Codice Civile art. 1421 - Legittimazione all'azione di nullità.Legittimazione all'azione di nullità. [I]. Salvo diverse disposizioni di legge [1903], la nullità può essere fatta valere da chiunque vi ha interesse [100 c.p.c.] e può essere rilevata d'ufficio dal giudice [2379]. InquadramentoL'interesse generale sotteso all'accertamento di una forma di invalidità grave come la nullità giustifica la disciplina dettata dalla norma in esame che, da un lato, sancisce la legittimazione a proporre la relativa azione in capo a chiunque ne abbia interesse e, da un altro, consente al giudice il rilievo d'ufficio di tale vizio LegittimazioneL'azione volta all'accertamento della nullità di un negozio giuridico può, pertanto, essere proposta anche da soggetti terzi rispetto alle parti contraenti. Tuttavia, con riferimento alla domanda (o all'eventuale eccezione) di nullità di un contratto, mentre per le parti contraenti l'interesse ad agire è "in re ipsa", in dipendenza dell'attitudine del contratto di cui si invoca la nullità ad incidere nella loro sfera giuridica, il terzo deve dimostrare la sussistenza di un proprio concreto interesse alla declaratoria di nullità (Cass. II, n. 2670/2020). Nondimeno la possibilità, prevista dalla norma in esame, di dedurre la nullità del negozio da parte di chiunque vi abbia interesse, non esime l'attore dal dimostrare la sussistenza di un proprio concreto ed attuale interesse ad agire, il quale è posto a presidio di un uso responsabile del processo ed, al contempo, è manifestazione del principio di economia processuale —, ovvero della possibilità di conseguire un risultato concretamente rilevante, in vista della tutela di una lesione non meramente potenziale, ottenibile mediante il processo e l'intervento necessario di un giudice (cfr. Cass. sez. lav., n. 18819/2018: nella specie, la S.C. ha ritenuto che dalla domanda avente ad oggetto la mera nullità del termine apposto ai contratti di arruolamento non sarebbe derivata alcuna conseguenza favorevole nella sfera giuridica del lavoratore, limitatosi a denunciare in astratto il ragionamento della sentenza impugnata senza indicare in concreto quali sarebbero stati i maggiori emolumenti derivanti dall'unificazione dei singoli contratti a tempo determinato) Rilevabilità d'ufficio del vizioSecondo l'impostazione tradizionale, i poteri del giudice sulla rilevabilità d'ufficio della nullità del contratto devono essere coordinati con il principio della domanda di cui agli artt. 99 e 112 c.p.c., sicché la deduzione in giudizio della nullità del contratto legittima il giudice a valersi del rilievo d'ufficio, purché la pretesa azionata sia afferente a tale contratto, salva, in difetto di formale domanda, l'esclusione della formazione del giudicato sulla questione (Sacco, 844). La giurisprudenza più recente ritiene, invece, che il rilievo ex officio di una nullità negoziale deve ritenersi consentito in tutte le ipotesi in cui il giudice risulti investito di una domanda di risoluzione, annullamento, rescissione del contratto senza, per ciò solo, negarsi la diversità strutturale di queste ultime sul piano sostanziale, poiché tali azioni sono disciplinate da un complesso normativo autonomo e omogeneo, non incompatibile, strutturalmente e funzionalmente, con la diversa dimensione della nullità contrattuale (Cass. S.U., n. 26242/2014; conf., da ultimo, Cass. II, n. 21418/2018). In tale prospettiva, è stato precisato che il potere di rilievo officioso della nullità del contratto spetta anche al giudice investito del gravame relativo ad una controversia sul riconoscimento di una pretesa che supponga la validità ed efficacia del rapporto contrattuale oggetto di allegazione — e che sia stata decisa dal giudice di primo grado senza che questi abbia prospettato ed esaminato tali validità ed efficacia, né le parti ne abbiano discusso — trattandosi di questione afferente ai fatti costitutivi della domanda ed integrante, perciò, un'eccezione in senso lato, rilevabile d'ufficio anche in appello,exart. 345 c.p.c. (Cass. VI, n. 19161/2020; Cass. VI, n. 19251/2018). Per altro verso, il potere di rilievo d'ufficio delle invalidità negoziali postula che il giudice innanzi al quale sia stata proposta domanda di accertamento della nullità di un contratto o di una singola clausola contrattuale ha il potere-dovere di rilevare d'ufficio — previa instaurazione del contraddittorio sul punto — l'esistenza di una causa di nullità diversa da quella prospettata, che abbia carattere portante ed assorbente e che emerga dai fatti allegati e provati o comunque dagli atti di causa, salvo che non si tratti di nullità a regime speciale (Cass. S.U., n. 26242/2014; conf., tra le altre, Cass. sez. lav., n. 20388/2018, che ha confermato la sentenza di merito che, pur in assenza di contestazione specifica della lavoratrice, aveva dichiarato la nullità del termine apposto al contratto per mancata prova delle ragioni tecnico-organizzative e sostitutive addotte dal datore di lavoro). La distinta disciplina delle nullità cd. di protezione, sottende l'orientamento per il quale non incorre nel vizio di omessa pronuncia il giudice d'appello che non proceda a rilevare d'ufficio una nullità di «protezione» per motivi diversi da quelli denunciati nel primo grado del giudizio, in assenza di puntuale impugnazione (Cass. III, n. 11259/2018: nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza con la quale il giudice di secondo grado aveva rigettato la domanda di nullità di un contratto di «leasing» ai sensi degli artt. 33, comma 2, lett. l), e 36, comma 2, lett. c), d.lgs. n. 206/2005 (codice del consumo), senza verificare d'ufficio se tali clausole potessero considerarsi vessatorie sotto altri aspetti). Peraltro, gli orientamenti che si registrano nell'attuale giurisprudenza di legittimità non appaiono univoci, essendosi affermato che non è consentita al ricorrente la tardiva deduzione di un vizio del procedimento disciplinare non fatto valere nell'atto introduttivo né al giudice rilevare d'ufficio una ragione di nullità del licenziamento diversa da quella eccepita dalla parte, salvo che si tratti di modifica relativa alla sola qualificazione giuridica dello stesso fatto denunciato (Cass. sez. lav., n. 7687/2017). Più in generale, occorre ricordare l'incontroverso principio secondo cui l'eccezione di parte e la rilevabilità d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio della nullità del contratto devono coordinarsi con i principi fondamentali del processo tra i quali, oltre il principio della domanda e della disposizione delle prove, quello della preclusione derivante dal giudicato interno (Cass. n. 6480/1987; Cass. n. 3341/1984). Casistica Nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo ottenuto da una banca nei confronti di un correntista, la nullità delle clausole del contratto di conto corrente bancario che rinviano alle condizioni usualmente praticate per la determinazione del tasso d'interesse o che prevedono un tasso d'interesse usurario è rilevabile anche d'ufficio, ai sensi dell'art. 1421 c.c., qualora vi sia contestazione, anche per ragioni diverse, sul titolo posto a fondamento della richiesta di interessi, senza che ciò si traduca in una violazione dei principi della domanda e del contraddittorio, i quali escludono che, in presenza di un'azione diretta a far valere l'invalidità di un contratto, il giudice possa rilevare d'ufficio la nullità per cause diverse da quelle dedotte dall'attore (Cass. I, n. 1341/2017). In sede di opposizione a decreto ingiuntivo per spese condominiali, mentre non possono farsi valere questioni attinenti all'annullabilità della delibera di approvazione dello stato di ripartizione, spettando al giudice dell'opposizione verificare la perdurante efficacia della delibera sottesa al decreto ingiuntivo emesso, può invece, rilevarsi la nullità, anche d'ufficio, non essendo questa valida ed efficace e trovando perciò applicazione l'art. 1421 c.c. in tema di rilevabilità d'ufficio della nullità dei contratti, trattandosi di vizio afferente ad elementi costitutivi della domanda (Cass. VI, n. 13689/2018, fattispecie in cui l'opponente aveva rilevato la nullità della delibera che aveva derogato ai criteri di riparto ex art. 1123 c.c. senza l'unanimità). L'inosservanza del requisito della specifica approvazione per iscritto di una clausola onerosa (art. 1341 c.c.) può essere fatta valere solo dal contraente aderente e può essere rilevata d'ufficio ex art. 1421 c.c. soltanto a favore del predetto contraente protetto e non già anche dell'altra parte, mentre la nullità di una clausola onerosa senza specifica approvazione scritta dell'aderente non può essere invocata dal predisponente (Cass. II, n. 20205/2017; Trib. Torino VIII, 9 gennaio 2018, n. 24). La causa petendi dell'azione proposta dal lavoratore per contestare la validità e l'efficacia del licenziamento va individuata nello specifico motivo di illegittimità dell'atto denunciato nel ricorso introduttivo, con la conseguenza che costituisce inammissibile domanda nuova la prospettazione, in sede di impugnazione, di un profilo di illegittimità non tempestivamente dedotto (Cass. lav., n. 10966/2025). Il principio per cui il giudice innanzi al quale sia stata proposta domanda di nullità contrattuale deve rilevare d'ufficio, ove emergente dagli atti, l'esistenza di un diverso vizio di nullità, è suscettibile di applicazione estensiva anche all'avviso di selezione del datore di lavoro e alla relativa domanda volta a farne valere la nullità per la valenza discriminatoria, attesa la sua natura negoziale, la ricorrenza di un interesse generale tutelato e risultando la domanda di accertamento della nullità autodeterminata in relazione al "petitum" (Cass. lav., n. 10328/2023, la quale, in applicazione di tale principio, ha annullato la sentenza di merito che aveva escluso la rilevabilità d'ufficio della nullità, per la discriminazione operata tra lavoratori "part-time" e "full-time", degli avvisi di selezione relativi all'accesso alle progressioni professionali orizzontali, avendo le lavoratrici dedotto la suindicata nullità sulla diversa discriminazione di genere). La nullità del contratto di fideiussione stipulato a valle di un'intesa restrittiva della concorrenza, posta in essere in violazione della l. n. 287 del 1990, può essere rilevata d'ufficio in ogni stato e grado del processo, purché sia stato prodotto il provvedimento sanzionatorio emesso dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che non può considerarsi fatto notorio ai sensi e per gli effetti dell'art. 115, comma 2, c.p.c. (Cass. III, n. 863/2025). La nullità delle clausole del contratto di fideiussione contrastanti con gli artt. 2, comma 2, lett. a), della l. n. 287 del 1990 e 101 del TFUE, si estende all'intero contratto solo nel caso di interdipendenza del resto del contratto dalla clausola o dalla parte nulla, con la conseguenza che è precluso al giudice rilevare d'ufficio l'effetto estensivo della nullità, essendo onere della parte che ha interesse alla totale caducazione provare tale interdipendenza (Cass. III, n. 6685/2024 che, in applicazione del principio, ha rigettato il ricorso con cui era dedotta la violazione dell'art. 1421 c.c. per l'omesso rilievo d'ufficio della nullità integrale del contratto derivante dalla pattuizione di clausole di deroga all'art. 1957 c.c. e di "reviviscenza" e di "sopravvivenza", riproduttive di quelle di cui ai nn. 2, 6 e 8 dello schema ABI del 2003). Effetti della decisioneLa sentenza che dichiara la nullità è di mero accertamento, poiché si limita a rilevare un fatto giuridicamente rilevante che preesiste alla verifica giudiziale, in quanto il contratto nullo è improduttivo di effetti per il solo fatto che sia nullo, non già in ragione di una pronuncia costitutiva dell'invalidità, come accade per la categoria dell'annullabilità (Bianca, 591). Le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato il principio per il quale la «rilevazione» ex officio delle nullità negoziali (sotto qualsiasi profilo, anche diverso da quello allegato dalla parte, ed altresì per le ipotesi di nullità speciali o «di protezione») è sempre obbligatoria, purché la pretesa azionata non venga rigettata in base ad una individuata «ragione più liquida», e va intesa come indicazione alle parti di tale vizio, mentre la loro «dichiarazione», ove sia mancata un'espressa domanda della parte pure all'esito della suddetta indicazione officiosa, costituisce statuizione facoltativa (salvo per le nullità speciali, che presuppongono una manifestazione di interesse della parte) del medesimo vizio, previo suo accertamento, nella motivazione e/o nel dispositivo della pronuncia, con efficacia, peraltro, di giudicato in assenza di sua impugnazione (Cass. S.U., n. 26242/2014). Anche in dottrina si è osservato che il giudicato sulla declaratoria di validità copre tutte le cause di nullità, ivi comprese quelle non dedotte, sicché è possibile proporre nel corso del giudizio nuove cause di invalidità (Verde, 115).. BibliografiaAlbanese, Non tutto ciò che è «virtuale» è razionale: riflessioni sulla nullità del contratto, in Europa e dir. priv., 2012, n. 2, 503; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; D'Amico, Nullità non testuale, in Enc. dir. (Annali), Milano, 2011, IV, 825; De Nova, Conversione del negozio nullo, in Enc. Giur., Roma, 1988; Irti, La nullità come sanzione civile, in Contr. e impr., 1987, 543; Mantovani, La nullità e il contratto nullo, in Tratt. contr., a cura di Roppo, IV, Rimedi - 1, a cura di Gentili, Milano, 2006; Passagnoli, Nullità speciali, Milano, 1995; Russo, Profili evolutivi della nullità contrattuale, Napoli, 2008; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Scalisi, Il contratto in trasformazione. Invalidità e inefficacia nella transizione al diritto europeo, Milano, 2011; Tommasini, Nullità (dir. priv.), in Enc. dir., XXVIII (Milano, 1978), 509; Trimarchi, Appunti sull'invalidità del negozio giuridico, Temi, 1955, 200 ss.; Villa, Contratto e violazione di norme imperative, Milano, 1993 |