Codice Civile art. 1645 - Riconsegna del bestiame.

Francesco Agnino

Riconsegna del bestiame.

[I]. Nel caso previsto dall'articolo 1642, al termine del contratto l'affittuario deve restituire bestiame corrispondente per specie, numero, sesso, qualità, età e peso a quello ricevuto. Se vi sono differenze di qualità o di quantità contenute nei limiti in cui esse possano ammettersi avuto riguardo ai bisogni della coltivazione del fondo, l'affittuario deve restituire bestiame di uguale valore. Se vi è eccedenza o deficienza nel valore del bestiame, ne è fatto conguaglio in danaro tra le parti, secondo il valore al tempo della riconsegna.

[II]. La disposizione del comma precedente si applica anche se, all'inizio dell'affitto, l'affittuario ha depositato presso il locatore la somma che rappresenta il valore del bestiame.

[III]. Si applica altresì la disposizione del terzo comma dell'articolo 1640.

[IV]. Sono salvi [le disposizioni delle norme corporative e] (1) i patti diversi.

(1) Le disposizioni richiamanti le norme corporative devono ritenersi abrogate in seguito alla soppressione dell'ordinamento corporativo.

Inquadramento

La norma è conseguenza della previsione dell'art. 1642 e prevede la possibilità di compensare le eventuali differenze di valore tra le scorte consegnate in dotazione e quelle rimanenti alla riconsegna.

Valutazione dell'inadempimento

In tema di affitto di fondi rustici, ai fini dell'accertamento dell'esistenza e gravità d'un inadempimento del conduttore in relazione al mantenimento delle scorte nel fondo ed all'impiego nella sua coltivazione del letame del bestiame, assume rilevanza decisiva lo stabilire, avuto riguardo alle concrete modalità della consegna del bestiame da parte del locatore, se il conduttore abbia acquistato la proprietà delle scorte (come accade nel caso di consegna eseguita con le modalità previste dagli artt. 1645, comma 3, e 1640, comma 3, c.c.) o se queste siano rimaste di proprietà del locatore (come accade nei casi previsti dagli artt. 1642 e 1645, comma 2, c.c.), giacché, nella prima ipotesi, ove l'affittuario alieni il bestiame, occorre valutare se tale alienazione abbia fatto venir meno la concreta destinazione al servizio del fondo dei mezzi necessari alla sua coltivazione secondo i principi della buona tecnica agraria (artt. 1618, c.c.), mentre nella seconda, costituendo le scorte la dotazione del fondo, che deve essere mantenuta per tutta la durata del rapporto (artt. 1640, comma 1, e 1642, c.c.), la loro asportazione produce una radicale modificazione, che l'affittuario non può operare unilateralmente senza incorrere in un inadempimento contrattuale (Cass. n. 324/1990).

Secondo le disposizioni di cui agli artt. 1640-1645 c.c., di carattere integrativo in quanto applicabili salvo diversa regolamentazione pattizia, nell'affitto di fondi rustici la proprietà delle scorte esistenti nei fondi stessi — che rappresentano gli instrumenta fundi del diritto romano — passa all'affittuario qualora — trattandosi di scorte vive, e in particolare di bestiame di allevamento — la loro consegna sia stata effettuata dal locatore del loro valore, (art. 1645, comma 3, in relazione all'art. 1640, comma 3, c.c.) in tal caso l'affittuario, avendone acquistato la proprietà, può anche revocare la destinazione del bestiame al servizio del fondo ma dovrà introdursi altro bestiame in sostituzione di quello ricevuto, stante l'obbligo, posto a suo carico dall'art. 1618 c.c., di destinare al servizio della cosa concessagli in affitto i mezzi necessari per la gestione di essa secondo le regole della buona tecnica agricola. In tale ipotesi, alla fine del rapporto, sorge poi a carico dell'affittuario l'obbligazione alternativa di provvedere al pagamento di una somma di danaro, pari al valore ricevuto, oppure di restituire le scorte in natura per un valore corrispondente alla stima oppure di restituire le scorte parte in natura e parte in danaro e, pur non essendo necessario che il bestiame corrisponda per qualità a quello ricevuto, occorre, tuttavia, che esso sia idoneo a servire di dote al fondo, con riguardo alle sue caratteristiche colturali, considerato il richiamo contenuto nel comma 3 dell'art. 1640 c.c. alla facoltà di restituire «scorte» in natura. Tale idoneità deve poi sussistere anche nel corso del rapporto di affitto, sia in correlazione alla indicata facoltà di restituzione sia per il su accennato obbligo di cui all'art. 1618 c.c.

Qualora, invece, la consegna delle scorte vive esistenti nel fondo sia stata effettuata dal locatore mediante la loro descrizione, e cioè con indicazione della specie, del numero, del sesso, dell'età della qualità e del peso, le scorte rimangono di proprietà del locatore. Tale tipo di consegna, in cui l'eventuale versamento di una somma di danaro corrispondente al valore del bestiame risultante dalla stima, da parte dell'affittuario, deve considerarsi effettuato a titolo di garanzia reale, con correlativo obbligo di restituzione a carico del locatore al momento della riconsegna delle scorte, in pendenza del rapporto, tra l'altro, consente all'affittuario di disporre soltanto dei singoli capi di bestiame, mantenendo, però, nel fondo la dotazione necessaria (art. 1641, c.c.), impone l'utilizzazione del letame esclusivamente nella coltivazione del fondo (art. 1644, comma 2, c.c.) e al termine del contratto determina l'obbligo della riconsegna del bestiame, secondo quanto stabilito nell'art. 1645 comma 1, c.c. corrispondente a quello specificato all'atto della consegna, anche qualora all'inizio dell'affitto l'affittuario abbia depositato presso il locatore la somma che ne rappresenta il valore (art. 1645, comma 2, c.c.).

Le dette scorte possono poi costituire pertinenze, sotto il profilo soggettivo, qualora la loro destinazione al servizio del fondo sia stata effettuata dal proprietario o dal titolare di altro diritto reale sul fondo stesso (art. 817, comma 2, c.c.) e, come tali, possono anche formare oggetto di separati atti o rapporti giuridici; perché tale situazione si verifichi è però necessario che il proprietario della cosa principale abbia disposto separatamente della pertinenza con atto anteriore a quello avente per oggetto la cosa principale — per cui non sorge il detto vincolo di destinazione — oppure che da un unico atto, riguardante la cosa principale e la pertinenza, risulti in modo non equivoco la volontà di disporre di queste ultime in modo diverso, trovando applicazione, in caso contrario, il principio generale posto dall'art. 818, comma 1, c.c., secondo cui gli atti e i rapporti giuridici che hanno per oggetto la cosa principale comprendono anche le pertinenze se non è diversamente disposto.

Da quanto sopra risulta che, ai fini dell'esistenza dell'inadempimento dell'affittuario in relazione al mantenimento delle scorte nel fondo e, in particolare, all'obbligo di impiegare nel fondo il letame del bestiame, nonché per la valutazione della gravità dell'inadempimento, assume rilevanza decisiva l'accertamento della proprietà delle scorte in relazione alle disposizioni di legge citate, con particolare riferimento all'art. 1618 c.c. se le scorte siano di proprietà dell'affittuario e agli artt. 1640-1645 c.c. qualora la proprietà di esse sia invece rimasta al locatore. Infatti, nella prima ipotesi occorre valutare se l'alienazione del bestiame da parte dell'affittuari, abbia fatto venir meno la destinazione, da parte dello affittuario medesimo, dei mezzi necessari per la conduzione del fondo secondo i principi della buona tecnica agraria; nella seconda, costituendo le scorte la dotazione del fondo che deve essere mantenuta per tutta la durata del rapporto (art. 1640, comma 1 e 1642 c.c.) la loro asportazione produce una modificazione radicale che l'affittuario, come ritenuto dalla Corte di cassazione (Cass. n. 3284/1979), non può operare unilateralmente senza incorre in inadempimento contrattuale.

E, per le considerazioni innanzi svolte, ai fini dell'accertamento della proprietà delle scorte, è necessario che il giudice del merito compia una approfondita indagine diretta ad interpretare la volontà delle parti, anche in riferimento alle clausole del contratto di affitto, avente per oggetto sia il fondo che il bestiame, e con specifico riguardo alle modalità della consegna di questo, effettuata in base alla indicazione del solo valore oppure con «descrizione».

Bibliografia

Barraso, Di Marzio, Falabella, La locazione, Padova, 1988; Barraso, Di Marzio, Falabella, La locazione, contratto, obbligazione, estinzione, Torino, 2010; Bianca, Diritto civile, III, Milano, 2000; Carrato, Scarpa, Le locazioni nella pratica del contrato e del processo, Milano, 2010; Cuffaro, Calvo, Ciatti, Della locazione. Disposizioni generali. Artt. 1571-1606, Milano, 2014; Gabrielli, Padovini, Le locazioni di immobili urbani, Padova, 2005; Grasselli, La locazione di immobili nel codice civile e nelle leggi speciali, Padova, 2005.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario