Codice Civile art. 1191 - Pagamento eseguito da un incapace.InquadramentoIl pagamento eseguito dal debitore incapace ha comunque efficacia liberatoria. E ciò sulla scorta del rilievo secondo cui, quand'anche il debitore fosse stato capace, avrebbe dovuto comunque adempiere, sicché non ricorre alcun danno discendente dall'incapacità. Infatti, l'adempimento è atto dovuto. Per altro verso, sarebbe contrario all'interesse del creditore obbligarlo a restituire quanto legittimamente ricevuto. Ne consegue che in questo caso al creditore è inibita la possibilità di rifiutare o impugnare l'adempimento, facendo riferimento all'insicurezza di un pagamento offerto da un incapace, e al debitore è negata la facoltà di dedurre la propria incapacità quale causa di ripetizione del pagamento eseguito (Nicolò, 559; Giorgianni, 323; Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 294). La norma si riferisce all'ipotesi in cui l'adempimento avvenga a cura del debitore, seppure incapace, sicché non trova applicazione quando l'adempimento avvenga a cura del terzo. Tale esclusione, anche in via analogica, è supportata dalle seguenti considerazioni: a) l'adempimento del terzo ha natura giuridica di negozio, se non di vero e proprio contratto; b) il terzo in tal caso non compie un atto al quale era tenuto, né il creditore riceve la prestazione che aveva diritto di attendersi (Giorgianni, 323). Dalla previsione che esclude l'impugnazione del pagamento eseguito dal debitore incapace discende che lo stato di incapacità in cui versa il debitore non lo esonera da responsabilità per inadempimento, assoluto o inesatto. Ambito di applicazioneLa previsione non ha valore assoluto. Si applica certamente alle obbligazioni aventi ad oggetto prestazioni di non fare e di fare consistenti in attività materiali. Di contro, qualora la prestazione consista nel compimento di un'attività giuridica, la dottrina distingue i semplici atti giuridici, per i quali è sufficiente la capacità di volta in volta richiesta in ordine al singolo atto, dagli atti negoziali, per i quali trovano applicazione le regole proprie dei negozi (Nicolò, 559). Di contrario avviso è l'orientamento secondo cui, in linea di principio, l'adempimento non può essere impugnato, benché consista in un'attività negoziale (Cannata, in Tr. Res., 1999, 87). Il profilo riguardante la tutela degli interessi dell'incapace viene in gioco quando si tratti di obbligazioni generiche, alternative o sottoposte a termine, dove maggiore è il pericolo di un effettivo detrimento economico, a fronte di quello richiesto dal preciso adempimento. In tali casi, infatti, la prestazione potrebbe essere eseguita dal debitore incapace con modalità o contenuti diversi da quelli previsti, che comportano un pregiudizio a suo carico: ad esempio, nel caso di pagamento effettuato dal debitore incapace in pendenza di termine stabilito a suo favore oppure di dazione di cose di qualità superiore alla media. Secondo una prima opinione, in questo ambito il debitore incapace potrebbe tutelarsi impugnando l'adempimento (Cannata, in Tr. Res., 1999, 87). In specie, il solvens incapace potrebbe impugnare l'adempimento qualora si tratti di obbligazioni che comportano una facoltà di scelta, quali quelle generiche o alternative (Cannata, in Tr. Res., 1999, 105). Secondo altra impostazione, in questi casi l'adempimento ha ormai estinto il rapporto obbligatorio, con la conseguenza che il debitore può solo chiedere un indennizzo entro i limiti dell'arricchimento del creditore, salvo che ricorrano gli estremi dell'illecito, poiché in tale evenienza è possibile il ristoro integrale (Bianca, 276; Natoli, in Tr. C.M., 1984, 170). È invece espressamente prevista dall'art. 2034, comma 1, la ripetizione della prestazione che costituisca oggetto di un'obbligazione naturale, eseguita da un incapace. E ciò perché in questa ipotesi è esigibile che il debitore dia esecuzione alla prestazione nella precisa consapevolezza della sua natura di obbligazione naturale, il che richiede la capacità di agire del solvens. Secondo la giurisprudenza, la norma è applicabile ad ogni tipo di obbligazione. Al riguardo, è stata riconosciuta la validità dell'atto di costituzione in mora rivolto all'inabilitato e non al curatore, in quanto il sollecitato adempimento non ha natura negoziale e, quindi, non richiede la capacità di agire di chi lo pone in essere (Cass. n. 3616/1989). Ancora, l'incapace non può impugnare l'adempimento di un debito prescritto a causa della propria incapacità, salvo che la prescrizione non sia stata già eccepita ed accertata in giudizio, trattandosi in tal caso di adempimento non di obbligazione naturale ma civile (Cass. n. 3856/1978, in Giust. civ., 1979, I, 513, con nota di Costanza). Attività preparatorieLa questione si è posta soprattutto per il contratto preliminare e, più in generale, per tutti i vincoli preparatori, sia legali sia convenzionali. La dottrina reputa che la previsione non si applichi a tali fattispecie, poiché in esse non si può prescindere dalla capacità dell'obbligato, il quale può conseguentemente agire per l'annullamento dell'adempimento effettuato (Bianca, 277). Pertanto, deve essere esclusa la validità del contratto definitivo posto in essere da soggetto incapace al momento della stipula, in considerazione del fatto che tale contratto non è meramente riproduttivo del preliminare, ma richiede sempre l'esercizio di un potere decisionale (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 296). Unica eccezione potrebbe essere costituita dal caso in cui il contenuto dell'atto negoziale oggetto di pattuizione sia completamente predeterminato: se così fosse, mancherebbe l'interesse del creditore ad impugnarlo, dal momento che il debitore potrebbe essere condannato giudizialmente al medesimo atto di cui si chiede l'annullamento (Bianca, 278). Per converso, nel caso di proposta irrevocabile o opzione non è necessaria la capacità del soggetto che si trova in posizione di soggezione, poiché è irrilevante la sua volontà ai fini del contratto perfezionando. Ne discende che questi non potrà impugnarlo a causa della sua incapacità. IncapacitàSecondo l'opinione prevalente, la norma è applicabile non solo quando il debitore sia in stato di incapacità legale, ma anche quando versi in stato di incapacità naturale (Nicolò, 559; Cannata, in Tr. Res., 1999, 87; Giorgianni, 323). Poiché l'adempimento è un atto dovuto di natura non negoziale, non assume rilevanza il fatto che la volontà del debitore incapace al momento del pagamento fosse viziata, ferma restando la possibilità per il debitore di agire per il risarcimento dei danni ove la formazione di un consenso viziato all'adempimento sia imputabile al creditore (Di Majo, in Comm. S.B., 1988, 298). Ma secondo altra tesi occorrerebbe discriminare in ragione della disciplina propria di ciascun vizio della volontà. Con l'effetto che nessuna rilevanza ai fini dell'impugnabilità dell'atto solutorio sarebbe riconoscibile in caso di errore o dolo mentre per l'ipotesi della violenza, seppure proveniente da un terzo all'insaputa del creditore, il pagamento dovrebbe sempre considerarsi invalido, anche se eseguito da un soggetto incapace (Giorgianni, 324). Altro autore esclude, invece, la rilevanza del vizio ai fini dell'impugnabilità dell'adempimento dell'incapace anche con riferimento all'ipotesi della violenza (Cannata, in Tr. Res., 1999, 107). Anche la giurisprudenza afferma che l'adempimento costituisce per il debitore un comportamento dovuto, preso in considerazione dalla legge per la sua idoneità a soddisfare l'interesse del creditore, da cui deriva l'assoluta irrilevanza, ai fini della estinzione del debito, dell'elemento intenzionale ed, in particolare, delle eventuali riserve manifestate dal debitore al momento del pagamento (Cass. n. 7357/1998). Al contempo, è irrilevante che l'adempimento dell'incapace sia stato viziato da un errore di diritto (Cass. n. 530/1962). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Buona fede nel diritto civile, in Dig. civ., Torino, 1988; Di Majo, Le modalità delle obbligazioni, Bologna-Roma, 1986; Di Majo, L'adempimento dell'obbligazione, Bologna, 1993; Giorgianni, voce Obbligazione (diritto privato), in Nss. D.I., Torino, 1965; Nicolò, voce Adempimento (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1958; Rescigno, voce Obbligazioni (nozioni), in Enc. dir., Milano, 1979; Rodotà, voce Diligenza (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1964; Romano, voce Buona fede (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1959; Rovelli, voce Correttezza, in Dig. civ., Torino, 1989; Schlesinger, Il pagamento al terzo, Milano, 1961. |