Codice Civile art. 2674 - Divieto di rifiutare gli atti del proprio ufficio.


Divieto di rifiutare gli atti del proprio ufficio.

[I]. Il conservatore può ricusare di ricevere le note e i titoli [2658 ss.], se non sono in carattere intelligibile e non può riceverli quando il titolo non ha i requisiti stabiliti dagli articoli 2657, 2660, primo comma, 2821, 2835 e 2837 o non è presentato con le modalità previste dall'articolo 2658 e quando la nota non contiene le indicazioni prescritte dagli articoli 2659, 2660 e 2839, numeri 1, 3, 4 e 7 (1).

[II]. In ogni altro caso il conservatore non può ricusare o ritardare di ricevere la consegna dei titoli presentati e di eseguire le trascrizioni, iscrizioni o annotazioni richieste, nonché di spedire le copie o i certificati. Le parti possono fare stendere immediatamente verbale del rifiuto o del ritardo da un notaio o da un ufficiale giudiziario assistito da due testimoni (2).

(1) Comma così sostituito dall'art. 5 l. 27 febbraio 1985, n. 52.

(2) Comma così sostituito dall'art. 1 l. 21 gennaio 1983, n. 22.

Inquadramento

L'art. 2674 c.c. indica al comma 1 i casi in cui il Conservatore dei registri immobiliari può o deve ricusare di ricevere le note e i titoli (perché redatti in caratteri non intelliggibili ovvero perché non conformi, sotto plurimi aspetti, al paradigma legale) e soggiunge al comma 2 che in ogni altro caso egli deve ricevere senza ritardo la consegna dei titoli presentati ed eseguire le trascrizioni, iscrizioni o annotazioni richieste, nonché di spedire le copie o i certificati, precisando infine che le parti possono fare stendere immediatamente verbale del rifiuto o del ritardo da un notaio o da un ufficiale giudiziario assistito da due testimoni.

Per inquadrare la disposizione occorre anzitutto dire che i registri immobiliari rappresentano un genus della più ampia categoria giuridica dei pubblici registri, i quali sono scritture a carattere peculiare, perché non isolate ma collegate secondo norme volte alla realizzazione del fine della pubblicità (Pugliatti, 341). La pubblicità è il sistema di dichiarazioni dirette a segnalare i mutamenti delle situazioni giuridiche private nell'interesse generale di tutti i cittadini (Corrado, 44). Si ripartisce in due fondamentali settori: la pubblicità relativa ai soggetti e la pubblicità relativa ai beni. I registri immobiliari fanno parte della seconda e si formano attraverso la progressiva inserzione nei fogli che li compongono dei singoli atti segnalativi, che il soggetto preposto al servizio pone in essere nella triplice specie delle iscrizioni, trascrizioni e annotazioni, in cui si concretano e si suddividono le scritturazioni. Rimangono, poi, come documenti pubblici della segnalazione, a disposizione della collettività (Maltese, 470).

Si deve quindi aggiungere che la l. 21 gennaio 1983, n. 22 e la l. 27 febbraio 1985, n. 52, contenenti rispettivamente disposizioni sul regime della responsabilità dei conservatori dei registri immobiliari e norme di modifica del libro VI del codice civile e speciali regole sul servizio ipotecario, hanno introdotto profonde innovazioni nella disciplina dei registri immobiliari e della responsabilità del Conservatore. In particolare, la l. n. 22/1983 ha delineato in modo diverso rispetto alla normativa previgente la posizione del Conservatore dei registri immobiliari, facendone risalire la responsabilità direttamente allo Stato. Sono state, infatti, abrogate le disposizioni degli artt. 2674 comma 2, 2675, 2676 (sostituito con altro testo) c.c. sulla responsabilità del Conservatore, e dell'art. 2682, che prevedeva a carico dello stesso la sanzione della pena pecuniaria. Ed è stata equiparata la posizione Conservatore a quella degli impiegati statali, disponendo con l'art. 232-bis disp. att. c.c. che ne sia regolata la responsabilità dalle norme relative agli impiegati civili dello Stato, salvo che per i rapporti definiti con sentenza passata in giudicato, con transazione o comunque esauriti. Il Ministero delle finanze, oggi Ministero dell'economia e delle finanze, è responsabile per danni cagionati, anche senza dolo o colpa grave, dal Conservatore dopo il 24 novembre 1973.

La nuova disciplina, dunque, ha regolato diversamente rispetto al passato la figura del Conservatore, già considerato dalla dottrina tradizionale, in precedenza, come un privato esercente pubbliche funzioni e collocato (Zanobini, 88) in una posizione giuridica intermedia fra l'esercizio privato di pubbliche funzioni e la titolarità delle funzioni statali.

Gli originari connotati privatistici, consistenti nella spendita, da parte del Conservatore, del proprio nome e nell'assunzione di una responsabilità personale diretta, non contribuiscono più a disegnare quei tratti misti che giustificavano in parte la concezione tradizionale e accreditavano le costruzioni giuridiche, tendenti a valorizzare entrambi gli aspetti — privato e pubblico — della complessa figura. Al contrario, il nuovo regime della responsabilità, accollata dal legislatore direttamente allo Stato, non lascia dubbi all'interprete nell'intendere come rapporto organico quello intercorrente fra l'ente pubblico e il Conservatore, cioè fra lo Stato e il funzionario, il quale ne dipende e ne esplica i poteri sovrani.

In relazione a tale natura la posizione del Conservatore va inquadrata nell'ambito di applicazione dell'art. 28 Cost., riguardante i funzionari e gli altri dipendenti dello Stato e degli enti pubblici, disposizione finora non applicabile, in mancanza del presupposto normativo dell'immedesimazione organica del Conservatore con l'ente statale (Maltese, 470).

In base a queste premesse, coordinando le disposizioni della l. n. 22/1983 con quelle del testo unico delle disposizioni concernenti gli impiegati civili dello Stato (d.P.R. n. 3/1957) si può così definire, agli effetti della responsabilità verso terzi — posto che il Conservatore risponde senz'altro dei danni se rifiuta o ritarda illegittimamente la trascrizione — e nei rapporti interni, la posizione, sia del Conservatore, sia del Ministero:

- responsabilità verso terzi: i) il Conservatore risponde soltanto per dolo o colpa grave ex art. 232-bis disp. att. c.c. e art. 23 t.u. imp. civ. St.; ii) il Ministro delle finanze risponde in concorso con il Conservatore, nei casi di dolo o colpa grave, in via esclusiva, nei casi di colpa lieve;

- responsabilità nei rapporti interni fra il Conservatore e lo Stato: il Conservatore risponde verso l'amministrazione per colpa contrattuale secondo le regole generali degli art. 1176 e 1218 c.c. (Ferri, 791), in relazione agli art. 18, 19 e 22 comma 2 t.u. imp. civ. St.; quindi, nel giudizio di rivalsa, anche per colpa lieve.

Si deve infine accennare che a seguito della legge n. 59 del 1997 (c.d. legge «Bassanini»), è stato emanato il d.lgs. n. 300/1999, che ha trasferito le funzioni del Dipartimento del territorio all'Agenzia del territorio, competente tra l'altro a svolgere i servizi relativi alle Conservatorie dei registri immobiliari, le quali vengono a far parte dei Servizi di pubblicità immobiliare.

Caratteri generali della responsabilità del Conservatore

Prima dell'abrogazione disposta dall'art. 2 della l. 21 gennaio 1983, n. 22, l'art. 2675 c.c. prevedeva la responsabilità del Conservatore per i danni derivati: i) dall'omissione, nei suoi registri, delle trascrizioni, delle iscrizioni e delle relative annotazioni, come pure degli errori incorsi in tali operazioni; ii) dall'omissione, nei suoi certificati, delle trascrizioni, iscrizioni o annotazioni, come pure degli errori incorsi nei medesimi, salvo che l'omissione o l'errore provenga da indicazioni insufficienti a lui non imputabili; iii) dalle cancellazioni indebitamente operate.

L'abrogazione della norma ha suscitato critiche della dottrina, in particolare dovute alla soppressione dell'indicazione delle singole fattispecie di responsabilità, ricollegate a specificati comportamenti commissivi od omissivi del Conservatore (Ferri, 790). Nondimeno, si è sottolineato come detta abrogazione non abbia fatto venir meno la responsabilità del Conservatore per errori commessi nello svolgimento dei propri compiti, ed in particolare per trascrizioni, iscrizioni ed annotazioni invalide ovvero ricevute in presenza di irregolarità formali (Ferri, 790; Ferri-Zanelli, 476). Ed infatti, l'esonero di responsabilità nei confronti dei terzi del Conservatore per colpa lieve, con la previsione della responsabilità della pubblica amministrazione, non giustificano una compressione della tutela spettante ai consociati in dipendenza della sola condotta (Bianco, 59). Viceversa, in presenza di una trascrizione effettuata sulla base di un titolo apparentemente idoneo, ma in realtà nulla per ragioni non rilevabili dal Conservatore, non ricorre responsabilità di quest'ultimo, mentre il risarcimento degli eventuali danni va domandato al richiedente la trascrizione (Ferri, 791).

La responsabilità del Conservatore nei confronti dei terzi, la quale può in generale dipendere da qualsiasi violazione da parte sua dei propri doveri d'ufficio e da qualunque errore da lui commesso nell'esecuzione delle formalità o nel rilascio delle certificazioni, come si è detto, è limitata ai casi di dolo o colpa grave in virtù del rinvio della l. n. 22/1983 al testo unico sugli impiegati civili dello Stato. Si è osservato in proposito che la nuova disciplina sul rapporto di pubblico impiego, contenuta nel d.lgs. n. 165/2001, nonché nelle numerose successive disposizioni che lo hanno modificato e integrato, non ha inciso sul punto proprio in considerazione del rinvio recettizio a quanto previsto dalla normativa all'epoca vigente (Boero, 295). Accanto al Conservatore, come accennato, risponde in ogni caso, ossia anche per colpa lieve, in via diretta, il Ministero dell'economia e delle finanze, sicché il danneggiato, mentre ha titolo per agire direttamente nei confronti del Conservatore soltanto in caso di dolo o colpa grave, concorrendo in tale ipotesi la responsabilità della pubblica amministrazione ai sensi dell'art. 28 Cost., può in caso di colpa lieve, rivolgere la propria pretesa risarcitoria al solo Ministero.

Quanto alla natura della responsabilità del Conservatore, si ritiene in prevalenza che, nei riguardi dei terzi, si tratti di responsabilità extracontrattuale, sul rilievo che essa non discende dall'inadempimento di un'obbligazione, bensì dalla violazione, da parte del Conservatore, delle regole che presiedono al funzionamento dell'ufficio (Ferri-Zanelli, 341; Boero, 295). Il che comporta ovvie ricadute sul piano disciplinare, giacché per l'integrazione della fattispecie devono ricorrere i presupposti che producono l'illecito aquiliano, ossia il comportamento del Conservatore caratterizzato dall'elemento soggettivo (dolo o colpa grave), il danno ed il nesso causale tra il comportamento ed il danno. Trattandosi di responsabilità extracontrattuale, inoltre, opera in proposito il regime probatorio proprio della materia, sicché il danneggiato è tenuto a provare la colpa del Conservatore, oltre che, naturalmente, il danno ed il nesso di causalità. In particolare, la sussistenza dell'elemento soggettivo non può desumersi automaticamente dalla violazione dei doveri d'ufficio, tanto più che il requisito minimo richiesto è quello della colpa grave (Boero, 295). Ed ancora, l'inquadramento della responsabilità del Conservatore quale responsabilità aquiliana comporta l'applicazione del relativo regime di prescrizione estintiva quinquennale nonché del congegno della mora ex re di cui all'art. 1219, n. 1, c.c. e della disciplina della solidarietà di cui all'art. 2055 c.c., qualora il danno sia imputabile non solo al Conservatore, ma anche ad altri (Ferri-Zanelli, 477, i quali ipotizzano il caso del venditore che abbia compiuto una seconda alienazione, nel caso di prima trascrizione nulla per errore del Conservatore, ovvero di chi abbia richiesto e ottenuto una cancellazione indebita). Per il tramite del rinvio contenuto nell'art. 2056 c.c., assume rilievo il concorso di colpa del danneggiato per i fini della diminuzione dell'entità del risarcimento, ex art. 1227 c.c. Quanto all'applicabilità dell'art. 2049 c.c., si è osservato che la responsabilità del Conservatore per il fatto dei dipendenti a lui gerarchicamente subordinati deriva comunque dall'applicazione dei princìpi generali in tema di pubblico impiego (Boero, 297).

La responsabilità del Conservatore nei confronti della pubblica amministrazione, suscettibile di essere fatta valere per via di rivalsa, ha natura di responsabilità contrattuale, con conseguente applicabilità del parametro della diligenza di cui all'art. 1176 c.c. e del relativo riparto degli oneri probatori.

Fattispecie

Si osserva in dottrina che l'ambito oggettivo della responsabilità civile del Conservatore è assai ampio, ricomprendendo non solo i casi un tempo elencati dall'art. 2675 c.c., oggi abrogato, ma qualunque comportamento compiuto in violazione dei doveri d'ufficio, ivi compreso il ritardo ingiustificato nell'esecuzione delle formalità ovvero nell'adozione di un provvedimento di rifiuto o di accettazione con riserva, suscettibile di causare un danno a terzi: e dunque ad esempio la trascrizione illegittima o l'esecuzione pura e semplice della formalità nei casi in cui si sarebbe dovuto invece effettuarla con riserva (Boero, 297). Si è peraltro precisato che una responsabilità può sussistere sia nel caso di omissione, od erronea esecuzione, di una formalità dovuta, sia nel caso opposto di esecuzione di una formalità illegittima: se è vero, sotto tale profilo, che l'omissione o l'errore possono normalmente ingenerare un danno più grave rispetto all'ipotesi opposta, nella quale la formalità è di per sé invalida o comunque improduttiva di effetti e quindi inutile, è anche vero che la semplice sussistenza di una formalità ancorché inefficace può essere di rilevante nocumento per la commerciabilità del bene, ponendosi comunque come presupposto del sorgere della responsabilità (Boero, 298). Del pari è stato ribadito che la responsabilità del Conservatore per danni, si estende ai casi in cui questi rifiuti o ritardi illegittimamente la trascrizione, a quelli in cui questi commetta errori nella trascrizione: infatti, anche la trascrizione irregolare, suscettibile di cancellazione perché nulla come atto, può costituire fonte di danno aquiliano risarcibile (Maltese, 477).

Si osserva altresì che il controllo su capacità, legittimazione e poteri delle parti costituisce compito specifico del notaio, anche nel caso di autenticazione di scrittura privata, sicché non si giustifica, sotto il connesso profilo dei poteri di controllo del Conservatore, nessuna differenza rispetto al caso dell'atto pubblico (Boero, 298; Saporito, 32).

Quanto ai responsi della giurisprudenza, vale osservare che la regola della sostanziale atipicità della responsabilità del Conservatore era stata ampiamente riconosciuta pur in presenza dell'elencazione contenuta nell'abrogato art. 2675 c.c. Era stato difatti fin da epoca remota affermato che la responsabilità civile del Conservatore dei registri immobiliari per gli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni di ufficio riposa sull'art. 2675 c.c. che in via esemplificativa e non tassativa contiene i casi più frequenti di responsabilità del Conservatore (Cass. S.U., n. 667/1947; Trib. Napoli 13 novembre 1956, in Dir. e giur., 1957, 509). Anche in tempi più recenti è stato ribadito che l'elencazione dei casi di responsabilità del Conservatore dei registri immobiliari contenuta nell'art. 2675 c.c. ha carattere esemplificativo e non tassativo (Cass. n. 29/1981).

Per la sussistenza della responsabilità del Conservatore occorre che la sua condotta, pur caratterizzata dal necessario elemento soggettivo, sia legata all'evento di danno dal nesso di causalità. Pertanto una iscrizione ipotecaria eseguita dal Conservatore in base ad un atto di mera promessa di ipoteca è indubbiamente illegale ed importa colpa del Conservatore; ma poiché nella specie è da escludere il danno come attribuibile all'operato del Conservatore, essendo esso da ascrivere esclusivamente al creditore, il quale non curò di tradurre la promessa in vera e propria concessione di valore al risarcimento dei danni a seguito della ordinata cancellazione della illegale iscrizione ipotecaria, e dalla susseguente insolvenza del debitore (Cass. n. 2994/1932).

Vi è concordia con la dottrina nell'affermazione giurisprudenziale secondo cui la responsabilità del Conservatore può discendere anche dal ritardo nel disbrigo dei compiti di sua competenza. Ribadita la già citata lettura estensiva dell'art. 2675 c.c., è stato osservato che, quantunque l'ipotesi non vi sia espressamente prevista, sussiste responsabilità del Conservatore che abbia colpevolmente ritardato nell'eseguire nei registri a disposizione dei privati le formalità relative agli atti di trasferimento degli immobili, con la conseguente inutile spendita di somme da parte del creditore che abbia ottenuto iscrizioni ipotecarie o trascrizioni di pignoramento su beni risultanti dai registri come di proprietà del debitore, ma in realtà a lui non più appartenenti. Incombe tuttavia su colui che chiede il risarcimento l'onere di provare la colpa nel ritardo del Conservatore, nonché il nesso di causalità tra questo ed il proprio errore nell'ottenimento di iscrizioni o trascrizioni rivelatesi inutili (Cass. n. 29/1981).

La responsabilità del Conservatore è stata tra l'altro riconosciuta, in astratto, in caso di erronea registrazione di una nota sul registro sussidiano alfabetico (c.d. mod. 65), correttamente redatta e registrata sul registro generale e su quelli particolari. Ed invero, la trascrizione nei registri immobiliari è informata al criterio della ricerca per nome («Rubrica dei cognomi» sulla «Tavola alfabetica») del soggetto cui si riferisce, sicché, qualora, per errore della Conservatoria, la trascrizione, ancorché la nota fosse stata correttamente redatta, sia stata riportata nei succitati registri a carico di persona diversa dall'alienante dell'immobile, e quindi imputata in un diverso conto individuale, la ricerca da parte del terzo del titolo reso pubblico può risultare infruttuosa, in quanto egli non ha l'onere di esaminare altri atti o documenti ovvero il registro generale d'ordine, con conseguente responsabilità del Conservatore dei registri immobiliari (nei limiti di cui all'art. 232-bis disp. att. c.c., ovvero del Ministero dell'economia ex art. 6 l. n. 22/1983) per i danni eventualmente subiti dal terzo, sempre che l'eventuale comportamento colposo di quest'ultimo non abbia assunto la rilevanza di causa efficiente sopravvenuta, idonea ad interrompere il nesso eziologico con la causa preesistente, consistente nella condotta colposa del Conservatore (Cass. n. 15183/2004, la quale ha però ritenuto incensurabile la valutazione del giudice di merito, che aveva escluso la responsabilità del Conservatore per l'errore di registrazione della trascrizione delle rubriche nominative, in quanto, essendo il presunto danneggiato una banca, quest'ultima, in considerazione delle sue qualità professionali, bene avrebbe potuto conoscere l'avvenuta trascrizione, attraverso l'esame del Registro generale).

Nell'ipotesi di surrogazione del coobbligato solvente (art. 1203, n. 3, c.c.) in un credito garantito da ipoteca, l'efficacia costitutiva della formalità dell'annotazione della trasmissione dell'ipoteca per surrogazione (art. 2843 c.c.) ha valore soltanto in rapporto ai terzi che hanno un diritto reale sui beni ipotecati e non incide sulle obbligazioni delle parti del rapporto che dà luogo alla circolazione dell'ipoteca (creditore surrogante e creditore surrogato). Non v'è necessità, quindi, che, per valere tra le suddette parti, la surrogazione debba essere annotata. Pertanto, per effetto solo del rapporto di surrogazione, il creditore originario è obbligato ad astenersi da qualsiasi atto che possa pregiudicare le garanzie ipotecarie spettanti al creditore a lui surrogato e, perciò anche e principalmente, dal prestare il consenso alla cancellazione dell'ipoteca, consenso che, tuttavia, nel caso di mancata annotazione della surrogazione, solo esso creditore originario, quale creditore iscritto, può dare: tale situazione, se porta alla esclusione di responsabilità del Conservatore che esegua la cancellazione ove esista il consenso del solo soggetto risultante dai registri come titolare dell'ipoteca, non determina, però, che il creditore originario, non più titolare dell'ipoteca, per il solo fatto di essere iscritto, sia obbligato, di fronte al titolare del bene ipotecato e, persistendo l'ipoteca, a consentirne la cancellazione in danno del creditore a lui surrogato, unico effettivo titolare del credito e dell'ipoteca (Cass. n. 3222/1963).

È stata esclusa, poi, l'idoneità della condotta del Conservatore dei registri immobiliari, consistente nel rifiuto di una trascrizione dovuta benché irregolare, in violazione dell'art. 2674, comma 2, c.c., a cagionare l'evento dannoso, che, nel caso considerato, era da addebitare unicamente al notaio per essere rimasto inerte per quasi tre anni malgrado fosse stato prontamente informato dal Conservatore stesso del rifiuto anzidetto (Cass. n. 19493/2013). Neppure ricorre la responsabilità del Conservatore nel caso di mancanza nella nota di trascrizione di dati catastali identificativi, rimanendo ferma invece la responsabilità del soggetto che ha compilato la nota, che è atto di parte e deve integrare eventuali insufficienze dell'atto da trascrivere, ovvero di colui che abbia interesse alla pubblicità (Cass. n. 16853/2005). Parimenti è stato affermato che le omissioni e le inesattezze delle note non rientrano tra le cause che impediscono la trascrizione, la quale pertanto va eseguita dal Conservatore dei registri immobiliari nonostante tali incompletezze, restando in tal caso a carico del richiedente il rischio e la responsabilità dell'eventuale inefficacia della trascrizione così eseguita (Cass. n. 2671/1980). La responsabilità per culpa in vigilando del Conservatore è stata esclusa ancora in un caso di attività fraudolenta di un impiegato dell'ufficio perpetrata attraverso la manipolazione di documenti che lo stesso Conservatore aveva già controllato e che erano usciti dalla sua materiale disponibilità (Corte conti n. 112/1991).

La responsabilità del Conservatore può discendere anche dalla circostanza di aver trascritto o iscritto un atto che doveva invece essere trascritto o iscritto con riserva. La responsabilità del Ministero dell'Economia e finanze per i danni cagionati dal Conservatore dei registri immobiliari, prevista dalla l. n. 22/1983, non può ritenersi esclusa per il semplice fatto che il Conservatore abbia trascritto un atto al di fuori delle ipotesi, nelle quali l'art. 2674 c.c. prevede che egli possa rifiutare l'atto del proprio ufficio, poiché l'art. 2674-bis c.c. prevede che il Conservatore, al di fuori dei casi di cui all'articolo precedente, qualora emergano gravi e fondati dubbi sulla trascrivibilità dell'atto o sulla iscrivibilità di un'ipoteca, iscriva l'atto con riserva su istanza della parte richiedente, in tal modo onerando il Conservatore che abbia i gravi e fondati dubbi — che in lui non possono non sorgere in presenza di richiesta relativa ad atto non trascrivibile, poiché inerisce alle sue funzioni il riscontro della riconducibilità dell'atto a quelli trascrivibili — di esternarli previamente alla parte e di procedere all'iscrizione solo se essa non desista. Ne consegue che, allorquando il Conservatore non abbia proceduto in questi termini ed abbia iscritto l'atto senza avvalersi del procedimento di cui all'art. 2674-bis c.c., sussiste una sua negligenza, della quale il Ministero deve rispondere (Cass. n. 9297/2007 concernente un caso in cui era stata trascritta una citazione introduttiva di una causa mobiliare per la restituzione di caparra, non riconducibile all'art. 2674).

Opinioni contrastanti si rinvengono sulla questione dei limiti del sindacato spettante al Conservatore in ordine alla capacità, legittimazione e poteri delle parti dell'atto sottoposto al suo intervento. Si trova così affermato che, accertato che l'atto di consenso alla cancellazione di ipoteca è stato effettuato per scrittura privata autenticata, il Conservatore dei registri immobiliari deve procedere alla formalità di annotazione, non essendo investito del compito di verificare la validità del consenso prestato sotto il profilo sia della provenienza da soggetto autorizzato a liberare il debitore sia della contestuale dimostrazione dell'estinzione del debito (Trib. Torino 2 aprile 2008, in Riv. not., 2008, 898). Ed è stato ribadito che, in tema di cancellazione dell'iscrizione di ipoteca, una volta accertato che l'atto di consenso del creditore sia stato effettuato per scrittura privata autenticata (ai sensi del combinato disposto degli art. 2821 e 2835 c.c., richiamati dal citato art. 2882 c.c.), la presentazione della domanda a cura della parte interessata è sufficiente a vincolare il Conservatore a darvi seguito, senza che il medesimo abbia il potere-dovere di verificare la validità del consenso prestato, tanto sotto il profilo della provenienza da soggetto autorizzato a liberare il debitore quanto sotto il profilo della contestuale dimostrazione dell'estinzione del debito (Trib. Torino, 10 febbraio 2009, in Foro pad., 2011, I, 89). Nella stessa prospettiva può leggersi il responso secondo cui è legittimo il rifiuto del Conservatore dei registri immobiliari di provvedere alla cancellazione delle ipoteche in base a un ordine giudiziale contenuto in un decreto di trasferimento del bene espropriato, quando tale ordine sia del tutto generico e privo della individuazione delle iscrizioni ipotecarie interessate, in quanto la sua esecuzione comporterebbe per il Conservatore la necessità di operare delle valutazioni, incompatibile con la funzione meramente esecutiva del medesimo e la esenzione da ogni responsabilità (App. Cagliari 5 giugno 1995, in Riv. giur. sarda, 1996, 414). In senso contrario, e cioè per la sussistenza di un autonomo potere di controllo del Conservatore, si sono pronunciati Trib. Sanremo 10 maggio 1961, in Riv. notariato, 1961, 329, peraltro riformato da App. Genova 13 luglio 1961, in Riv. dir. ipotecario, 1963, 130, nonché Trib. Milano 19 luglio 1960, in Riv. notariato, 1960, 550. Nella stessa ottica, vigente l'art. 2675, n. 3, c.c. è stato osservato che, prevedendo quest'ultimo la responsabilità del Conservatore per le cancellazioni indebitamente operate, gli attribuiva il potere di esercitare un sindacato di carattere sostanziale, oltre che estrinseco e formale, sulla legittimità delle relative richieste, a differenza che nelle ipotesi all'epoca previste dall'art. 2674 c.c. (Trib. Catania 10 giugno 1966, in Riv. dir. ipotecario, 1966, 271). Analogamente si è detto che, in tema di pubblicità dei registri immobiliari e di responsabilità dei conservatori, l'art. 2674-bis c.c. non si limita a conferire al Conservatore un sindacato e un controllo meramente formale ed estrinseco dei titoli che gli vengono sottoposti, cosa già prevista dall'art. 2674 c.c., ma gli attribuisce un vero e proprio potere-dovere di sindacare l'intrinseca trascrivibilità di un atto, non potendo, i dubbi che danno luogo alla trascrizione con riserva, riguardare vizi di validità del titolo (Trib. Siracusa 14 dicembre 2001, in Arch. civ., 2002, 728).

Sul tema è utile rammentare una pronuncia di legittimità secondo cui, quando la cancellazione del sequestro è ordinata con sentenza definitiva, passata in giudicato, che abbia accertato l'inefficacia della misura cautelare o disposto la sua revoca non è necessario il decreto ex art. 683 c.p.c., u.c. con cui il giudice dichiara l'inefficacia del sequestro e, quando occorre, ordina la cancellazione della trascrizione. In tal caso il controllo del Conservatore, dei registri immobiliari deve svolgersi sulla sentenza che ordina la cancellazione e non può quindi affermarsi la sua responsabilità per il solo fatto di avere cancellato il sequestro in difetto del decreto citato. La falsa certificazione del cancelliere che attesti il passaggio in giudicato della sentenza che dispone la cancellazione di un sequestro non esclude, però, per ciò solo, la responsabilità del Conservatore, dei registri immobiliari che, sulla base, abbia provveduto a cancellare il sequestro, in quanto questi ha il dovere di controllare, sotto il profilo tecnico-giuridico la documentazione esibitagli e non può trincerarsi dietro lo schermo di una apparente regolarità formale, quando siano evidenti inesattezze, omissioni o addirittura grossolane falsità. Pertanto, nell'ipotesi di un certificato ambiguamente o incompletamente formulato, la possibilità di induzione in errore del Conservatore importa che per l'accertamento della sua responsabilità per l'indebita cancellazione del sequestro non si può prescindere dall'esame delle eventuali concorrenti responsabilità di chi ha rilasciato o utilizzato tale certificazione (Cass. n. 3836/1980). Detta pronuncia concerneva una controversia in ordine alla responsabilità solidale del Conservatore con il cancelliere per la cancellazione di una trascrizione avvenuta sulla scorta di una sentenza erroneamente munita di dichiarazione di passaggio in giudicato da parte del cancelliere (Trib. Lucera 12 maggio 1976, confermata da App. Bari 22 giugno 1977).

Peraltro, non è configurabile alcuna responsabilita del Conservatore dei registri immobiliari, il quale abbia eseguito l'iscrizione di una ipoteca e la trascrizione di un pignoramento immobiliare sulla base di ispezioni ed informazioni, circa l'appartenenza al debitore dei beni ipotecati o pignorati assunte dal richiedente e rivelatesi poi errate con la conseguente inutilità delle spese, sostenute dal richiedente stesso, per iscrizione e trascrizione; infatti il Conservatore, a norma dell'art. 2674 c.c., ha l'obbligo di accertare l'autenticità dei titoli, la loro natura e provenienza, la intelligibilità degli stessi, oltre ai requisiti stabiliti dagli artt. 2657, 2660, comma 1, 2821, 2835, 2837 c.c., mentre in ogni altro caso non può rifiutare di ricevere note e titoli, né di eseguire iscrizioni, trascrizioni o annotazioni richieste. Né il richiedente puo addebitare al Conservatore la responsabilità per il danno suddetto, che egli stesso avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza. E, al contrario, configurabile la responsabilità del Conservatore, qualora le suddette iscrizione e trascrizione siano state richieste ed eseguite in base a certificazioni, rilasciate dal suo ufficio ai sensi dell'art. 2673 c.c., e contenenti errori addebitabili a colpa dell'ufficio stesso, poiché in tal caso egli assume la responsabilità di quei documenti e perciò deve rispondere degli eventuali danni derivati a terzi dalle imprecise notizie fornite circa l'appartenenza e la condizione giuridica degli immobili (Cass. n. 29/1981).

Si è talora ipotizzato il concorso del fatto colposo del creditore. Nel caso di vendita forzata immobiliare eseguita dal tribunale, e conseguente decreto di trasferimento, con relativo ordine di cancellazione delle ipoteche iscritte sull'immobile venduto, avente come destinatario il Conservatore dei registri immobiliari e come soggetto attivo il Cancelliere del tribunale, l'aggiudicatario che lamenti di avere subito un danno in conseguenza dell'omissione o del ritardo nella cancellazione della formalità (nella specie, per non avere ottenuto un mutuo bancario ipotecario sull'immobile acquistato all'asta, sul quale risultava ancora iscritta l'ipoteca dell'esecuzione immobiliare), non può pretendere il risarcimento dei danni che avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza (nella specie, presentando lui direttamente al Conservatore la richiesta scritta di cancellazione con il decreto di trasferimento), trovando qui applicazione l'art. 1227, comma 2, c.c. (Trib. Vercelli 11 agosto 1994, Documento Uda Corte Appello Torino).

È stato anche detto che non è ipotizzabile alcuna responsabilità a carico del Conservatore dei registri immobiliari il quale abbia provveduto alla cancellazione di un'ipoteca in esecuzione dell'ordine contenuto in un decreto non definitivo emesso dal tribunale in camera di consiglio, senza rilevare la mancanza dell'attestazione del cancelliere che del provvedimento stesso era stata data comunicazione al pubblico ministero, non essendo ragionevolmente da attendersi l'impugnazione di un provvedimento emesso in conformita alle conclusioni dello stesso pubblico ministero formulate nel procedimento in camera di consiglio (Cass. n. 851/1979).

La responsabilità del Conservatore non può essere automaticamente esclusa per il mero effetto di una clausola di esonero inserita nel provvedimento giudiziale o amministrativo, ovvero nel titolo stragiudiziale. Per quanto riguarda il primo, non v'è dubbio che il Conservatore sia comunque tenuto alla sua esecuzione, e per ciò stesso esonerato da responsabilità. Per il secondo, anche l'eventuale inserimento come clausola negoziale non vale ad escludere del tutto la responsabilità del Conservatore, poiché una corretta esecuzione della pubblicità risponde anche ad esigenze di carattere pubblico, che non possono essere derogate dalla volontà delle parti.

Con riguardo alla prescrizione, va ricordato il principio in forza del quale l'illegittima trascrizione di un atto determina una situazione contraria a diritto che, nata nel momento in cui la trascrizione viene effettuata, non si esaurisce in esso e permane inalterata sinche non si provveda a rimuoverla attraverso lo strumento apprestato dalla legge, che e la cancellazione. Questa, pertanto, può essere richiesta dall'interessato finché l'illegittimità perdura, dato che il decorso del tempo non può né sanare né rendere comunque inattaccabile una trascrizione eseguita abusivamente. La permanenza della situazione antigiuridica, d'altronde, comporta che anche il diritto ad ottenere il risarcimento del danno che ne deriva si protragga finché dura l'illecito, che lo genera e lo rinnova continuamente, e non si prescrive se non quando é decorso il termine di prescrizione computato dal giorno in cui l'illecito stesso è cessato. Ciò non toglie, peraltro, che la prescrizione possa considerarsi maturata rispetto a concreti fatti dannosi verificatisi in un momento determinato o rispetto ad interi periodi ormai superati dall'inerzia del titolare del diritto (Cass. n. 1706/1974; Cass. n. 15795/2013).

Il ricorso al giudice

Qualora il Conservatore non riceva i titoli e le note avvalendosi dell'art. 2674 c.c., deve indicare per iscritto i motivi del rifiuto alla parte, la quale può avvalersi del procedimento previsto dall'art. 745 c.p.c.

È stato affermato che l'obbligo di indicazione dei motivi sussista solo nel caso in cui il richiedente, fidando nella bontà della propria richiesta, insista pretendendo espressamente l'apposizione di tale diniego formale (Vascellari, 113).

In giurisprudenza si osservato che è inammissibile il ricorso per cassazione proposto in base all'art. 111 Cost. contro il decreto emesso dal Presidente del tribunale, in sede di ricorso ex art. 2674 cc., 113-bis disp. att. c.c. e 745 c.p.c., avverso il rifiuto di trascrizione del Conservatore dei registri immobiliari, trattandosi di un provvedimento conclusivo di un procedimento che non comporta esplicazione di un'attività giurisdizionale in sede contenziosa, in quanto non ha ad oggetto la risoluzione di un conflitto di interessi, ma il regolamento secondo legge dell'interesse pubblico alla pubblicità immobiliare, e non suscettibile di passare in giudicato, potendo le parti interessate adire la normale via contenziosa per ottenere una pronuncia sull'esistenza del loro diritto (Cass. n. 6628/2008; e v. già Cass. n. 4253/1998; Cass. n. 370/1995; Cass. n. 11751/1992).

È inammissibile anche il reclamo alla corte di appello, ai sensi dell'art. 739 c.p.c., essendo il reclamo in questione previsto con riferimento ai provvedimenti emessi in camera di consiglio, tra i quali non rientra quello contemplato dell'art. 745 c.p.c., che è di competenza del presidente del tribunale (Cass. n. 7259/2003).

Si è in seguito ribadito che il procedimento avverso il rifiuto del Conservatore dei registri immobiliari (oggi direttore dell'Agenzia del territorio) di eseguire una trascrizione, previsto dall'art. 745 c.p.c., cui rinvia l'art. 113-bis disp. att. c.c., ha natura di volontaria giurisdizione non contenziosa, avendo esso ad oggetto non la risoluzione di un conflitto di interessi, ma il regolamento, secondo la legge, dell'interesse pubblico alla pubblicità immobiliare, cosicché in esso non è ravvisabile una parte vittoriosa o soccombente, tanto che il presidente del tribunale si limita a «sentire» il Conservatore e il relativo provvedimento è insuscettibile di passare in giudicato; non può, pertanto, in tale procedimento, provvedersi alla condanna alle spese, che, se assunta, legittima al ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost., avendo tale pronuncia valenza decisoria (Cass. n. 15131/2015; Cass. n. 2095/2011).

Bibliografia

Bianco, La pubblicità immobiliare e l'automazione nella legge 27 febbraio 1985, n. 52, Roma, 1988; Boero, La responsabilità del Conservatore, in Gazzoni (a cura di), Trattato della trascrizione, Torino, 2014; Corrado, La pubblicità nel diritto privato, I, Torino, 1947; Ferri, Legge 21 gennaio 1983, n. 22 (Disciplina della responsabilità dei conservatori dei registri immobiliari), in Le nuove leggi civili commentate, 1983, 790; Ferri-Zanelli, Art. 2675, in Comm. S.B., 1995; Maltese, Registrazione e registro, in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1988, 470; Pugliatti, La trascrizione. La pubblicità in generale, in Tr. C.M., 1957; Saporito, Certificazione dei poteri di rappresentanza nell'autentica di firma. Limiti del sindacato del Conservatore, in Studi e materiali Cnn, 2, Milano, 1990; Vascellari, Commento alla legge 27 febbraio 1985, n. 52: modifiche al libro VI del codice civile e norme di servizio ipotecario, in riferimento alla introduzione di un sistema di elaborazione automatica nelle conservatorie dei registri immobiliari, in Nuove leggi civili comm. 1986, 113; Zanobini, L'esercizio privato delle pubbliche funzioni e l'organizzazione degli enti pubblici, in Scritti vari di diritto pubblico, Milano, 1955.

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