Codice Civile art. 1427 - Errore, violenza e dolo.InquadramentoI vizi del consenso che possono determinare l'annullamento del contratto sono individuati, dalla disposizione in esame, nell'errore, nella violenza e nel dolo. Si tratta di anomalie che intervengono sul processo di formazione della volontà, alterando l'espressione del consenso in modo libero e consapevole, nel senso che, ove siano integrate, si riscontra una determinazione volitiva diversa da quella che sarebbe emersa qualora la deviazione non avesse avuto luogo (Mirabelli, 527) Profili generaliI vizi della volontà riguardano i soli negozi giuridici, anche se di carattere unilaterale, e non anche i cd. atti giuridici in senso stretto. La S.C. ha sottolineato che poiché i vizi del consenso sono cause non di nullità ma di annullamento del contratto l'invalidità ad essi conseguente non è rilevabile d'ufficio, ma deve essere fatta valere dalla parte il cui consenso è viziato, perché dato per errore o estorto con violenza o carpito con dolo (Cass. III, n. 772/1965). Ne deriva che l'eccezione di annullabilità del contratto per vizio del consenso, a fronte della pretesa attrice di riconoscimento della piena validità ed efficacia del contratto stesso, integra un'eccezione in senso stretto (Cass. n. 2403/1983). Peraltro, il giudizio sulla sussistenza o meno dell'errore quale vizio di consenso e dei suoi requisiti si risolve in un apprezzamento di fatto che si sottrae al sindacato della S.C. se sorretto da congrua e corretta motivazione (Cass. III, n. 155/1967). Sotto un distinto profilo, occorre poi considerare che quando più negozi posti in essere contestualmente ovvero in successione temporale siano fra loro collegati, perché voluti dalle parti in un rapporto di vincolo teleologico e di reciproca interdipendenza per la realizzazione di una funzione unitaria, le vicende attinenti alla validità ed efficacia dell'uno, comprese quelle derivanti da vizi del consenso, si ripercuotono necessariamente sugli altri (Cass. n. 5503/1981; Cass. n. 1993/1979). Nella recente elaborazione giurisprudenziale, è stato chiarito che, in tema di interpretazione del contratto, la "giustizia contrattuale", intesa come conformità dell'assetto degli interessi delle parti ai principi generali dell'ordinamento, non comporta una valutazione della convenienza economica del contratto, rientrando quest'ultima nella sfera dell'autonomia privata dei contraenti, sicché il controllo operato dal giudice sul regolamento degli interessi voluto dalle parti è diretto a verificare essenzialmente il suo mancato contrasto con l'utilità sociale dell'iniziativa economica privata, garantita dall'art. 41, comma 2, Cost., e non può essere esteso a sindacare l'adeguatezza delle clausole pattuite a garantire l'equilibrio delle prestazioni o le aspettative economiche di uno dei contraenti, in assenza di fattori, come la debolezza o la pressione economica, incidenti sulla formazione della volontà negoziale (Cass. n. 7205 del 2025). BibliografiaBarcellona, voce Errore (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1966; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 1.1. e 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Torino, 1983; Funaioli, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. dir., Milano, 1964; Gentili, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Messineo, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1958; Piazza, voce Convalida del negozio giuridico, in Enc. giur., Roma, 1988; Pietrobon, voce Errore (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Prosperetti, Contributo alla teoria dell'annullabilità del negozio giuridico, Milano, 1983; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Tommasini, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Trabucchi, voce Dolo (dir. civ.), in Nss. D.I., Torino, 1960 |