Codice Civile art. 2700 - Efficacia dell'atto pubblico.

Donatella Salari

Efficacia dell'atto pubblico.

[I]. L'atto pubblico fa piena prova, fino a querela di falso [221 ss. c.p.c.], della provenienza del documento dal pubblico ufficiale che lo ha formato, nonché delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesta avvenuti in sua presenza o da lui compiuti [178, 775 c. nav.].

Inquadramento

L'art. 2700 stabilisce che l'atto pubblico fa piena prova, ossia ha l'efficacia di una prova legale. Si tratta di quell'efficacia inderogabile che costituisce il fondamento della natura di prova legale innanzi al quale si arresta il libero apprezzamento da parte del giudice. In dettaglio la forza probatoria che la disposizione attribuisce all'atto pubblico si attesta sull'elemento della provenienza dell'atto dal pubblico ufficiale che lo ha sottoscritto e che glielo riferisce come autore, esattamente come il luogo e la data di redazione — che spiega i suoi effetti non solo tra le parti dell'atto stesso ma anche verso i terzi dell'atto — sia ai fini del luogo ed infine alle dichiarazioni in esso contenute di cui i terzi possono avvalersi, nondimeno senza essere ammessi a negarne l'esistenza (Patti 47).

L'efficacia probatoria fino a querela di falso

La particolare forza probatoria dell'atto pubblico va però intesa a tutela dell'effettiva provenienza dell'atto stesso dal pubblico ufficiale che lo ha formato ed il c.d. estrinseco dell'atto, ossia quanto compiuto dal pubblico ufficiale o quanto avvenuto in presenza dello stesso.

Sotto quest'ultimo profilo, la S.C. ha recentemente ribadito che nel giudizio di opposizione ad ordinanza ingiunzione relativo al pagamento di una sanzione amministrativa è ammessa la contestazione e la prova unicamente delle circostanze di fatto della violazione che non sono attestate nel verbale di accertamento come avvenute alla presenza del pubblico ufficiale o rispetto alle quali l'atto non è suscettibile di fede privilegiata per una sua irrisolvibile contraddittorietà oggettiva, mentre qualora vi sia attestazione positiva di fatti che il pubblico ufficiale accertatore ha attestato come personalmente verificati e non sussista alcun indizio di intrinseca contraddittorietà del fatto, il ricorrente deve proporre querela di falso per far valere l'erroneità delle attestazioni del pubblico ufficiale (Cass, VI, n. 1069/2012).

Ne deriva che l'efficacia probatoria che la disposizione presidia attraverso la querela di falso riguarda solo la circostanza storica che la parte abbia reso quella determinata dichiarazione e non anche la “verità” della stessa, dichiarazione che avrà quindi la valenza istruttoria prevista secondo le regole ordinarie, con la conseguenza che se si tratta di dichiarazione favorevole al soggetto che effettua la stessa, non avrà alcuna valenza istruttoria. Ne consegue che per contrastare il c.d. intrinseco dell'atto pubblico, non è necessario ricorrere alla querela di falso.

Casistica

Secondo Cass. V, n. 6562/2020,  le dichiarazioni dell'ufficiale giudiziario (o del messo notificatore) non fanno fede fino a querela di falso della regolarità intrinseca e della completezza dell'atto ricevuto per procedere alla notifica né della corrispondenza della copia notificata all'originale, non essendo questa l'attività giudiziaria che egli compie e deve compiere, con la conseguenza che la presunzione di conformità tra originale e copia dell'atto notificato viene meno se il destinatario produce quest'ultimo incompleto. Pertanto,  nel caso di contrasto tra le due relate (atti pubblici), entrambe originali, apposte dall'ufficiale giudiziario, rispettivamente, sulla copia notificata e sull'originale dell'atto notificato, proprio perché non spetta all'ufficiale giudiziario effettuare alcun controllo intrinseco, allorché  la copia dell'atto notificato non corrisponda all'originale, è sulla copia che il destinatario fa affidamento e su cui può difendersi.

In tema  di protezione internazionale, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva disatteso la domanda di riconoscimento dello "status" di rifugiato ovvero della protezione sussidiaria di rango inferiore, rilevando la non completa conformità  tra i dati anagrafici risultanti dal certificato di nascita del ricorrente e quelli riportati sulla carta d'identità. Ne deriva che  il  certificato di nascita rilasciato da autorità straniera riveste efficacia limitata dal momento che  ai sensi dell'art. 2700 c.c., esso rileva, piuttosto, rispetto alla corrispondenza dei dati attestati con quelli annotati nei registri anagrafici del Paese che ha emesso la certificazione, mentre la loro riferibilità alla persona in favore della quale la certificazione è stata rilasciata, va dimostrata mediante la produzione di un valido documento di identità (Cass.VI,  n. 13829/2016).

Frequente nella prassi è la questione concernente i limiti entro i quali nei giudizi di opposizione avverso ordinanze di irrogazione di sanzioni amministrative e verbali di accertamento della sanzione deve essere proposta necessariamente querela di falso onde contrastare il contenuto del verbale.   A riguardo le Sezioni Unite (Cass.,S.U. , n. 17355/2009) hanno ritenuto assistita da fede privilegiata l'indicazione nel verbale del mancato uso della cintura di sicurezza da parte del trasgressore, in quanto oggetto diretto della constatazione visiva del pubblico ufficiale accertatore. Del pari la giurisprudenza di merito ha specificato che nel giudizio di opposizione ad ordinanza-ingiunzione relativo al pagamento di una sanzione amministrativa è ammessa la contestazione e la prova unicamente delle circostanze di fatto della violazione che non sono attestate nel verbale di accertamento come avvenute alla presenza del pubblico ufficiale o rispetto alle quali l'atto non è suscettibile di fede privilegiata per una sua irrisolvibile contraddittorietà oggettiva, mentre è riservata al giudizio di querela di falso, nel quale non sussistono limiti di prova e che è diretto anche a verificare la correttezza dell'operato del pubblico ufficiale, la proposizione e l'esame di ogni questione concernente l'alterazione nel verbale, pur se involontaria o dovuta a cause accidentali, della realtà degli accadimenti e dell'effettivo svolgersi dei fatti.

Sulla questione, si segnala anche una decisione di merito Trib. Roma XIII, n. 5325/2011 (conforme Trib. Ivrea n. 130/2006, in Guida al dir., 2007, n. 16, 91) la quale ha chiarito che nel giudizio di opposizione avverso l'ordinanza-ingiunzione irrogativa della sanzione amministrativa, dell'infrazione fa piena prova, fino a querela di falso, con riguardo ai fatti attestati dal pubblico ufficiale rogante come avvenuti in sua presenza e conosciuti senza alcun margine di apprezzamento o da lui compiuti, nonché alla provenienza del documento dallo stesso pubblico ufficiale e alle dichiarazioni delle parti; non è, invece, necessario, in applicazione della disciplina di cui agli art. 2699 e 2700, l'esperimento del rimedio predetto ove si intenda contestare la verità sostanziale di quanto dichiarato dalle parti medesime, o i giudizi valutativi espressi dal pubblico ufficiale, ovvero quelle circostanze dallo stesso menzionate relativamente ai fatti avvenuti in sua presenza, che possono risolversi in apprezzamenti personali perché mediati attraverso l'occasionale percezione sensoriale di accadimenti che si svolgono così repentinamente da non potersi verificare e controllare secondo un metro obiettivo”. In tal caso non costituiscono prova legale exart. 2700 quei «.. fatti che il pubblico ufficiale attesta avvenuti in sua presenza». Per converso, è riservata al giudizio di querela di falso — nel quale non sussistono limiti di prova e che è diretto anche a verificare la correttezza dell'operato del pubblico ufficiale — la proposizione e l'esame di ogni questione concernente la alterazione del verbale, pur se involontaria o dovuta a cause accidentali, della realtà degli accadimenti e dell'effettivo svolgersi dei fatti (Cass. n. 1940/2010, In definitiva, come è stato più volte specificato in sede pretoria, nel giudizio di opposizione a ordinanza-ingiunzione irrogativa di una sanzione amministrativa pecuniaria, il verbale di accertamento dell'infrazione può assumere un valore probatorio disomogeneo, che si risolve in un triplice livello di attendibilità: a) il verbale fa piena prova fino a querela di falso relativamente ai fatti attestati dal pubblico ufficiale come da lui compiuti o avvenuti in sua presenza, o che abbia potuto conoscere senza alcun margine di apprezzamento o di percezione sensoriale, nonché quanto alla provenienza del documento dallo stesso pubblico ufficiale ed alle dichiarazioni a lui rese; b) quanto alla veridicità sostanziale delle dichiarazioni a lui rese dalle parti o da terzi, fa fede fino a prova contraria, che può essere fornita qualora la specifica indicazione delle fonti di conoscenza consenta al giudice ed alle parti l'eventuale controllo e valutazione del contenuto delle dichiarazioni; c) in mancanza della indicazione specifica dei soggetti le cui dichiarazioni vengono riportate nel verbale, esso costituisce comunque elemento di prova, che il giudice deve in ogni caso valutare, in concorso con gli altri elementi, ai fini della decisione dell'opposizione proposta dal trasgressore, e può essere disatteso solo in caso di sua motivata intrinseca inattendibilità, o di contrasto con altri elementi acquisiti nel giudizio, attesa la certezza, fino a querela di falso, che quelle dichiarazioni siano comunque state ricevute dall'ufficiale giudiziario Cass. II, n. 6565/2007; conforme Trib. Modena n. 489/2012).

Ne deriva che secondo Cass. II, n. 25811/2013 in tema di prova ove una circostanza o un fatto non emerga dall'atto pubblico né in senso negativo, né in senso positivo deve escludersi che si sia formata piena prova delle stesse e pertanto rimane libero l'apprezzamento del giudice in un caso di verbale di accertamento di abuso edilizio che non aveva menzionato l'esistenza di una tettoia. La S.C. esclude che possa ritenersi provata detta inesistenza stante il carattere sommario della descrizione dell'abuso edilizio e rimanendo, per contro, la valutazione di tale circostanza oggetto di libero apprezzamento da parte del giudice.

apprezzamento da parte del giudice.

Secondo Cass. I, n. 35649/2022 la querela di falso è ammissibile anche contro la scrittura proveniente dal terzo, qualora la stessa abbia un intrinseco dato di attendibilità, come ad es. (oltre che nel caso del testamento olografo o della cambiale) nel caso in cui il soggetto che l'ha materialmente formata sia legato alla parte contro la quale è prodotta da un particolare rapporto, ovvero ne sia procuratore o institore, così che debba presumersi che le circostanze rappresentate nel documento siano sostanzialmente riconducibili alla parte medesima. Non è perciò esperibile la querela di falso contro un brogliaccio contenente annotazioni di ricavi non contabilizzati redatto da un dipendente all'insaputa di un imprenditore.

Analoghe devono essere, poi, le considerazioni nella ricostruzione della dinamica di un incidente stradale in ordine alla valutazione delle risultanze del verbale dello stesso redatto dagli agenti accertatori intervenuti nell'immediatezza: in particolare, il verbale della Polizia o dei Carabinieri fa piena prova fino a querela di falso in ordine ai fatti accertati visivamente dai verbalizzanti e relativi alla fase statica dell'incidente, quale risulta al momento del loro intervento (App. Bari, sez. III, n. 113/2007). Peraltro, non è preclusa la prova testimoniale contro le attestazioni, recepite nei verbali annessi al rapporto della polizia giudiziaria, le quali, assolvendo alla funzione — diversa da quella propria dell'atto pubblico — di informativa all'autorità giudiziaria di una notizia di reato, sono soggette, ai sensi dell'art. 116 c.p.c., alla libera valutazione del giudice del merito in relazione alla intrinseca veridicità delle dichiarazioni dei soggetti verbalizzanti, specie quando esse abbiano la natura di una testimonianza ed esprimano valutazioni, percezioni e sensazioni in ordine alla rappresentazione di un fatto dal quale possano sorgere responsabilità penali ed, ogni valutazione del giudice del merito in ordine alla rilevanza o meno della prova in concreto è, peraltro, incensurabile in sede di legittimità, se adeguatamente e correttamente motivata.

Secondo Cass. VI - III, n. 27288/2022 il referto del pronto soccorso di una struttura ospedaliera pubblica è atto pubblico assistito da fede privilegiata e, come tale, fa piena prova sino a querela di falso della provenienza dal pubblico ufficiale che lo ha formato, delle dichiarazioni rese al medesimo, e degli altri fatti da questi compiuti o che questi attesti avvenuti in sua presenza restando, invece, non coperte da fede privilegiata le valutazioni, le diagnosi o, comunque, le manifestazioni di scienza o di opinione in essa espresse.

Altro ambito nel quale è necessario esperire la querela di falso per contrastare le risultanze documentali è, poi, quello afferente le attestazioni contenute nei verbali di causa e nelle sentenze, attese le funzioni attribuite al cancelliere in ordine alla pubblica fede di siffatti atti processuali.

Secondo Cass. VI, n. 19626/2020 non è necessaria la querela di per  togliere ad un documento (atto pubblico o scrittura privata) la idoneità a far fede e servire come prova di determinati rapporti, sicché, ove siffatte finalità non debbano essere perseguite, in quanto non sia impugnato un documento nella sua efficacia probatoria, né debba conseguirsi l'eliminazione del documento medesimo o di una parte di esso, ma si controverta soltanto su di un errore materiale incorso nel documento.

Inoltre, in tema di notifica a mezzo posta, la S.C. ha affermato che poiché l'avviso di ricevimento costituisce parte integrante del procedimento di notifica a mezzo posta costituendone la relata, esso riveste natura di atto pubblico, idoneo a provare l'intervenuta consegna del plico con la relativa data e l'identità della persona ricevente con il che, salvo che detta data manchi o sia incerta, nel qual caso i termini decorrono dal giorno riportato nel timbro postale. Ne consegue che sulla parte che intenda contestarne il contenuto allegando la inconciliabilità tra le date ossia tra quella di ricezione ivi apposta e quella risultante dal detto timbro, incombe  l'onere di proporre querela di falso, salva l'ipotesi di un mero errore materiale de pubblico ufficiale nella redazione dell'avviso, ossia in ipotesi di data inesistente o anteriore a quella della formazione dell'atto notificato o non ancora maturata  (Cass, VI, n. 8082/2019).

Occorre peraltro evidenziare che, in accordo con una giurisprudenza pressoché consolidata della medesima S.C., Cass. I, n. 7124 /2006 che per contrastare il dato della lettura del dispositivo in udienza contenuta negli atti e verbali di causa è indispensabile la querela di falso, anche nel caso in cui non risulti reperibile in atti il foglio con il dispositivo di cui si afferma esservi stata lettura.

Quanto ai verbali di causa occorre ricordare che: laddove si sia provveduto ad una correzione non non conforme alle modalità di cui all''art. 46 disp. att. c.p.c., l'atto pubblico processuale, fermo restando l'effetto sostanziale dell'attività documentata, non può ritenersi fornito di fede privilegiata nella parte che risulta corretta in modo ambiguo: ne deriva che in una tale ipotesi spetta al giudice del merito valutare liberamente l'atto e scegliere, sulla base di adeguata motivazione, tra le possibili letture della parte corretta, fermo restando che la scelta della lettura del testo come risultante dalla correzione non può ritenersi giustificata dalla sola considerazione della posteriorità della correzione stessa, ove non si accerti che anche questa provenga dal pubblico ufficiale redattore dell'atto, o dal solo rilievo che dell'atto medesimo, nel testo risultante dalla correzione, siano state rilasciate copie, poiché i difetti dell'atto originale si riflettono nell'atto riprodotto (Cass. III, n. 5894/2006; conf. Cass. n. 18341/2010).

Secondo Cass. II, n. 4006/2022 nel giudizio di opposizione a sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d'Italia sulla quale grava la prova dell'illecito, può essere adempiuto con la produzione dei verbali ispettivi i quali per ciò che concerne i contenuti non coperti da efficacia probatoria privilegiata, costituiscono comunque elemento di prova, che il giudice è chiamato a valutare in concorso con gli altri elementi e che può disattendere solo in caso di motivata intrinseca inattendibilità o di contrasto con altri elementi acquisiti nel giudizio.

Querela di falso

La querela di falso costituisce il rimedio estremo, la cui precipua finalità è quella di superare la fede privilegiata che l'ordinamento attribuisce, oltre che agli atti pubblici, anche alle scritture private, limitatamente alla provenienza delle dichiarazioni in esse contenute da chi figuri averle sottoscritte nei casi in cui la sottoscrizione sia stata riconosciuta, ovvero debba considerarsi legalmente riconosciuta (Cfr. Cass. II, n. 8162/ 2012) la quale ha pertanto evidenziato che alla parte la quale non abbia operato il tempestivo disconoscimento non resta che ricorrere alla querela di falso, alla cui proponibilità l'art. 221 c.p.c., proprio in considerazione della particolarità del rimedio e delle rigorose forme che ne disciplinano l'esperimento, non pone limitazioni di sorta quanto al grado e allo stato del giudizio).

Si tratta di un rimedio disciplinato dall'art. 221 c.p.c. come un processo sui generis, finalizzato a contrastare il c.d. estrinseco dell'atto pubblico, che attinge non la tutela di un diritto soggettivo, quanto la genuinità di un atto pubblico. Luiso 2000, II, 99.

Il documento può essere imputato di falso sotto il profilo materiale quando il contenuto nasce genuino ma viene successivamente alterato. Si ha, invece, falso ideologico quando si deduce che il pubblico ufficiale ha attestato nell'atto la verificazione di fatti difformi rispetto a quelli compiuti in propria presenza o effettuati dallo stesso.

Va evidenziato che l'idoneità del documento impugnato ad assumere efficacia di prova legale costituisce il presupposto necessario del procedimento di verificazione giudiziale a norma degli art. 221 ss. c.p.c.

Ne consegue che sarà inammissibile la proposizione della querela avverso la consulenza tecnica d'ufficio, per l'assorbente ragione che gli accertamenti ed i giudizi in essa contenuti, non sono muniti di pubblica fede. Ne deriva che la consulenza tecnica potrà essere contestata con con gli ordinari mezzi di prova non essendo vincolante per il giudice, che può liberamente disattenderla (v., tra le altre, Cass. I, 19539/2004).

Molto complessi sono i rapporti tra la disciplina della scrittura privata e la querela di falso; sul punto la giurisprudenza di merito ha chiarito che alla parte, nei cui confronti venga prodotta una scrittura privata, deve ritenersi consentita, oltre alla facoltà di disconoscerla, così facendo carico alla controparte di chiederne la verificazione (addossandosi il relativo onere probatorio), anche la possibilità alternativa, senza riconoscere, né espressamente, né tacitamente, la scrittura medesima, di proporre querela di falso al fine di contestare la genuinità del documento, atteso che, in difetto di limitazioni di legge, non può negarsi a detta parte di optare per uno strumento per lei più gravoso, ma rivolto al conseguimento di un risultato più ampio e definitivo, quello, cioè, della completa rimozione del valore del documento con effetti erga omnes e non nei soli riguardi della controparte (Trib. Nola II, 18 gennaio 2011).

La querela di falso va proposta anche nel caso di sottoscrizione di documento in bianco allorché si tratti di contestare il contenuto della scrittura absque pactis, nel senso che il querelante assume che il riempimento sia avvenuto absque pactis, ossia senza che il suo autore sia stato a ciò previamente autorizzato dal sottoscrittore, perché, in tal caso, la scrittura non risulta più soggetta alla sfera di controllo del sottoscrittore con la conseguenza che la manomissione del testo rileva il profilo oggettivo dell'atto che sfocia in una falsità materiale che tronca ogni riferibilità del documento al sottoscrittore.

Per converso, ove il sottoscrittore, che non nega la provenienza del documento da lui stesso lamenti, invece, che esso sia stato riempito in modo difforme da quanto pattuito, ossia contra pacta, graverà su di lui l'onere di provare la sua eccezione di abusivo riempimento della scrittura. Ne consegue che, in tale ultimo caso la fattispecie che emergerà sarà, piuttosto, quella d'inadempimento del mandato ad scribendum a causa della non corrispondenza tra il dichiarato e ciò che si intendeva dichiarare, infatti, attraverso il patto di riempimento il sottoscrittore medesimo fa preventivamente proprio il risultato espressivo prodotto dalla formula che sarà adottata dal riempitore. Cass. n. 18989/2010. In senso conforme, nella giurisprudenza di merito edita, cfr. Trib. Bari, II, n. 2793/2005, in Giur. Merito, 2006, n. 7-8, 1696.

Ne consegue che la querela di falso ha il fine di privare un atto pubblico della sua capacità fidefacente, ossia prova legale di atti o rapporti, onde ottenere attraverso la relativa declaratoria, la completa rimozione del valore del documento con la ulteriore conseguenza che essa può essere proposta in via principale nei confronti di un documento anche ove tale documento sia stato già prodotto in un diverso giudizio ed il querelante non intenda proporre la querela in via incidentale. Infatti, secondo l'art. 221 c.p.c., infatti, la querela di falso può essere proposta tanto in via principale quanto in via incidentale ed è da escludere l'esistenza di una scelta vincolata a carico del querelante, che potrà scegliere tra le due forme di querela.

Dal punto di vista processuale, la querela di falso, ai sensi dell'art. 221 c.p.c., deve contenere a pena di nullità l'indicazione degli elementi specifici e delle prove della asserita falsità, considerata la rilevanza degli interessi pubblici in gioco., con la conseguenza che non possono essere addotti nuovi ed ulteriori elementi di falsità successivamente alla proposizione della querela ( cfr., tra le altre, Trib. Catanzaro II, 28 giugno 2011 e Trib. Padova I, n. 556/2008).

Sono ammesse anche le presunzioni e la prova testimoniale può essere offerta anche senza la rituale capitolazione essendo sufficiente l'indicazione di tale prova e delle circostanze che ne dovrebbero costituire l'oggetto (App. Milano 14 dicembre 2004). Il Giudice è tenuto ad una valutazione dei presupposti di ammissibilità della querela anche rispetto riguardo al principio di ragionevole durata del processo ex  art. 111, comma 2 Cost. (Cass. S.U., n. 15169/2010).

La querela di falso può essere proposta in via incidentale, ossia in un giudizio avente un differente oggetto al fine di contestare la genuinità del documento avente efficacia fidefacente e va autorizzata dal Giudice che dovrà sospendere il giudizio principale pendente dinanzi a sé, previo interpello la parte la quale ha prodotto il documento circa l'effettiva intenzione di avvalersi dello stesso ai fini della decisione e sempre che la querela sia ammissibile, (cfr. Cass. I, 2005 n. 5040, in Giust. Civ., 2005, I, 1182.).

Secondo Cass. n. 7108/2001, la risposta affermativa all'interpello rivolto dal giudice alla parte circa l'intenzione di avvalersi del documento contestato, è revocabile poiché l'utilizzazione del documento resta nella disponibilità della parte che l'ha prodotto e che può, pertanto, dichiarare successivamente di non avvalersene, mentre non ha rilievo l'ammissione della falsità da parte del soggetto nei cui confronti la querela è stata proposta V., tra le altre, Cass. lav, n. 12130/2011; Cass. I, n. 9013/1992, in Foro it., 1994, I, 2873, con nota di Barone, Interesse a proporre querela di falso in via principale.

In caso di mancata risposta della parte che ha prodotto la scrittura all'interpello, secondo la giurisprudenza, ha valore di risposta negativa in ordine al se la medesima parte intenda avvalersi in giudizio del detto documento, dal momento che viene omessa quella integrazione che, nell'incidente, il legislatore ritiene necessaria., tra le altre, Cass. I n. 883/2006; Cass. III, n. 15493/2002, fermo restando che la risposta negativa può desumersi da un equivalente condotta processuale della stessa, quale la mancata comparizione a rispondere cfr. Cass. III, n. 11912/2002. Se la parte non intende ritirare il documento il giudice ne valuterà la rilevanza ai fini della decisione (Cass.I, n. 28154/2008) e solo in caso positivo potrà autorizzare la querela in rapporto alla sentenza che deve essere pronunciata. Ne consegue che nel procedimento di querela di falso incidentale ad un giudizio pendente davanti al giudice amministrativo, il giudice ordinario non può disporre l'interpello, ai sensi dell'art. 222 c.p.c. e per conoscere se la parte che ha prodotto il documento intenda valersene, atteso che tale disposizione non è interna al procedimento di accertamento del falso ma costituisce un adempimento di verifica preliminare di rilevanza rimesso al giudice della causa principale (Cass.VI, 20233/2011).

L'ordinanza che autorizza la presentazione non è suscettibile di passare in giudicato e, pertanto, essa non vincola il giudice della querela che, se non è obbligato a esaminare nuovamente la rilevanza, è tenuto a controllare che: a) che sulla genuinità del documento sia insorta contestazione; b) sia stato fatto uso del documento; c) il documento stesso sia idoneo a costituire prova contro l'istante (Cass. I, n.6793/ 2012).

La parte interessata può proporre, come espressamente previsto dall'art. 221 c.p.c., la querela in ogni stato e grado del giudizio, purché prima che la causa sia rimessa in decisione (Cass. II, 17900/2011). Inoltre, per giurisprudenza costante, nel giudizio dinanzi alla Corte di cassazione la querela incidentale di falso non è proponibile con riferimento a documenti già acquisiti nei precedenti gradi ed utilizzati nella decisione impugnata (cfr. Cass., S.U. n. 11964/2011, in Giust. Civ., 2012, n. 3, 762) mentre nella proposizione di falso in via esclusa la proposizione di altre domande, anche se dipendenti dalla domanda di accertamento della falsità del documento (Cass. I n.13190/ 2006, in Foro it., 2007, I, 2544).

Una volta che sia intervenuta l'autorizzazione del Giudice della causa principale è previsto l'intervento necessario del Pubblico Ministero, ex art. 70 c.p.c. considerati gli interessi pubblici coinvolti, sebbene non sia richiesta la partecipazione del rappresentante di quell'ufficio alle varie udienze nonché anche alle operazioni di consulenza tecnica, essendo assicurata l'osservanza del precetto normativo tutte le volte che il predetto organo abbia avuto la possibilità di intervenire e di esercitare i poteri attribuitigli dalla legge (Cass. II, n. 12444/2000).

Querela di falso proposta in via principale

Non ha rilievo l'ammissione della falsità da parte del soggetto nei cui confronti la querela è stata proposta V., tra le altre, Cass. lav, n. 12130/2011; Cass. I, n. 9013/1992, in Foro it., 1994, I, 2873, con nota di Barone, Interesse a proporre querela di falso in via principale.

Sotto un distinto profilo, non si può inoltre trascurare che se la querela di falso è proposta in via principale, in forza di procura espressamente contemplante, con riferimenti circostanziati al documento impugnato, è sufficiente la procura apposta in calce all'atto di citazione per soddisfare la condizione della proposizione personale, o a mezzo di procuratore speciale, della querela, richiesta dall'art. 221 c.p.c. a pena di nullità.

Nel giudizio di querela di falso instaurato in via principale è invero esclusa la proposizione di altre domande, anche se dipendenti dalla domanda di accertamento della falsità del documento Cass. n. 13190/2006.

Da tenere presente che nel caso di querela proposta in via principale ai fini della sospensione necessaria del processo, nel quale sia stato prodotto il medesimo documento, impugnato con querela di falso in via principale in altro giudizio, occorre stabilire se l'eventuale dichiarazione di falsità del documento costituisca non già soltanto uno dei tanti elementi di valutazione, dei quali il giudice della causa asseritamente pregiudicata deve tenere conto nella formazione del proprio convincimento (ciò che implicherebbe, tutt'al più, un rapporto di pregiudizialità logica, ma non giuridica), bensì se tale dichiarazione costituisca il passaggio necessario della decisione in ordine ad un elemento costitutivo della pretesa dell'attore o di un'eccezione decisiva del convenuto in tale causa Cass. n. 14578/2011.

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