Codice Civile art. 1327 - Esecuzione prima della risposta dell'accettante.

Gian Andrea Chiesi
aggiornato da Nicola Rumìne

Esecuzione prima della risposta dell'accettante.

[I]. Qualora, su richiesta del proponente o per la natura dell'affare o secondo gli usi, la prestazione debba eseguirsi senza una preventiva risposta, il contratto è concluso nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione.

[II]. L'accettante deve dare prontamente avviso all'altra parte dell'iniziata esecuzione [1175] e, in mancanza, è tenuto al risarcimento del danno.

Inquadramento

L'art. 1327 c.c. disciplina un'ipotesi particolare di conclusione del contratto, in deroga a quella ordinaria ex art. 1326, comma 1 c.c., mediante inizio dell'esecuzione ad opera dell'oblato, prima che il proponente — dunque — abbia notizia dell'accettazione: in tal caso, peraltro, il contratto deve ritenersi concluso nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione.

Stante tale portata derogatoria rispetto all'ordinario modello procedimentale delineato dalla previsione che immediatamente lo precede, la giurisprudenza è pacifica nel ritenere che l'art. 1327 c.c. non possa trovare al di fuori delle ipotesi dalla stessa norma contemplate e, cioè, a) allorché sia il proponente a richiedere all'oblato una simile attivazione, ovvero b) tale modalità di conclusione del contratto sia desumibile dalla natura dell'affare ovvero, ancora c) dagli usi (cd. usi commerciali). Chiare sono, ad esempio, Cass. I, n. 11392/2016 e Cass. III, n. 13132/2006, la quale ultima chiarisce che, affinché il contratto possa intendersi concluso nel tempo e nel luogo dell'iniziata esecuzione senza una preventiva accettazione della proposta è necessario, ai sensi dell'art. 1327 c.c., che ricorra una delle tre ipotesi tassativamente previste e, cioè, che ciò sia richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi o che vi sia comunque una espressa richiesta in tal senso del proponente (cfr. anche Cass. III, n. 21516/2004 e Cass. II, n. 5874/2002, per cui le ipotesi nelle quali il contratto deve ritenersi concluso nel tempo e nel luogo in cui ne ha avuto inizio l'esecuzione sono solo quelle tassativamente indicate dal comma 1 dell'art. 1327 c.c. — richiesta del proponente, natura dell'affare e usi commerciali — che impongano l'esecuzione della prestazione senza una preventiva risposta). Se ne deduce, a contrario, che la disciplina speciale in commento non può trovare applicazione allorché — indipendentemente dalla ricorrenza di una delle ipotesi predette — il proponente, nell'inviare la proposta contrattuale, abbia espressamente chiesto una formale accettazione, escludendo così ogni possibilità di conclusione anticipata per effetto di inizio dell'esecuzione

Del medesimo tenore la dottrina (Mirabelli, 64), la quale precisa, altresì, come tale peculiare modalità di conclusione del contratto possa realizzarsi unicamente tra assenti o persone lontane (Mirabelli, 1984, Scognamiglio, 115)

Le tre ipotesi contemplate dall'art. 1327 c.c.: la richiesta proveniente dal proponente

La prima ipotesi contemplata dall'art. 1327 c.c. è quella relativa al caso del proponente che, nel formulare la proposta, richieda all'oblato di eseguire la prestazione senza una preventiva accettazione: in tal caso — precisa la dottrina — egli può anche specificare gli atti in cui l'esecuzione «anticipata» deve consistere (Carresi, 768).

Occorre, inoltre, che al momento dell'esecuzione il contenuto del contratto sia stato esattamente predeterminato (Cass. L, n. 5133/1988).

La richiesta, formulata dal proponente all'oblato, non è riconducibile, peraltro, al novero delle clausole vessatorie, ex art. 1341 c.c., giacché non implica limitazioni di responsabilità, decadenze o restrizioni della libertà contrattuale (Cass. III, n. 1710/1974).

Affinché possa trovare applicazione lo schema dell'art. 1327 c.c. occorre, inoltre, che il proponente abbia uno specifico interesse all'esecuzione immediata della prestazione, prevalente su quello alla preventiva risposta e tale interesse deve nascere dalla natura stessa dell'affare a cui il contratto si riferisce (Cass. III, n. 2858/1966). Così, se pacificamente la clausola «pronta consegna», inserita in una proposta contrattuale, contiene la richiesta, da parte del proponente, che il destinatario esegua la prestazione immediatamente, senza preventiva risposta (Cass. II, n. 13103/1995), lo stesso non può dirsi in relazione all'uso della parola «urgente» apposta sul foglio di commissione, in considerazione della non inequivocità della richiesta (Cass. III, n. 219/1954); si è comunque precisato che, nell'indagine circa la ricorrenza dell'interesse del proponente ad un'esecuzione anticipata, la qualità di cosa fungibile dell'oggetto o la predeterminazione del prezzo non costituiscono, di per sé soli, elementi che possano far ritenere sussistente lo specifico interesse all'esecuzione immediata del contratto (Cass. III, n. 2401/1970)

L'esecuzione per la natura dell'affare o secondo gli usi

Passando, quindi, all'esame delle due ulteriori ipotesi contemplate dall'art. 1327 c.c., occorre distinguere: a) quanto alla natura dell'affare, secondo un primo orientamento occorre che la prestazione stessa sia tale da dover essere eseguita con immediatezza o speditezza, senza che vi sia necessità di trattative, giacché solo in tal modo è possibile l'interesse del proponente (Scognamiglio, 115). Per altra impostazione, invece, la natura dell'affare «colora» l'accettazione, nel senso indicato dall'art. 1327 c.c., allorché la prestazione domandata abbia un contenuto positivo, determini un'ingerenza nella sfera giuridica del proponente e non via sia alcuna utilità nella conduzione delle trattative (Sacco, 89), come nel caso di prezzo della prestazione fissato anticipatamente da terzi o dall'andamento del mercato ovvero, ancora, dall'autorità (si pensi all'ipotesi di prezzi determinati con provvedimento amministrativo), dallo stesso offerente (è il caso di vendita mediante automatico) o dall'oblato (come nel caso di vendita su catalogo); b) quanto, invece, alla possibilità di pronta esecuzione della prestazione secondo gli usi, essa può essere desunta dalle pratiche commerciali, di settore o individuali, che si sviluppano tra gli imprenditori commerciali (Scognamiglio, 115)

L'avviso dell'iniziata esecuzione

L'accettante deve dare «prontamente» avviso al proponente dell'iniziata esecuzione, ex art. 1327, comma 2 c.c. e, in mancanza, è tenuto al risarcimento del danno in favore dello stesso. Circa la natura di tale avviso, si è molto discusso in dottrina come in giurisprudenza.

Appare sostanzialmente pacifico che l'avviso in questione non abbia natura negoziale, essendo un atto dovuto (Mirabelli, 64), il cui adempimento da parte dell'oblato avviene mediante la semplice spedizione al proponente: la responsabilità per danni, conseguente all'omesso avviso dell'inizio di esecuzione, ha natura contrattuale ex art. 1218 c.c., attenendo all'inadempimento di un'obbligazione di fonte legale (Mirabelli, 65) e, mentre secondo un primo orientamento (Scognamiglio, 121), i danni in questione andrebbero vanno identificati in quelli che il proponente ha subito per non avere avuto tempestiva notizia della conclusione del contratto, secondo una diversa impostazione il danno andrebbe identificato in quello che il proponente ha risentito per essersi trovato, senza saperlo, vincolato ad un contratto (Mirabelli, 65). Per una terza soluzione, infine, il danno andrebbe individuato in quello che il proponente ha patito per aver fatto conto sulla mancata formazione del contratto (Roppo, 3).

La giurisprudenza qualifica l'avviso come atto giuridico in senso stretto (Cass. n. 1885/1965; Cass. n. 773/1956)

La natura dell'esecuzione

Si è indugiato, in dottrina, sulla natura dell'esecuzione «anticipata» della prestazione. Secondo una prima opinione (Mirabelli, 61), si verserebbe in presenza di un'ipotesi di accettazione tacita; all'opposto, v'è chi (Messineo, 871) ritiene che l'accettazione sarebbe comunque espressa e dovrebbe essere ravvisata nell'atto di avviso che l'oblato comunica al proponente: il contratto si concluderebbe, pertanto, solo a seguito dell'avviso dell'iniziata esecuzione. Secondo altri autori (Sacco, 39), invece, la fattispecie in esame prescinde da qualsivoglia manifestazione di volontà dell'oblato, nel senso che il comportamento esecutivo non rileva come attuazione di una volontà di costui volontà di impegnarsi, ma come attuazione dell'ipotesi prevista e regolata nella proposta contrattuale che, a propria volta, si atteggia come dichiarazione negoziale con cui il proponente, oltre ad impegnarsi in conformità ai principi generali, già predispone un regolamento negoziale a carico dell'oblato, ove costui si spinga ad operare nella sfera giuridica del primo. Per un orientamento parzialmente specificativo di quello appena esaminato, infine, la fattispecie andrebbe collocata nell'ambito nell'ambito della gestione di affari altrui, in base alla quale il comportamento positivo dell'oblato costituirebbe un'ipotesi di ingerenza, che trova una regolamentazione vincolante nel precetto predisposto dal soggetto della sfera giuridica in cui tale ingerenza si è verificata (Sacco, 86)

L'esecuzione «anticipata» in difetto di una delle tre ipotesi ex art. 1327 c.c.

Allorché, infine, pur non versandosi in alcuna delle ipotesi contemplate dall'art. 1327 c.c., il contratto venga comunque eseguito a prescindere dalla risposta e successivamente venga dato avviso dell'avvenuta esecuzione, nella convinzione che tale dichiarazione configuri l'avviso di cui al comma 2 dell'art. 1327, tale avviso può assumere, in presenza di elementi univoci, il valore di accettazione della proposta, stante il fondamentale principio di conservazione del contratto, di cui all'art. 1367 c.c. (Cass. S.U., n. 5139/1997): venuto meno, per difetto dei presupposti, lo schema dell'art. 1327 c.c., è infatti possibile, in applicazione del principio utile per inutile non vitiatur, valutare il comportamento delle parti come univocamente diretto alla conclusione del contratto, tenuto conto dei canoni ermeneutici di cui agli artt. 1362 ss. c.c., in base ai quali il giudice può andare anche al di là delle espressioni letterali usate dalle parti, purché sia rispettata l'intenzione dei contraenti, posto che l'unica alternativa ipotizzabile sarebbe quella di ritenere un simile contratto mai concluso, non sussistendo né valida accettazione, ai sensi dell'art. 1326 c.c., né valida esecuzione, ai sensi dell'art. 1327 c.c. In senso conforme Trib. Modena 9 luglio 2013.

Competenza e giurisdizione

Come anticipato supra, ai sensi dell'art. 1327, comma 1, c.c. è chiarito che il contratto è «concluso nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione».

Così, ad esempio, si è precisato che: a) il forum contractus, che individua la competenza ai sensi dell'art. 20 c.p.c., deve intendersi, allorché si verta in ipotesi di contratto di trasporto e salvo che non siano previste preventive prestazioni accessorie a carico del trasportatore, coincidente con quello del luogo in cui avviene il caricamento della merce da trasportare, poiché in tale luogo si verifica l'inizio dell'esecuzione del contratto (Cass. III, n. 16446/2009. Cfr. anche Cass. III, n. 21516/2004); b) nelle vendite da piazza a piazza stipulate fra commercianti ed aventi per oggetto merce per sua natura destinata al commercio, ogni qual volta l'ordinazione venga fatta mediante moduli di commissione predisposti da parte venditrice, ai fini della conclusione del contratto, basta che ne sia data esecuzione, consegnando la merce al vettore e allo spedizioniere per l'inoltro all'acquirente, con la conseguenza che, qualora non vi sia prova di una preventiva risposta di accettazione, luogo di conclusione del contratto, per la determinazione della competenza territoriale, è quello in cui è avvenuta la detta consegna (Cass. III, n. 453/2007); c) ai fini della competenza territoriale in ordine alla controversia relativa al rapporto di agenzia, il luogo di nascita del rapporto medesimo deve essere individuato in quello in cui, ai sensi dello art. 1326 c.c., si è perfezionato il contratto con la conoscenza da parte del proponente dell'accettazione da parte dell'agente della proposta, mentre non può assegnarsi rilevanza al luogo d'inizio dell'esecuzione della prestazione dell'agente, salvo che, ai sensi dell'art. 1327 dello stesso codice, il contratto, per espressa richiesta del proponente (l'onere della cui prova grava sull'agente), debba avere esecuzione senza preventiva risposta (Cass. L, n. 6508/1990).

I contraenti possono, tuttavia, consensualmente stabilire, ai fini della competenza per territorio, il momento ed il luogo nel quale il contratto deve ritenersi concluso, non avendo le normali regole dettate all'uopo dal c.c. carattere cogente (Cass. III, n. 3170/1963).

In tema di giurisdizione, invece, merita di essere segnalata Cass. S.U., n. 4634/2007 per la quale il requisito della forma scritta richiesto dall'art. 23 del Regolamento n. 44/2001/CE (ora abrogato dal Regolamento n. 1215/2012/UE) per la clausola di proroga della giurisdizione in favore di uno degli Stati aderenti è rispettato sia in caso di accettazione scritta della clausola, sia nel caso in cui il contratto si sia concluso per accettazione tacita, mediante la sua esecuzione, a norma dell'art. 1327 c.c., se il rapporto stesso sia stato preceduto da operazioni commerciali in cui la clausola stessa risulti regolarmente accettata per iscritto e non vi siano elementi che possano giustificare la presunzione di una volontà contraria a tale ininterrotta prassi negoziale

Regole comuni alle tre ipotesi disciplinate dall'art. 1327 c.c.

La conclusione del contratto nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione senza la preventiva risposta dell'accettante presuppone non solo sussistenza di una delle ipotesi tassativamente previste da detta norma, ma anche la puntuale conformità dell'esecuzione alla proposta, con la conseguenza che, ove quest'ultima condizione faccia difetto, non è applicabile la norma predetta, ma quella generale di cui al comma 5 dell'art. 1326 dello stesso codice, per cui «una accettazione non conforme alla proposta equivale a nuova proposta», la quale ultima, affinché possa ritenersi raggiunto l'accordo delle parti e perfezionato il contratto, deve essere a propria volta accettata dall'originario proponente anche mediante un comportamento concludente

In applicazione di tale principio, ad esempio, Cass. L, n. 1032/1991, ha ritenuto, con riferimento ad un rapporto di agenzia, che la consegna ai clienti, effettuata dal preponente, di quantitativi di merci inferiori a quelli risultanti dagli ordini, trasmessi dallo agente, non concretasse un inizio di esecuzione, ai sensi dell'art. 1327, comma 1, c.c., dei contratti promossi dall'agente medesimo, configurandosi tale ridotta consegna come modifica della proposta di cui alla «copia-commissione». Cass. II, n. 2451/1980, invece, ha chiarito che la circostanza che il venditore invii alla controparte un quantitativo di merce maggiore di quello ordinatogli non esclude che il consenso dell'acquirente possa manifestarsi attraverso un comportamento concludente, ravvisabile, secondo l'insindacabile apprezzamento del giudice del merito, anche in un contegno omissivo e, al limite, nel concorso di peculiari circostanze e situazioni oggettive, persino nel silenzio serbato da chi abbia interesse a contraddire e si trovi nella possibilità di farlo.

La fattispecie in esame, infine, non è compatibile con le figure negoziali che richiedono una forma solenne: sicché, poiché i contratti di cui sia parte una P.A. (anche se agente iure privatorum) richiedono la forma scritta ad substantiam, questa non può riguardare la sola dichiarazione negoziale della P.A. ma coinvolge anche la controparte negoziale, dovendosi pertanto escludere la conclusione di contratti secondo il modello di cui all'art. 1327 c.c. (Cass. II, n. 20033/2016; Cass. I, n. 12316/2015; App. Milano III, n. 534/2023).

È, tuttavia, recentemente intervenuta, a parziale precisazione di tale consolidato orientamento Cass. S.U., n. 20684/2018, la quale ha chiarito che l'azienda speciale di ente pubblico territoriale, in ragione della natura imprenditoriale dell'attività svolta e della sua autonomia organizzativa e gestionale rispetto allo stato e agli enti locali da cui è partecipata, pur appartenendo al sistema con il quale la P.A. gestisce i servizi pubblici che abbiano per oggetto produzioni di beni e attività rivolte a soddisfare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunità locali, non può qualificarsi, ai fini della normativa sulla forma dei contratti di cui agli artt. 16 e 17 del r.d. n. 2440/1923 P.A. in senso stretto, con la conseguenza che per i suoi contratti non è imposta la forma scritta ad substantiam, né sono vietate la stipula per facta concludentia o mediante esecuzione della prestazione ex art. 1327 c.c. vigendo, al contrario, il principio generale della libertà della forme di manifestazione della volontà negoziale..

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