319). La responsabilità dei sociLa responsabilità di coloro che hanno agito in nome e per conto della società non può essere convenzionalmente esclusa, mentre può essere esclusa la responsabilità degli altri soci, purché l'esclusione sia portata a conoscenza dei terzi con mezzi idonei (Ferrara-Corsi, 266). Il socio che ha agito in nome e per conto della società risponde con tutti i suoi beni, essendo la sua responsabilità, oltre che solidale, illimitata (Cass. n. 196/1978). La responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali trae origine dalla sua qualità di socio e si configura come personale e diretta, anche se con carattere di sussidiarietà in relazione al preventivo obbligo di escussione del patrimonio sociale. Pertanto, l'atto con cui il socio illimitatamente responsabile di una società in nome collettivo rilascia garanzia ipotecaria per un debito della società non può considerarsi costitutivo di garanzia per un'obbligazione altrui, ma per un'obbligazione propria (Cass. S.U., n. 3022/2015; Cass. n. 18312/2007; Cass. n. 12310/1999). Peraltro, la responsabilità illimitata e solidale tra i soci è stabilita a favore dei terzi che vantino crediti nei confronti della società e non è applicabile alle obbligazioni della società nei confronti dei soci medesimi, conformemente alla regola generale secondo cui, nei rapporti interni, l'obbligazione in solido si divide tra i diversi debitori, salvo che sia stata contratta nell'interesse esclusivo di alcuno di essi: pertanto, nel giudizio intrapreso dagli eredi del socio per la liquidazione della quota spettante al de cuius, la condanna dei soci superstiti va limitata alla loro quota interna di responsabilità, che può essere determinata dal giudice ai sensi dell'art. 2263, secondo il quale, salvo prova contraria, le quote si presumono uguali (Cass. n. 1036/2009) La limitazione pattizia della responsabilitàLa responsabilità dei soci che non hanno agito per conto della società può essere esclusa o limitata dal contratto sociale, ma tale patto sarà opponibile ai terzi solo se portati a conoscenza di questi con mezzi idonei. In difetto, infatti, i terzi possono legittimamente fare affidamento sulla responsabilità di tutti i soci. Sono idonei quei mezzi che, utilizzando l'ordinaria diligenza, consentono ai terzi di avere conoscenza del patto (Simonetto, 70; Nigro, 249). Pur nella consapevolezza che l'idoneità del mezzo di conoscenza dipenderà dalle circostanze del caso concreto, si ritiene, da una parte, che non sia necessario che nel contratto con il terzo sia riportata espressamente la clausola statutaria limitativa della responsabilità e, dall'altra, che non sia sufficiente la mera previsione nel contratto di società (Ferri 223; Ferrara-Corsi, 267; Nigro, 249). Peraltro, oggi, la l. n. 580/1993 e poi il d.P.R. n. 558/1999 hanno introdotto l'obbligo di iscrizione della società semplice nella sezione speciale del registro delle imprese con funzione di certificazione anagrafica di pubblicità notizia. Per le società semplici agricole, invece, l'art. 2 d.lgs. n. 228/2001 ha attribuito all'iscrizione nella sezione speciale del registro efficacia dichiarativa ai sensi dell'art. 2193. Conseguentemente, almeno con riferimento a tali ultime società, deve ritenersi che l'iscrizione del patto nel registro delle imprese, costituisce mezzo idoneo per la consentire la conoscenza dei terzi. L'efficacia del giudicato nei confronti del socioLa sentenza di condanna pronunciata in un processo tra il creditore della società ed una società di persone costituisce titolo esecutivo anche contro il socio illimitatamente responsabile, in quanto dall'esistenza dell'obbligazione sociale deriva necessariamente la responsabilità del socio, salvo il beneficio della preventiva escussione del patrimonio sociale; ne consegue che in caso di opposizione del socio contro cui sia stato azionato il credito il giudice deve specificamente procedere all'accertamento della sua effettiva qualità (Cass. n. 25860/2011; Cass. n. 19946/2004; Cass. n. 613/2003; Cass. n. 5884/1999). BibliografiaBuonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. 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