Codice Civile art. 44 - Trasferimento della residenza e del domicilio.

Luca Stanziola

Trasferimento della residenza e del domicilio.

[I]. Il trasferimento della residenza non può essere opposto ai terzi di buona fede, se non è stato denunciato nei modi prescritti dalla legge [31 att.] (1).

[II]. Quando una persona ha nel medesimo luogo il domicilio e la residenza e trasferisce questa altrove, di fronte ai terzi di buona fede si considera trasferito pure il domicilio, se non si è fatta una diversa dichiarazione nell'atto in cui è stato denunciato il trasferimento della residenza.

(1) V. d.P.R. 30 maggio 1989, n. 223; l. 27 ottobre 1988, n. 470 .

Inquadramento

La regola di cui all'art. 44 c.c. è stata dettata principalmente  per dirimere le controversie, che eventualmente possono insorgere, tra il soggetto che abbia manifestato la volontà di cambiare la propria residenza ed i terzi in buona fede, che abbiano riposto un loro legittimo affidamento con riferimento alla residenza originaria.

Si tratta del c.d. fenomeno della «duplicazione di sedi», di cui una reale ed una fittizia (si veda, per tutti, MazzoniPiccinni, 266), che eccezionalmente coesistono, in deroga al principio della tendenziale unicità della sede della persona fisica (tuttavia sconfessato dalla dottrina: Dogliotti, 430): la norma, quindi, risponde alla ratio consistente «nell'esigenza di evitare che vengano lese aspettative e affidamenti che terzi in buona fede abbiano riposto su un determinato dato oggettivo» (così testualmente MazzoniPiccinni, 268; nello stesso senso la dottrina dominante: Tedeschi, 170; Forchelli, 849; Montuschi, 30).

Il trasferimento di residenza

Alla luce di ciò, l'art. 44 disciplina la materia da un punto di vista meramente probatorio.

A tal riguardo, ai fini del cambiamento di residenza è richiesto, ai fini dell'opponibilità ai terzi, l'onere di denuncia nei modi prescritti dalla legge (art. 44, comma 1, c.c.). Tale onere, ai sensi dell'art. 31 disp. att., è assolto mediante la doppia dichiarazione fatta sia al comune che si abbandona che a quello in cui si intende fissare la nuova residenza (c.d. sistema della doppia dichiarazione).

Dispone in particolare l'art. 13, d.P.R. n. 223/1989 che la dichiarazione con cui si denuncia il trasferimento della residenza da altro comune o dall'estero, ovvero il trasferimento all'estero deve essere resa nel termine di venti giorni dalla data in cui si sono verificati i fatti e con le formalità prescritte dalla medesima disposizione normativa (cfr. anche l'art. 18).

In base al combinato disposto degli art. 31 disp. att. e art. 44, ai fini dell'opponibilità ai terzi di buona fede del trasferimento di residenza di una persona fisica è necessaria la denuncia di quest'ultima sia al comune di provenienza che a quello di arrivo, ma non è prescritto che tale doppia dichiarazione debba essere effettuata con distinti atti, poiché, al contrario, gli artt. 13, comma 2, e 18, comma 1, d.P.R. n. 223/1989 — con i quali le predette norme codicistiche devono essere coordinate — stabiliscono che siffatte dichiarazioni, da redigersi utilizzando un «modello conforme all'apposito esemplare predisposto dall'Istituto centrale di statistica», devono essere trasmesse, entro venti giorni, dall'ufficiale di anagrafe che le ha ricevute «al comune di precedente iscrizione anagrafica per la corrispondente cancellazione», restando così previsto che la doppia dichiarazione di trasferimento di residenza sia effettuata mediante un unico documento destinato sia al comune che si abbandona che a quello di nuova residenza, il quale è specificamente incaricato di trasmettere il documento stesso anche al comune della precedente residenza. Il legislatore ha semplificato la procedura sottesa ai cambiamenti anagrafici, introducendo il regime del «cambio di residenza in tempo reale» (v. art. 5 d.l. n. 5/2012 conv., con modif., in l. n. 35/2012).

 Secondo la dottrina (Dogliotti, 432) l'art. 44 c.c. è una norma volta a tutelare la posizione dei terzi di buona fede, ossia coloro i quali disconoscono il trasferimento di residenza.

Poiché l'onere di carattere pubblicitario è posto essenzialmente a tutela dei terzi in buona fede, se non vengono rispettate le formalità richieste dall'ordinamento il trasferimento della residenza non sarà opponibile ai terzi, che versino in una condizione di buona fede, per i quali in effetti continua a valere il luogo in cui il soggetto dimorava abitualmente (prima cioè del trasferimento di residenza).

A conferma del rilievo, per la dottrina trattasi di pubblicità ad effetto dichiarativo, «poiché in difetto della denuncia di trasferimento, rispetto ai terzi di buona fede, la persona è considerata tuttora residente nel luogo dal quale si è invece di fatto trasferita» (così Forchelli, 850; conforme anche Bianca, 250, nel senso del carattere dichiarativo e non costitutivo dell'onere pubblicitario, sicché il trasferimento non debitamente denunciato è inopponibile ai terzi in buona fede; Candian, 121).

 In questo senso anche la giurisprudenza dominante.

Ad es., Cass. III, n. 22955/2010, secondo cui il trasferimento di residenza non può essere opposto ai terzi di buona fede se non è stato denunziato nei modi prescritti dalla legge e cioè con la doppia dichiarazione fatta al Comune che si abbandona ed a quello dove si intende fissare la dimora abituale a norma dell' art. 44 c.c. e art. 31 disp. att. c.c.). Pertanto, solo qualora sussistono i requisiti richiesti dalla legge, ai sensi dell' art. 44 c.c. e art. 31 disp. att. al c.c., per opporre il trasferimento di residenza ai terzi di buona fede, ovvero la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello di nuova residenza, con consequenziale cancellazione dall'anagrafe del comune di provenienza e iscrizione nell'anagrafe del comune di nuova residenza, aventi la stessa decorrenza, la notifica effettuata ex art. 140 c.p.c., in cui il piego relativo alla raccomandata ed attestante l'avvenuto compimento delle formalità previste dalla legge sia stato restituito al mittente per compiuta giacenza, è nulla, in quanto la notifica ex art. 140 c.p.c. non esclude ma al contrario postula che sia stato esattamente individuato il luogo di residenza, domicilio o dimora del destinatario, e che la copia non sia stata consegnata per mere difficoltà di ordine materiale, quali la momentanea assenza, l'incapacità o il rifiuto delle persone indicate dall' art. 139 c.p.c. di ricevere l'atto.

Nello stesso senso, Cass. I, n. 17752/2009, secondo cui il trasferimento della residenza, per poter essere opposto ai terzi in buona fede, deve essere provato con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona ed a quello di nuova residenza e, in base al le norme regolamentari sull'anagrafe della popolazione (d.P.R. 31 gennaio 1958, n. 136, art. 16, e, successivamente, d.P.R. 30 maggio 1989, n. 223, art. 18), la cancellazione dall'anagrafe del comune di precedente iscrizione e l'iscrizione nell'anagrafe del comune di nuova residenza devono avere sempre la stessa decorrenza. Ne consegue che la notificazione eseguita, ai sensi dell' art. 140 c.p.c., nel luogo di residenza del destinatario risultante dai registri anagrafici, è nulla soltanto nell'ipotesi in cui questi si sia trasferito altrove e il notificante ne abbia conosciuto, ovvero con l'ordinaria diligenza avrebbe potuto conoscerne, l'effettiva residenza, dimora o domicilio, dove è tenuto, ad effettuare la notifica stessa, in osservanza dell' art. 139 c.p.c.

Si pronuncia nello stesso senso la Cass., II, n. 1280/2008 e, ancor più di recente, la Cass. II, n. 28695/2013, secondo cui la non opponibilità ai terzi in buona fede del trasferimento di residenza, che non sia stato annotato nei registri anagrafici, postula che il notificante non sia in grado, usando la ordinaria diligenza, di conoscere o di essere in grado di conoscere l'effettiva residenza, domicilio o dimora del soggetto al quale l'atto deve essere notificato. In particolare, è consentito procedere alla notificazione secondo il rito degli irreperibili previsto dall'art. 143 c.p.c. quando, dal punto di vista soggettivo, risulti l'ignoranza incolpevole del richiedente circa la residenza, domicilio o dimora del destinatario dell'atto e, dal lato oggettivo, l'esito negativo di tutte le indagini necessarie od opportune al riguardo condotte, indagini che non possono fondarsi sulle mere risultanze di una certificazione anagrafica.

Il trasferimento di domicilio

Per il domicilio, invece, il discorso deve essere diverso, dato che non sono previste particolari formalità per l'ipotesi del suo trasferimento (non esistendo, nel nostro sistema positivo, una forma di pubblicità legale del domicilio: Forchelli, 850): basta quindi, a tal fine, l'aver manifestato l'intenzione di concentrare i propri affari ed interessi in luogo diverso da quello relativo al domicilio originario (in questo senso, tra i tanti, MazzoniPiccinni, 268, secondo cui «il domicilio si trasferisce ... con il semplice spostamento materiale della sede principale dei propri affari ed interessi da un luogo ad un altro, senza dover adempiere ad alcun onere di pubblicità perché il trasferimento stesso sia opponibile ai terzi»).

Risulta di immediata evidenza, quindi, il rilievo secondo cui l'art. 44, comma 1, c.c., non può trovare applicazione nel caso del trasferimento del domicilio, non essendo qui concepibile, nemmeno teoricamente, un conflitto derivante dalla duplicazione delle sedi, in assenza di un sistema pubblicitario.

Per la Cass. VI, n. 21370/2011, in virtù del rilievo secondo cui il domicilio individua il luogo ove la persona ha stabilito il centro principale dei propri affari e interessi, si ritiene che affinché possa ritenersi verificato un trasferimento di domicilio debbono risultare inequivocabilmente accertati sia il concreto spostamento da un luogo all'altro del centro di riferimento del complesso dei rapporti della persona, sia l'effettiva volontà d'operarlo, a prescindere dalla dimora o dall'effettiva presenza in quel determinato luogo.

Peraltro, con il trasferimento di residenza si presume, fino a prova contraria (contra Dogliotti, 433, secondo cui non si tratta di presunzione ma di inopponibilità, sicché non è ammessa prova contraria), che si sia voluto trasferire anche il domicilio, salvo che non sia stata fatta «una diversa dichiarazione nell'atto in cui è stato denunciato il trasferimento della residenza» (art. 44, comma 2, c.c.). Quest'ultima disposizione vale esclusivamente se il soggetto abbia voluto eleggere domicilio nello stesso luogo in cui risiede, e risponde ancora una volta all'esigenza di tutelare i terzi dal rischio di lesione del loro legittimo affidamento, rischio qui certamente più evidente. A tal riguardo, con la «diversa dichiarazione» si vuole rendere evidente ai terzi, inconsapevoli, che con il trasferimento della residenza (inizialmente coincidente con il domicilio), non si è voluto trasferire anche il domicilio; mentre, ovviamente, i terzi in mala fede, e quindi a conoscenza dello stato di fatto attuale (divaricazione tra residenza e domicilio, a seguito del trasferimento), non potranno invocare la finzione giuridica di cui al secondo comma della norma in esame in loro favore. L'interesse del trasferente è massima, poiché qualora ometta tale dichiarazione, nei confronti dei terzi in buona fede con il trasferimento della residenza «si considera trasferito pure il domicilio».

Il trasferimento del domicilio assume rilievo dirimente in tema di adempimento delle obbligazioni, poiché, adempiuti gli oneri pubblicitari di cui sopra, nel caso in cui l'adempimento al nuovo domicilio del creditore sia, di fatto, «più gravoso» per il debitore, quest'ultimo «previa dichiarazione al creditore, ha diritto di eseguire il pagamento al proprio domicilio» (art. 1182, comma 3, c.c.).

Secondo la Giurisprudenza (Cass. II, n. 1014/1992) ai fini dell'individuazione del comune di residenza, dimora e domicilio del destinatario della notificazione non è sufficiente a vincere la presunzione legale di residenza cui danno luogo le risultanze dei registri anagrafici, la prova che il domicilio è in luogo diverso da quello della residenza anagrafica, giacché l’art. 44 comma 2 c.c. stabilisce una presunzione di coincidenza del luogo di domicilio con quello di residenza, non l'opposta presunzione di coincidenza della residenza effettiva con il luogo di effettivo domicilio, in difformità delle risultanze anagrafiche.  

Bibliografia

Candian, voce Domicilio, residenza, dimora, in D. disc. priv., sez. civ., VII, Torino, 1991, 110; Cattaneo, voce Emancipazione, in D. disc. priv., sez. civ., VII, Torino, 1991, 416; Costanza, voce Domicilio, residenza, dimora (dir. priv.), in Enc. giur., XII, Roma, 1989; Coviello, Manuale di diritto civile italiano, Milano, 1929; De Ruggiero, Istituzioni di diritto civile, vol. I, Messina-Milano, 1934; Dogliotti - Figone, sub artt. 43-78, in Comm. al c.c., diretto da Cendon, Torino, 1991; Forchielli, voce Domicilio, residenza e dimora (dir. priv.), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964, 842; Giardina, Le persone fisiche, in Dir. civ., vol. I, 1, Le fonti e i soggetti, Milano, 2009, 330; Mazzoni - Piccinni, La persona fisica, in Tr. I.Z., Milano, 2016; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, vol. I, Milano, 1957; Montuschi, Del domicilio e della residenza, sub artt. 43 - 47, in Comm. S.B., I, Delle persone e della famiglia, Roma - Bologna, 1970; Morozzo Della Rocca, Il diritto alla residenza: un confronto tra principi generali, categorie civilistiche e procedure anagrafiche, in Dir. fam. e pers. 2003, 4, 1013; Santoro Passarelli, voce Atto giuridico (dir. priv.), in Enc. dir., IV, Milano, 1959, 203; Tedeschi, voce Domicilio, residenza e dimora, in Nss. Dig. It., IV, Torino, 1967; Vitucci, voce Domicilio speciale (elezione di), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964, 897.

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