Codice Civile art. 1512 - Garanzia di buon funzionamento.

Cesare Taraschi

Garanzia di buon funzionamento.

[I]. Se il venditore ha garantito per un tempo determinato il buon funzionamento della cosa venduta, il compratore, salvo patto contrario, deve denunziare al venditore il difetto di funzionamento entro trenta giorni dalla scoperta, sotto pena di decadenza [2964 ss.]. L'azione si prescrive in sei mesi dalla scoperta.

[II]. Il giudice, secondo le circostanze, può assegnare al venditore un termine per sostituire o riparare la cosa in modo da assicurarne il buon funzionamento, salvo il risarcimento dei danni [1223 ss.].

[III]. Sono salvi gli usi i quali stabiliscono che la garanzia di buon funzionamento è dovuta anche in mancanza di patto espresso [174 trans.].

Inquadramento

La garanzia di buon funzionamento mira a rafforzare la tutela del compratore e, pertanto, opera in modo autonomo e indipendente rispetto alle regole proprie della garanzia per vizi ex art. 1490 c.c. e di quella per mancanza di qualità ex art. 1497 c.c., che concorrono con la prima (Cass. II, n. 695/2000).

La clausola contrattuale di cui all'art. 1512 c.c. che eventualmente si limiti a sancire la sola garanzia voluta dalle parti, con esclusione di quella stabilita dall'art. 1490 c.c., è però soggetta a specifica approvazione per iscritto ai sensi dell'art. 1341 c.c., siccome limitativa della responsabilità del venditore (Cass. II, n. 4474/1988). Se, invece, è inserita in un contratto stipulato da un professionista con un consumatore, è senz'altro inefficace ex art. 36 d.lgs. n. 206/2005.

La garanzia di buon funzionamento non si esaurisce in una qualunque riparazione della cosa, che la faccia nuovamente funzionare, o in una qualunque sostituzione della cosa stessa, purché effettuata con altra funzionante, ma è assolta quando la riparazione sia tale da riportare la cosa nello stato di efficienza che avrebbe avuto, durante il periodo di garanzia, altra cosa dello stesso tipo e perfettamente funzionante, ovvero quando alla cosa non funzionante ne venga sostituita altra dello stesso tipo e nelle identiche condizioni di quella originariamente acquistata (Cass. II, n. 873/1977).

Inoltre, la garanzia opera nei soli casi in cui il cattivo funzionamento dipenda da cause preesistenti alla vendita (Luminoso, 161). Secondo un orientamento, la garanzia opererebbe anche nel caso di cattivo funzionamento determinato da cause posteriori al contratto, purché, naturalmente, non imputabili esclusivamente al compratore (Greco, Cottino, 365). Se il compratore fa valere la garanzia in esame, la scelta fra la riparazione e la sostituzione, da esercitarsi entro un termine fissato dal giudice, è rimessa al venditore, sempre che la riparazione possa ritenersi adeguata al difetto manifestatosi; decorso inutilmente tale termine, al compratore non rimarrà che avvalersi dei normali mezzi di tutela predisposti contro l'inadempimento (Carpino, 289; Bianca, 313).

Il compratore non può più avvalersi della garanzia di buon funzionamento quando abbia già domandato la risoluzione. Si ritiene, però, che qualora il compratore, pur in presenza della garanzia di buon funzionamento, esperisca una delle azioni edilizie di cui all'art. 1492 c.c., al venditore sia comunque concesso di chiedere al giudice l'assegnazione di un termine per la sostituzione o riparazione della cosa (Cass. II, n. 3257/1983; contra Cass. III, n. 5155/1981).

In ogni caso, delle azioni edilizie il compratore potrà avvalersi anche quando sia decaduto dalla possibilità di azionare la garanzia in esame.

Secondo la più recente dottrina, tuttavia, in relazione alla vendita a consumatori di beni di consumo, e tenendo conto della definizione di «garanzia convenzionale ulteriore» di cui all'art. 128, comma 2, lett. c) d.lgs. n. 206/2005, l'art. 1512 c.c. è divenuta norma superflua in relazione all'art. 130 d.lgs. n. 206/2005 — nella parte in cui si prevede la possibilità, per il compratore, di ottenere la sostituzione o la riparazione della cosa — ed inapplicabile per quanto statuito dall'art. 132 del medesimo d.lgs., per quanto attiene ai termini di decadenza e prescrizione. La norma in commento potrebbe, invece, trovare integrale applicazione nel caso di difetti che si manifestino, sempre entro il termine convenuto di validità della garanzia, ma oltre i due anni dalla consegna del bene, entro i quali è limitata la responsabilità del venditore ai sensi del citato art. 132 (Zaccaria, De Cristofaro, La vendita dei beni di consumo, 32 ss.).

Ambito applicativo

Secondo la dottrina, la garanzia di buon funzionamento può essere pattuita nella vendita di qualsiasi bene che si presti ad essere sostituito o riparato, comprese le costruzioni immobiliari ed i beni consumabili (Bianca, 309).

In senso contrario, la giurisprudenza ha sostenuto che la garanzia in esame postula che si tratti di beni i quali, anche se non rientranti necessariamente nella categoria delle macchine, siano destinati a durare nel tempo ed abbiano una propria funzionalità strumentale suscettibile, ove venga meno, di essere eventualmente ripristinata mediante riparazione, sicché essa non si attaglia alla vendita di cose consumabili, come nel caso di animali vivi destinati alla macellazione (Cass. II, n. 8126/2000), oppure di vernice di cui sia garantita l'aderenza per un certo tempo (Cass. III, n. 3165/1968, secondo cui quest'ultima ipotesi rientrerebbe nella garanzia delle qualità promesse, di cui all'art. 1497 c.c.).

La garanzia può, inoltre, operare nel contratto atipico e complesso a causa mista in cui risultino applicabili le norme sulla vendita (Cass. II, n. 8153/2000, in relazione ad una fornitura congiunta di hardware e software).

Nelle cose composte, la clausola contenente la garanzia di buon funzionamento può essere limitata a una singola parte della cosa, continuando, per le altre, ad applicarsi le regole ordinarie della garanzia per vizi e per mancanza di qualità.

La garanzia in esame dev'essere, però, tenuta distinta dalla clausola di buon funzionamento, frequente nella vendita di prodotti standardizzati, predisposta dal fabbricante del prodotto, dalla quale sorge un rapporto diretto tra produttore e consumatore al quale il venditore rimane estraneo, rapporto che di per sé non limita né esclude la garanzia per vizi che il compratore può far valere, ex lege, verso il proprio venditore (Luminoso, Vendita, in Digesto, 650).

Prova del cattivo funzionamento

Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, attraverso la garanzia di buon funzionamento il venditore assume un'obbligazione di risultato (Cass. III, n. 23060/2009), sicché mentre al compratore sarà sufficiente dare prova del mancato risultato (e non anche della causa di esso), il venditore potrà liberarsi della sua responsabilità soltanto dando prova che il cattivo funzionamento è stato causato da fatti sopravvenuti, imputabili al compratore, ad un terzo o al caso fortuito (Cass. II, n. 5039/1978). Incombe, inoltre, sul compratore l'onere di dimostrare che il cattivo funzionamento si è verificato nel termine di durata della garanzia, mentre spetta al venditore provare la decadenza dalla garanzia per tardiva denuncia del difetto (Cass. III, n. 3755/1979).

La responsabilità del venditore prescinde dall'eventuale dolo o colpa: la rilevanza di questi ultimi opera esclusivamente, secondo la dottrina prevalente, ai fini del risarcimento del danno, che comprende il cd. interesse positivo (Carpino, 288; Bianca, 305; contra Rubino, 879, secondo cui sia la garanzia che il risarcimento del danno prescindono dalla colpa). In conseguenza della liberazione del compratore dall'onere di identificazione delle cause del cattivo funzionamento, il venditore è anche responsabile per le cause ignote (Bocchini, La vendita di cose mobili, in Comm. S.B., 1994, 150).

La giurisprudenza ritiene che l'obbligo del venditore di sostituire o riparare la cosa, per assicurarne il normale funzionamento, non escluda quello del pieno risarcimento del danno (Cass. III, n. 2328/1972), e che il risarcimento del danno prescinda dalla colpa del venditore (Cass. III, n. 1852/1974).

Fondamento e durata della garanzia

La garanzia in esame può avere fondamento sia dagli usi, sia da un patto contrattuale, e pertanto, in quest'ultimo caso, può essere invocata solo previa deduzione e dimostrazione dell'esistenza di un tale patto nel contratto di compravendita (Cass. III, n. 23060/2009).

Essa si deve riferire, a pena di nullità, ad un periodo di tempo determinato (Bonfante, 85; Mirabelli, 149; Rubino, 874; contra Bianca, 307, per il quale detta clausola, in mancanza della determinazione del tempo, non sarebbe nulla, ma da intendersi nel senso che il venditore si obbliga a sostituire o riparare la cosa che risulti inidonea ad un uso minimo secondo criteri di normalità).

Anche la giurisprudenza ha sostenuto che la garanzia di buon funzionamento non ha effetto se manca la determinazione del tempo della sua durata, salva rimanendo l'ordinaria garanzia di legge, soggetta ai termini e condizioni di cui all'art. 1495 c.c. (Cass. II, n. 6033/1995).

Si esclude che la garanzia in esame possa essere opposta al compratore in via d'eccezione oltre il termine previsto, non essendo qui richiamato il principio di cui all'art. 1495, comma 3 c.c.

L'istanza con la quale il produttore di un bene chiede l'accertamento tecnico preventivo dei vizi di esso, lamentati dall'utilizzatore, notificata al solo venditore del medesimo, non è atto idoneo, ai sensi dell'art. 2943 c.c., ad interrompere la prescrizione del diritto dell'utilizzatore, surrogatosi nei diritti del compratore, al buon funzionamento del bene stesso (Cass. III, n. 3294/1999).

Si è, altresì, precisato che il potere della parte di disporre delle eccezioni di prescrizione e decadenza dell'azione di garanzia si limita agli elementi costitutivi delle eccezioni stesse, ossia al decorso del tempo e alla volontà di profittare del conseguente effetto estintivo, mentre non concerne l'individuazione del tipo di garanzia applicabile, che è compito del giudice determinare, eventualmente riqualificando la fattispecie dedotta in giudizio da garanzia di buon funzionamento, soggetta ai termini ex art. 1512 c.c., a garanzia edilizia, soggetta ai termini ex art. 1495 c.c. (Cass. II, n. 21463/2012).

L'obbligazione del venditore di risarcimento del danno al compratore (in caso di mancata restituzione della cosa da riparare o sostituire, ad es. perché perita) integra un debito di valore, come tale soggetto a rivalutazione monetaria (Cass. III, n. 5740/1986).

Bibliografia

Bianca, La vendita e la permuta, in Tr. Vas., 1993; Bocchini, La vendita di cose mobili, in Tr. Res., 2000; Bonfante, Il contratto di vendita, in Tr. Galgano, 1991; Carpino, La vendita, in Tr. Res., 1984; Greco, Cottino, Vendita, in Comm. S.-B., 1981; Luminoso, I contratti tipici e atipici, Milano, 1995; Mirabelli, Della vendita, in Comm. UTET, 1991; Rubino, La compravendita, in Tr. Cicu-Messineo, 1971

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