Codice Civile art. 1689 - Diritti del destinatario.Diritti del destinatario. [I]. I diritti nascenti dal contratto di trasporto verso il vettore spettano al destinatario dal momento in cui, arrivate le cose a destinazione o scaduto il termine in cui sarebbero dovute arrivare, il destinatario ne richiede la riconsegna al vettore [1691 3]. [II]. Il destinatario non può esercitare i diritti nascenti dal contratto se non verso pagamento al vettore dei crediti derivanti dal trasporto [2761 1] e degli assegni da cui le cose trasportate sono gravate [1692]. Nel caso in cui l'ammontare delle somme dovute sia controverso, il destinatario deve depositare la differenza contestata presso un istituto di credito [251 trans.]. InquadramentoSe il trasporto deve essere eseguito a favore di un destinatario diverso dal mittente, esso configura un contratto a favore di terzo: pertanto, il diritto del terzo si consolida quando questi chiede la consegna, analogamente a quanto accade con la dichiarazione del terzo di voler profittare della stipula. Risarcimento del danno e legittimazioneIn tema di contratto di trasporto o di vendita con spedizione, la legittimazione a domandare il risarcimento del danno per inesatto adempimento del vettore spetta, ai sensi dell'art. 1689 c.c., al destinatario che, una volta giunta la merce a destinazione, ne richieda la consegna, così esercitando un potere di fatto su di essa (Cass. n. 27116/2023, nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che, ritenendo unitario il contratto di trasporto e spedizione seppur avente ad oggetto una pluralità di colli, aveva ravvisato l'ipotesi del cd. svincolo simbolico, avendo il destinatario manifestato di voler aderire al contratto ricevendo parte dei beni, così esercitando un potere di fatto su di essi). In tema di contratto di trasporto ed anche nell'ipotesi di vendita con spedizione, la legittimazione a domandare il risarcimento del danno per inesatto adempimento nei confronti del vettore spetta, alternativamente, al destinatario od al mittente, a seconda che i danni abbiano esplicato i loro effetti nella sfera patrimoniale dell'uno o dell'altro (Cass. n. 24400/2010, nella specie, relativa a vendita internazionale, la S.C. ha affermato che il vettore principale e submittente era legittimato a chiedere il risarcimento dei danni, essendo stato dimostrato che lo stesso aveva tacitato le ragioni del destinatario e sopportato le conseguenze dell'inesatto adempimento del subvettore, per perdita parziale del carico). In tema di trasporto di cose, qualora una parte del carico sia andata perduta o sia rimasta danneggiata, ed il destinatario abbia chiesto ed ottenuto la riconsegna della restante parte, trova applicazione l'art. 1689 comma 1 c.c. in forza del quale i diritti nascenti dal contratto di trasporto verso il vettore spettano al destinatario, non al mittente. Fra tali diritti deve comprendersi quello al risarcimento del danno conseguente a detta perdita od avaria, atteso che al destinataria stesso, divenuto creditore iure proprio della prestazione cui per contratto è tenuto il vettore, allorché, arrivate le cose a destinazione, o scaduto il termine in cui sarebbero dovute arrivare, provveda a richiederne la riconsegna, non può non riconoscersi, per il caso di inadempimento, la spettanza della prestazione riparatoria dell'inadempimento medesimo e della violazione degli interessi regolati dal contratto (Cass. n. 1034/1978). Peraltro, si è affermato che nell'ipotesi di assicurazione del carico contro la perdita e le avarie occorse durante il trasporto, per stabilire la titolarità del diritto all'indennizzo per la merce trasportata, occorre considerare l'incidenza del pregiudizio conseguente alla perdita ovvero al deterioramento delle cose trasportate, per cui la legittimazione del destinatario sussiste, ai sensi dell'art. 1689, solo dal momento in cui, arrivate le cose a destinazione o scaduto il termine in cui sarebbero dovute arrivare, lo stesso ne abbia richiesto la riconsegna la vettore (Cass. n. 2094/2008). Tale corollario discende dalla circostanza che nel contratto di trasporto di cose, dal momento in cui il destinatario richiede al vettore la consegna della merce, egli subentra di diritto al mittente nei diritti nascenti dal contratto di trasporto verso il vettore ed altresì nell'obbligo di pagare al vettore i crediti derivanti dal trasporto, tra i quali in primo luogo, l'obbligo di corrispondere al vettore il corrispettivo del trasporto, a prescindere dall'esistenza di eventuali «assegni», ovvero crediti del mittente verso il destinatario, gravanti sulla merce; se il vettore effettua la consegna senza pretendere il contemporaneo pagamento del corrispettivo del trasporto dal destinatario, incorre nella perdita dell'azione verso il mittente, anche se non perde quella nei confronti del destinatario (Cass. n. 18300/2003). In tema di contratto di trasporto di merci, il vettore che, obbligatosi ad eseguire il trasporto delle cose dal luogo di consegna a quello di destinazione in contratto, si avvale dell'opera di altro vettore, con il quale conclude in nome e per conto proprio, risponde della regolarità dell'intero trasporto nei confronti del caricatore e del mittente, restando obbligato anche per il ritardo, la perdita o l'avaria imputabili al subvettore; poiché, peraltro, nell'ambito dello stipulato contratto di subtrasporto, egli assume la qualità di submittente in caso di perdita delle cose, egli può far valere la responsabilità risarcitoria del subvettore indipendentemente dal fatto che il mittente abbia esperito o meno azione di danni nei suoi confronti (Cass. n. 13374/2018; Cass. n. 19050/2003). La nozione di garanzia propria ed impropria è stata fissata da tempo nella giurisprudenza di questa Corte, la quale ha individuato nella prima una correlazione fra i due rapporti caratterizzati dall'identità del titolo, o, quanto meno, da una connessione intrinseca ed obiettiva che li rende interdipendenti e nella seconda una correlazione estrinseca ed eventuale. Più precisamente si ha garanzia propria quando domanda principale e domanda di garanzia abbiano in comune lo stesso titolo o quando si verifichi una connessione obiettiva tra i titoli delle due domande ovvero quando sia unico il fatto generatore della responsabilità prospettata con l'azione principale e con quella di garanzia; si ha garanzia impropria quando il convenuto tenda a riversare le conseguenze del proprio inadempimento su un terzo in base ad un titolo diverso da quello dedotto con la domanda principale ovvero in base ad un titolo connesso al rapporto principale solo in via occasionale o di fatto (ex plurimis, Cass. n. 5478/1998; Cass. n. 979/1992). Non è ravvisabile garanzia propria bensì impropria quando il vettore sia chiamato a rispondere dei danni da perdita o avaria delle cose trasportate in base al contratto di trasporto ed esso chieda al subvettore di rivalerlo in base al contratto di subtrasporto, trattandosi di rapporti diversi, tra i quali non esiste alcuna relazione che giustifichi la trattazione unitaria delle cause. Vale in proposito considerare che nel trasporto di merci concordato dal mittente con un unico vettore che si avvalga dell'opera di altro vettore, con il quale stipuli un contratto di subtrasporto (fattispecie diversa da all'art. 1700 c.c.), il primo vettore risponde della regolarità dell'intero trasporto nei confronti del caricatore e del mittente, restando obbligato anche per il ritardo, la perdita o l'avaria che siano imputabili al subvettore (Cass. n. 7217/1991); esso, peraltro, in qualità di submittente nell'ambito del contratto di subtrasporto può fare valere la responsabilità del subvettore indipendentemente dal fatto che il mittente abbia esperito azione di danni nei suoi confronti (Cass. n. 4728/1992). La giurisprudenza (Cass. n. 19225/2013) ha chiarito che il «trasporto di cose, quando il destinatario è persona diversa dal mittente, è un contratto tra mittente e vettore, parti in senso tecnico del contratto, a favore del terzo destinatario. Ma, a differenza del contratto a favore di terzo nel quale i diritti del terzo nascono, ex art. 1411 c.c., quando questi, a partire dal momento della stipulazione del contratto, dichiara di volerne profittare — nel caso di contratto tra mittente e vettore a favore del destinatario, i diritti e gli obblighi del destinatario verso il vettore nascono con la consegna delle cose a destinazione o con la richiesta di consegna, scaduto il termine in cui le cose sarebbero dovute arrivare (art. 1689 c.c.). Sino a quel momento, il contratto è efficace nei confronti del mittente/stipulante e a questo fanno capo i diritti nei confronti del vettore/promittente. Dopo quel momento sorgono diritti e doveri reciproci tra vettore e destinatario (art. 1689, comma 2 c.c.). Il vettore può esigere i crediti dal destinatario al momento della riconsegna e, i crediti per il rimborso delle spese e il pagamento del corrispettivo del trasporto. Se il vettore esegue la consegna senza pretendere dal destinatario il pagamento di quanto dovuto per il trasporto, incorre nella perdita dell'azione verso il mittente, salva l'azione verso il destinatario (art. 1692 c.c.). La richiamata disciplina avente il diverso oggetto delle tariffe c.d. a forcella non dispone alcuna deroga a tale normativa. Logicamente si tratta di profili disponibili, e spesso nella prassi commerciale la deroga all'art. 1692 c.c., discende dalle note clausole «franco porto», o equivalenti, che, in ipotesi, risultino essere pattuite. Sotto altro aspetto deve valutarsi se l'eccezione di cui all'art. 1692 c.c., inerente alla titolarità passiva del rapporto obbligatorio sia sollevabile o meno con i motivi di appello. La condivisibile giurisprudenza delle Sezioni Unite ha concluso, di recente, che la carenza di titolarità, attiva o passiva, del rapporto controverso, è rilevabile di ufficio dal giudice se risultante dagli atti di causa (Cass. S.U., n. 2951/2016). È stato chiarito come il fatto che la questione dell'effettiva titolarità attiva e passiva del rapporto dedotto attenga al merito, rientrando nel problema della fondatezza della domanda, ossia della verifica della sussistenza del diritto quale fatto valere in giudizio, non significa che la difesa con la quale il convenuto neghi la sussistenza della titolarità costituisca un'eccezione in senso stretto. Anzi, attenendo appunto alla fondatezza della pretesa quale formulata, essa dev'essere verificata officiosamente dal giudice, come logico in base alle risultanze di causa. Motivo per cui l'eccezione del convenuto di non essere titolato passivo sarà anch'essa una mera difesa, in quanto tale non preclusa neppure in appello dall'art. 345 c.p.c. Come spiegato dalle Sezioni Unite «è vero», poi, «che l'art. 167 c.p.c., comma 1, chiede al convenuto di proporre nella comparsa di risposta tutte le difese prendendo posizione sui fatti posti dall'attore fondamento delle domande, ma tale disposizione, contrariamente a quanto sancito nel comma successivo, non prevede decadenza. Pertanto, la questione che non si risolva in un'eccezione in senso stretto può essere posta dal convenuto anche oltre quel termine e può essere sollevata d'ufficio dal giudice. Essa può anche essere oggetto di motivo di appello, perché l'art. 345, comma 2 c.p.c. prevede il divieto di nuove eccezioni che non siano rilevabili anche d'ufficio». In tal senso deve escludersi che vi fosse preclusione, ex art. 345 c.p.c., a sollevare in appello l'eccezione fondata sull'art. 1692 c.c., afferente alla carenza di effettiva titolarità passiva del rapporto obbligatorio, così evitando — come è appena il caso di osservare — un giudicato interno sul punto. Deve al contempo rilevarsi che le citate Sezioni Unite precisano come «la presa di posizione assunta dal convenuto con la comparsa di risposta, può avere rilievo, perché può servire a rendere superflua la prova dell'allegazione dell'attore in ordine alla titolarità del diritto. Ciò avviene nel caso in cui il convenuto riconosca il fatto posto dall'attore a fondamento della domanda oppure nel caso in cui articoli una difesa incompatibile con la negazione della sussistenza del fatto costitutivo». Sicché, il contratto di trasporto di cose, quando il destinatario è persona diversa dal mittente, si configura come contratto tra mittente e vettore a favore del terzo destinatario, in cui i diritti e gli obblighi del destinatario verso il vettore nascono con la consegna delle cose a destinazione o con la richiesta di consegna, che integra la «dichiarazione di volerne profittare», ai sensi dell'art. 1411 c.c., e segna il momento in cui il destinatario fa propri gli effetti del contratto, da tale momento potendosi il vettore rivolgere solo a lui per il soddisfacimento del credito di rimborso e corrispettivo (Cass. n. 11744/2018). Nella giurisprudenza di legittimità relativa agli artt. 1689 e 1692 c.c. è da lungo tempo chiaro che il contratto di trasporto di cose, quando il destinatario è persona diversa dal mittente, è un contratto tra mittente e vettore, parti in senso tecnico del contratto, a favore del terzo destinatario. Ma, a differenza del contratto a favore di terzo — nel quale i diritti del terzo nascono, ex art. 1411 c.c., quando questi, a partire dal momento della stipulazione del contratto, dichiara di volerne profittare — nel caso di contratto tra mittente e vettore a favore del destinatario, i diritti e gli obblighi del destinatario verso il vettore nascono con la consegna delle cose a destinazione o con la richiesta di consegna, scaduto il termine in cui le cose sarebbero dovute arrivare (art. 1689, c.c.). Sino a quel momento, il contratto è efficace nei confronti del mittente/stipulante e a questo fanno capo i diritti nei confronti del vettore/promittente. Dopo quel momento sorgono diritti e doveri reciproci tra vettore e destinatario (art. 1689, comma 2 c.c.). Il vettore può esigere i crediti dal destinatario al momento della riconsegna e, in primo luogo, e per quello che rileva nella specie, i crediti per il rimborso delle spese e il pagamento del corrispettivo del trasporto. Se il vettore esegue la consegna senza pretendere dal destinatario il pagamento di quanto dovuto per il trasporto, incorre nella perdita dell'azione verso il mittente, salva l'azione verso il destinatario (1692 c.c.). La disciplina positiva, quindi, fa coincidere la dichiarazione di interesse proprio con il momento in cui il destinatario, ricevendo la riconsegna delle cose, fa propri definitivamente gli effetti del contratto. La circostanza che, sovente, nei contratti di trasporto di cose, si preveda una clausola, c.d. di porto assegnato o assegno del porto, in forza della quale il mittente rimette il pagamento del trasporto, trasferendo il relativo debito, al destinatario, il quale — secondo lo schema della delegazione di pagamento, art. 1269 c.c. — non è obbligato a pagare, ma è onerato se intende ricevere le cose trasportate, non autorizza a ritenere, come sembra prospettare la ricorrente, che in mancanza di regolazione pattizia è necessaria la dichiarazione del terzo/destinatario di volerne profittare ai sensi dell'art. 1411 c.c., affinché sorgano diritti e obblighi del destinatario, in mancanza della quale resterebbe obbligato lo stipulante/mittente. Una simile interpretazione contrasterebbe con la disciplina codicistica, che, invece, collega la nascita degli obblighi (e dei diritti) del terzo/destinatario al momento in cui questi (con l'accettazione della riconsegna dei beni o con la richiesta) fa propri gli effetti del contratto stipulato dal mittente a suo favore (art. 1689 c.c.), e ne fa conseguire la liberazione contestuale del mittente, potendosi il vettore rivolgere solo al destinatario per il soddisfacimento del proprio credito (art. 1692 c.c.). In tema di contratto di trasporto di cose (che si configura come contratto a favore di terzi) il destinatario, dopo che abbia chiesto o comunque ricevuto la consegna della merce, acquista tutti i diritti nascenti dal contratto, compreso quello al risarcimento del danno subito dal carico, a prescindere dal pagamento dei crediti relativi al trasporto (tra le varie Cass. n. 4650/1999). Al riguardo, muovendo dall'assimilazione del contratto di trasporto al contratto a favore di terzo, le sezioni unite hanno ritenuto che ha ritenuto che, una volta che le cose sono arrivate a destinazione ed il destinatario ne ha chiesto la consegna o le ha ricevute, diventa creditore iure proprio della prestazione, cui il vettore è tenuto per contratto (Cass. S.U., n. 1034/1978). La S.C. ha considerato che i diritti acquistati dal destinatario non possono ricevere una tutela minore in relazione al fatto che si è verificato mutamento di titolare e ha aggiunto che, se il mittente conserva la veste di parte contrattuale pure dopo che il destinatario ha acquistato i diritti nascenti dal contratto, ciò non può indurre a negare a questo ultimo il diritto all'id quod interest in caso di inadempimento, attesa la funzione vicaria dell'obbligazione di risarcimento rispetto alla prestazione posta a carico del vettore ex art. 1687 c.c. A questo indirizzo si è attenuta la giurisprudenza successiva di legittimità (Cass. n. 9369/1997) e bisogna attenersi, confermando che il destinatario — terzo beneficiano del contratto di trasporto — dopo che abbia chiesto o comunque ricevuto la consegna della merce, acquista tutti i diritti nascenti dal contratto, compreso quello al risarcimento del danno subito dalla merce, a prescindere dal pagamento dei crediti relativi al trasporto (Cass. n. 3692/1994). Naturalmente, il destinatario può trasferire ad altri, anche al mittente, i propri diritti, ma in tale caso l'acquirente ha legittimazione derivata e ad essa deve fare riferimento nell'esercizio delle azioni. Eventuali accordi o riconoscimenti, che intervengano tra mittente e vettore in ordine ai diritti nascenti dal contratto, sono, invece, inidonei ad incidere sulla legittimazione, provenendo da soggetti privi di poteri dispositivi. BibliografiaFlamini, Osservazioni critiche sul concorso tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del vettore, in Dir. trasporti, 2002, 813 e ss.; Geri, La responsabilità tra vettore e spedizioniere, in Riv. giur. circ. e trasp. 1984, 625; Grigoli, Sui limiti della prestazione dello spedizioniere, in Giust. civ. 1986, I, 2107; La Torre, La definizione del contratto di trasporto, Napoli, 2000; Paolucci, Il trasporto di persone, Torino, 1999; Vaccà, Diligenza e professionalità dello spedizioniere, in Resp. civ. e prev. 1986, 642. |