Codice Civile art. 2270 - Creditore particolare del socio.

Guido Romano
aggiornato da Rossella Pezzella

Creditore particolare del socio.

[I]. Il creditore particolare del socio, finché dura la società, può far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al debitore [2262] e compiere atti conservativi [2905, 2910 ss.] sulla quota spettante a quest'ultimo nella liquidazione [2282, 2283].

[II]. Se gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore particolare del socio può inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del suo debitore [2288]. La quota deve essere liquidata [2289] entro tre mesi dalla domanda, salvo che sia deliberato lo scioglimento della società [2272].

Inquadramento

La norma in commento conferma la soggettività giuridica delle società di persone e della loro autonomia patrimoniale: il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci e, dunque, intangibile da parte dei creditori di questi (Campobasso, 88, Nigro, 258). Il creditore particolare del socio, quindi, non può agire, né cautelarmente né esecutivamente, sul patrimonio della società e neppure su beni conferiti in essa dal proprio debitore (Ferrara-Corsi, 269).

In dottrina, si è, però, osservato che l'autonomia patrimoniale della società presuppone che il contratto sociale sia stato validamente stipulato: ove il contratto sociale fosse, invece, invalido o simulato, il creditore potrebbe agire con l'azione di nullità o di simulazione (Costi Di Chio, 260).

Il creditore del socio non è sprovvisto di ogni tutela. Infatti, l'articolo in commento gli consente: 1) di far valere i propri diritti sugli utili spettanti al socio suo debitore; 2) di compiere atti conservativi sulla quota di liquidazione; 3) chiedere, ove gli altri beni del debitore siano insufficienti a soddisfare i suoi crediti, la liquidazione della quota spettante al debitore.

La norma in esame si applica alle società semplici ed alle società in nome collettivo ed in accomandita semplice irregolari. Per le società (in nome collettivo ed in accomandita semplice) regolari si applicheranno, invece, gli artt. 2305 e 2307.

I diritti sugli utili e gli atti conservativi sulla quota

In primo luogo, il creditore particolare del socio, può far valere i propri diritti sugli utili spettanti al socio debitore. Tale possibilità presuppone, però, che sia già maturato il diritto del debitore a percepire gli utili (Di Sabato, 132): in altre parole, il creditore particolare può compiere atti esecutivi e conservativi sugli utili distribuibili, ma non può influire né sulla loro distribuzione né sulla loro quantificazione, spettando esclusivamente ai soci di decidere in ordine alla distribuzione totale o parziale degli utili maturati ovvero il loro reinvestimento in società (Ferri, 234; Nigro, 258).

Il creditore può compiere atti conservativi sulla quota di liquidazione costituita dalla somma di denaro o dal bene in natura (nel caso di conferimento in natura) eventualmente spettante al socio dopo lo scioglimento del rapporto sociale limitatamente alla sua posizione ovvero dopo la liquidazione della società. È, però, escluso che egli possa ottenere la vendita forzata o l'assegnazione della quota del proprio debitore, essendo incompatibile l'intuitus personae che caratterizza il rapporto tra socio e società con la vendita giudiziale o l'assegnazione della quota (Cottino Weigmann, 127, Ferri, 233). D'altra parte, nelle società personali, il trasferimento di una quota integrerebbe una modifica del contratto sociale, consentita soltanto sulla base della volontà unanime di tutti i soci (Galgano, 2007; 319, Campobasso, 89, nt. 69).

Gli atti conservativi cui il creditore può legittimamente ricorrere comprendono il sequestro conservativo da attuarsi nelle forme del pignoramento presso terzi trattandosi di un credito che il socio debitore ha nei confronti della società (Nazzicone, 188; Campobasso, 92).

Secondo la S.C., le quote di partecipazione di una società di persone che per disposizione dell'atto costitutivo siano trasferibili con il (solo) consenso del cedente e del cessionario, salvo il diritto di prelazione in favore degli altri soci, possono essere sottoposte a sequestro conservativo ed essere espropriate a beneficio dei creditori particolari del socio anche prima dello scioglimento della società (Cass. n. 29267/2023).

La liquidazione della quota

Infine, se gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore particolare del socio può inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del suo debitore. Anche tale disposizione conferma che il creditore particolare non ha modo di aggredire direttamente i beni della società, potendo, invece, solo provocare lo scioglimento del rapporto sociale limitatamente al socio suo debitore e, dunque, dare causa all'esclusione di diritto del socio ai sensi dell'art. 2288 (Ferri, 235; Campobasso, 89; Nigro, 261).

Tuttavia, il diritto del creditore è sottoposto alla condizione che gli altri beni del debitore siano insufficienti al soddisfacimento del credito. Il presupposto applicativo della norma non è integrato da una semplice difficoltà o dalla lentezza della procedura di recupero del credito (Ferri, 235; Galgano, 2007, 318); è, però sufficiente il previo esperimento di una esecuzione infruttuosa, ad es., un pignoramento negativo (Cottino, 68; Nigro, 261).

Il destinatario del pagamento della somma è il socio e non già il creditore, il quale ha diritto esclusivamente all'importo sino a concorrenza con il suo credito, salva l'esplicita manifestazione di volontà del socio in contrario ai sensi dell'art. 1188 (Nazzicone, 192).

Bibliografia

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