Codice Civile art. 106 - Luogo della celebrazione.

Giuseppe Buffone

Luogo della celebrazione.

[I]. Il matrimonio deve essere celebrato pubblicamente nella casa comunale [110] davanti all'ufficiale dello stato civile al quale fu fatta la richiesta di pubblicazione [94, 109, 137, 138; 116 2 trans.].

Inquadramento

La celebrazione del matrimonio davanti all'Ufficiale dello Stato Civile è un atto di carattere amministrativo i cui requisiti di forma e procedura sono regolati (non in via esclusiva) dagli artt. 106-113 c.c. L'art. 114 c.c. indica il luogo in cui la celebrazione deve avvenire e ne definisce talune modalità in particolare predicando la natura pubblica della cerimonia, da tenere nella casa comunale.

Celebrazione del matrimonio

La fase che prelude alla celebrazione del matrimonio è quella della pubblicazione che deve essere richiesta all'ufficiale dello stato civile del comune dove uno degli sposi ha la residenza (art. 94 c.c.): è davanti a questo Ufficiale di Stato Civile che gli sposi devono celebrare il matrimonio (art. 106 c.c.), salvo il caso delle deroghe previste ex lege (v. artt. 109,110 c.c.). La presenza dell'ufficiale è requisito fondamentale per la validità del vincolo e, pertanto, salvo il caso eccezionale di cui all'art. 113 c.c., l'unione si ha per non avvenuta ove questi manchi. Il matrimonio deve essere pubblico: la pubblicità è forma fondamentale poiché l'ordinamento non ammette il matrimonio segreto. D'altro canto, ove la pubblicità sia omessa si versa in una ipotesi analoga a quella del matrimonio celebrato con omissione delle pubblicazioni e, pertanto, la conseguenza non sarà sul piano invalidatorio bensì su quello sanzionatorio (art. 138 c.c.). La cerimonia deve tenersi nella casa comunale o in altro ufficio dell'ente locale a ciò preposto: in genere, deve trattarsi di una sede fissa e predeterminata di cui la generalità dei consociati abbia conoscenza e ciò per garantire in senso sostanziale la pubblicità della celebrazione. Al lume delle regole sin qui richiamati, dalla norma si traggono due regole in merito alla competenza. L'ufficiale competente a compiere l'atto è quello che ha ricevuto la richiesta di pubblicazioni; il luogo competente è il Comune nella sua casa comunale. L'ufficiale dello stato civile che celebri un matrimonio per cui non era competente è sanzionato in via amministrativa con somma da euro 30 ad euro 206 (v. art. 137 c.c.). Durante la cerimonia, l'ufficiale celebrante deve dare lettura agli sposi degli articoli 143,144 e 147 del codice civile e ricevere la loro dichiarazione di volersi prendere rispettivamente in marito e in moglie. Al termine del rito, l'ufficiale dichiara che gli sposi sono uniti in matrimonio. Ai sensi dell'art. 70 d.P.R. n. 396/ 2000, l'ufficiale dello stato civile, nel celebrare il matrimonio, deve indossare la fascia tricolore di cui all'articolo 50, comma 12, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, da portarsi a tracolla.

Ciò vuol dire che, durante la cerimonia, egli non agisce come rappresentante dell'amministrazione civile bensì in qualità di rappresentante dello Stato (Sesta, 353).

Le conseguenze pratico-applicative sono rilevanti: infatti, nel caso di controversia giurisdizionale, legittimato passivo non è il Comune bensì lo Stato (Cass. n. 2039/1959; Cass. n. 3415/ 1977). Al riguardo, la Suprema Corte ha più volte affermato che, nell'esercizio della funzione di tenuta dei registri dello stato civile, il Sindaco assumendo la veste di ufficiale di Governo, agisce quale organo dello Stato in posizione di dipendenza gerarchica rispetto agli organi statali centrali (Ministero della Giustizia) e, pertanto, nelle controversie relative allo svolgimento di tale funzione la legittimazione passiva appartiene non al Comune, ma allo Stato (Cass. n. 1599/ 2000).

Unione civile

Per l'unione civile, v. D.lgs. 19 gennaio 2017 n. 5 (adeguamento delle disposizioni dell'ordinamento dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni, nonché modificazioni ed integrazioni normative per la regolamentazione delle unioni civili, ai sensi dell'articolo 1, comma 28, lettere a, e c, della legge 20 maggio 2016, n. 76).

All'unione civile, in punto di luogo e tempi della costituzione, non può essere riservato un trattamento deteriore rispetto a quello previsto per il matrimonio (T.A.R. Lombardia (Brescia) I, 14-29 dicembre 2016; T.A.R. Veneto, I, ordinanza 7 dicembre 2016, n. 640).

Una questione che ha animato il dibattito è quella relativa alla possibilità di presentare obiezione di coscienza alla celebrazione di una unione civile. Sulla questione si registra un appunto della Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato nell'Adunanza 15 luglio 2016 (parere 21 luglio 2016, n. 1695/2016). Ritiene il Consiglio di Stato che il rilievo giuridico di una “questione di coscienza” – affinché soggetti pubblici o privati si sottraggano legittimamente ad adempimenti cui per legge sono tenuti – “può derivare soltanto dal riconoscimento che di tale questione faccia una norma, sicché detto rilievo, che esime dall'adempimento di un dovere, non può derivare da una “auto-qualificazione” effettuata da chi sia tenuto, in forza di una legge, a un determinato comportamento. Il primato della “coscienza individuale” rispetto al dovere di osservanza di prescrizioni normative è stato affermato – pur in assenza di riconoscimento con legge – nei casi estremi di rifiuto di ottemperare a leggi manifestamente lesive di principi assoluti e non negoziabili (si pensi alla tragica esperienza delle leggi razziali). In un sistema costituzionale e democratico, tuttavia, è lo stesso ordinamento che deve indicare come e in quali termini la “coscienza individuale” possa consentire di non rispettare un precetto vincolante per legge. Allorquando il Legislatore ha contemplato (si pensi all'obiezione di coscienza in materia di aborto o di sperimentazione animale) l'apprezzamento della possibilità, caso per caso, di sottrarsi ad un compito cui si è tenuti (ad esempio, l'interruzione anticipata di gravidanza), tale apprezzamento è stato effettuato con previsione generale e astratta, di cui il soggetto “obiettore” chiede l'applicazione. Nel caso della legge n. 76/2016 una previsione del genere non è stata introdotta; e, anzi, dai lavori parlamentari risulta che un emendamento volto ad introdurre per i sindaci l'<obiezione di coscienza> sulla costituzione di una unione civile è stato respinto dal Parlamento, che ha così fatto constare la sua volontà contraria, non aggirabile in alcun modo nella fase di attuazione della legge”. Conforme, in giurisprudenza, v. T.A.R.Lombardia (Brescia) I, 14-29 dicembre 2016.

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio in Tr. ZAT, I, Milano 2002; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Tr. ZAT, I, Milano, 2011.

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