Codice Civile art. 354 - Tutela affidata a enti di assistenza.Tutela affidata a enti di assistenza. [I]. La tutela dei minori, che non hanno nel luogo del loro domicilio parenti conosciuti o capaci di esercitare l'ufficio di tutore, può essere deferita dal giudice tutelare a un ente di assistenza nel comune dove ha domicilio il minore o all'ospizio in cui questi è ricoverato [402]. L'amministrazione dell'ente o dell'ospizio delega uno dei propri membri a esercitare le funzioni di tutela [355 2]. [II]. È tuttavia in facoltà del giudice tutelare di nominare un tutore al minore quando la natura o l'entità dei beni o altre circostanze lo richiedono. InquadramentoLa disposizione in esame prevede la possibilità, per il Giudice tutelare, di nominare gli enti di assistenza tutori del minore. Deve ritenersi che tale scelta abbia carattere residuale e ciò sia in base alla collocazione della norma nelle disposizioni del titolo secondo sia attraverso l'interpretazione sistematica della disposizione in commento con quelle che la precedono. La scelta del tutore deve infatti ricadere, preferibilmente, nell'ambito familiare o rispondere alla volontà del genitore che per ultimo ha esercitato la responsabilità genitoriale, rivestendo quindi la nomina dell'ente assistenziale carattere meramente eventuale e sussidiario. La tutela assistenzialeLa tutela dell'ente di assistenza è quella deferita all'ente locale competente in relazione al luogo di domicilio del minore. Con tale espressione deve intendersi il comune stesso, i comuni consorziati, la provincia per le sue residue funzioni assistenziali o i servizi socio assistenziali secondo le rispettive competenze nelle persone dei loro amministratori (Pazè, 359). Nella prassi la nomina dell'ente di assistenza in qualità di tutore avviene nei confronti dei minori stranieri non accompagnati, privi di riferimenti parentali nel territorio dello Stato, ovvero di minori i cui genitori siano deceduti, dichiarati decaduti dall'esercizio della responsabilità genitoriale e non vi siano al contempo ascendenti e parenti idonei ai sensi dell'art. 348 c.c. Tale prassi, con specifico riferimento ai minori stranieri non accompagnati, sembra comunque essere destinata a cessare atteso che con la l. 7 aprile 2017, n. 47 è stato istituito un elenco di tutori volontari presso ogni Tribunale per i minorenni dal quale dovranno essere attinti i nominativi dei tutori volontari ai quali verrà conferito l'incarico. Per quanto concerne la nomina dell'ente assistenziale nulla vieta ai genitori di escluderla espressamente, ai sensi nell'art. 348 c.c., così come è possibile designare l'ente quale tutore del figlio (in merito Dell'Oro, 103). La fattispecie può trovare una sua ragione nei casi di genitori anziani di soggetti incapaci che designino un ente di assistenza quale tutore della prole in assenza di altri parenti ovvero di inidoneità degli stessi (le disposizioni in esame trovano applicazione anche nei confronti degli interdetti). Qualora venga nominato l'ente assistenziale tutore del minore non deve essere nominato un protutore, atteso che non è ravvisabile, nemmeno in astratto ed in via potenziale, un conflitto d'interessi tra l'ente ed il minore (peraltro il più delle volte privo di patrimonio da gestire). Autorevole dottrina qualifica questa fattispecie come tutela assistenziale, che si attua, quindi, quando il minore non può che essere affidato alla pubblica assistenza (Pugliatti, 670, Dell'Oro, 101; Pazè, 359, il quale specifica che per ente assistenziale debba intendersi solo l'ente locale) e costituisce una pregnante e tipica manifestazione del potere del Giudice tutelare di chiedere assistenza degli enti i cui scopi corrispondono alle sue funzioni (De Cupis, 443, Dell'Oro, 102). In caso di tutela affidata ad enti di assistenza (tipica è la nomina del Comune del luogo ove il minore ha il proprio centro di interessi in persona del sindaco pro tempore) la nomina è fatta nei confronti dell'ente, non quindi nei confronti della persona fisica dipendente che poi, materialmente, si occuperà del minore, della cura della sua persona e del suo patrimonio (sul punto De Cupis, 444; Pazè, 359, Bisegna, 947, Pugliatti, 670). Nella prassi, una volta intervenuta la nomina, il Sindaco (ovvero il dirigente dell'ente) delega un dipendente che da quel momento in poi avrà cura del minore. Si tratta di una delega che ha una mera rilevanza interna all'ente e che si collega alla ripartizione dei compiti tra i membri dello stesso (così Campese, 147). Si ritiene opportuno, per quanto non previsto dalla legge, che tale delega venga portata a conoscenza del Giudice tutelare (al quale dovrebbe trasmettersene copia da depositare nel fascicolo d'ufficio) al fine di consentire a colui che sopraintende alla tutela di avere cognizione di chi, nel corso del procedimento, sarà il suo interlocutore, che verrà convocato anche per relazionare in merito alle condizioni del pupillo, all'andamento della tutela e si occuperà della gestione patrimoniale dei beni del minore (in questo senso Dell'Oro, 101; in merito alla delega si vedano altresì Campese, 147, e Pazè, 360). La comunicazione del nominativo della persona delegata è altresì importante perché ove questi conviva con il minore risponde del fatto illecito commesso da quest'ultimo ex art. 2048 c.c. (Dell'oro, 103). La norma in esame deve inoltre essere coordinata con la disposizione di cui all'art. 3 della l. 4 maggio 1983, n. 184 (così come modificata dalla l. n. 149, 28 marzo 2001, n. 149), che esclude, per i legali rappresenti e per coloro che prestano anche gratuitamente la propria attività a favore dell'ente (o della comunità) dove il minore viene collocato, la possibilità di svolgere la funzione di tutore mentre prevede che, gli stessi, possano esserne l'affidatari. La norma difatti prevede che i legali rappresentanti delle comunità di tipo familiare e degli istituti di assistenza pubblici o privati esercitano i poteri tutelari sul minore affidato, secondo le norme del capo I del titolo X del libro primo del codice civile, fino a quando si provvede alla nomina di un tutore. A tal fine i legali rappresentanti dell'ente devono proporre istanza al Giudice tutelare per la nomina di un tutore nel termine di 30 giorni decorrenti dall'inserimento del minore nella struttura. Non tutte le disposizioni relative al tutore trovano applicazione nei confronti dell'ente di assistenza. Alcuni autori, in particolare, ritengono che l'ente non sia tenuto, a prestare il giuramento di cui all'art. 349 c.c., in considerazione della rilevante circostanza in forza della quale esso è titolare di una competenza assistenziale istituzionale, trovando peraltro applicazione le disposizioni relative alla rimozione ed alla sospensione (Pazè, 336; 360; Campese, 168, evidenzia che il legale rappresentante dell'ente è infatti investito dell'ufficio non come persona fisica ma in quanto rappresentante pro tempore di una persona guridica, con la conseguenza che in caso di mutamento della persona fisica non necessiterebbe una nuova nomina). BibliografiaBisegna, Tutela e curatela, Nss. D.I., XIX, Torino, 1973; Bucciante, La potestà dei genitori, la tutela e l'emancipazione, in Rescigno (diretto da), Trattato di diritto privato, Torino, 1997; Campese, Il Giudice tutelare e la protezione dei soggetti deboli, Milano 2008; De Cupis, Della tutela dei minori, sub Art- 343-389, in Cian-Oppo Trabucchi (diretto da), Commentario al diritto italiano della famiglia, Padova, 1992; Dell'Oro, Tutela dei minori, in Comm. S.B., artt. 343-389, Bologna- Roma, 1979; Pugliatti, Della tutela e della emancipazione, in D'Amelio (diretto da), Commentario, Firenze, 1940; Santarcangelo, La volontaria giurisdizione, Milano, 2003. |