Codice Civile art. 1900 - Sinistri cagionati con dolo o con colpa grave dell'assicurato o dei dipendenti.Sinistri cagionati con dolo o con colpa grave dell'assicurato o dei dipendenti. [I]. L'assicuratore non è obbligato per i sinistri cagionati da dolo o da colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, salvo patto contrario per i casi di colpa grave [1917]. [II]. L'assicuratore è obbligato per il sinistro cagionato da dolo o da colpa grave delle persone del fatto delle quali l'assicurato deve rispondere. [III]. Egli è obbligato altresì, nonostante patto contrario, per i sinistri conseguenti ad atti del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, compiuti per dovere di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore [1914 3]. InquadramentoLe previsioni di cui all'art. 1900 costituiscono una limitazione ex lege del rischio assicurabile sotto il profilo causale. La norma stabilisce che gli atti dolosi sono in assoluto inassicurabili, gli atti colposi sono assicurati, gli atti gravemente colposi sono esclusi dalla copertura salvo patto contrario. L'art. 1900 ha dato luogo a problemi di tipo interpretativo con riferimento alla delimitazione dell'ambito della colpa grave. In dottrina esistono diversi orientamenti in ordine al fondamento della disposizione in esame. Secondo una prima impostazione la norma sarebbe un corollario necessario del principio indennitario, in quanto se fosse possibile assicurare il sinistro causato da dolo dell'assicurato, questi avrebbe un interesse positivo all'avveramento del sinistro (Buttaro, 1958, 490; Fanelli, in Tr. C. M. 1973, 115 Salandra, in Comm. S.B., 1966, 290). Secondo un orientamento più recente, invece, il fondamento dell'art. 1900 andrebbe ricercato nel principio di responsabilità o in quello di autoresponsabilità, ovvero nella necessità di evitare che la garanzia assicurativa crei l'interesse alla provocazione del sinistro (La Torre, 128). È controverso se la norma in esame possa trovare applicazione anche in tema di assicurazione sulla vita, ovvero di assicurazione contro gli infortuni comprensiva dell'evento morte. Il dolo o la colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiarioL'opinione maggioritaria in dottrina reputa che sia sufficiente per l'applicazione dell'art. 1900 il dolo generico (La Torre, 129), ovvero il comportamento cosciente e volontario di causare il sinistro anche per fini diversi dall'ottenimento dell'indennizzo (Donati, 131). La colpa grave consiste, invece, nell'omesso impiego di quel minimo di diligenza proprio anche delle persone scarsamente avvedute o nel comportamento di chi, pur senza la volontà di provocare il danno, operi con straordinaria ed inescusabile imprudenza o diligenza o come omessa osservanza minima della diligenza. La colpa grave non deve inoltre essere commisurata (come, invece, nella previsione di cui all'art. 1176, comma 2) ad una particolare onere di diligenza in relazione alla natura dell'attività svolta dall'assicurato (Cass. I, n. 2995/1994). La giurisprudenza di merito ha, ad esempio, ritenuto che: - lasciare una macchina incustodita all'interno di un parcheggio e con le chiavi infilate è una condotta gravemente colposa, ed esonera l'assicuratore, contro il furto, dall'obbligo di pagamento dell'indennizzo, ex art. 1900 (Trib. Roma XII, 30 giugno 2002); - l'omissione di una condotta particolarmente scrupolosa, quale chiudere sotto-chiave gli oggetti di valore all'interno di un ufficio, al quale possano accedere solo soggetti determinati, non integra gli estremi della colpa grave, che è necessaria per escludere la copertura assicurativa furto (Trib. Milnao XII, n. 9030/2017); - l'assicuratore risponde del furto di un'autovettura posteggiata dal proprietario a breve distanza, senza mai perderla di vista, con il motore acceso e la chiave inserita (Trib. Savona, 14 marzo 2007); - non è indennizzabile il furto di autoveicolo, commesso previo furto in appartamento delle chiavi del box ove il veicolo era custodito, ove risulti che il furto in appartamento sia stato agevolato dalla condotta del proprietario, il quale abbia dimenticato le chiavi di casa inserite nella parte esterna della serratura (Trib. Roma, 18 marzo 2004); - la circostanza che il furto della vettura assicurata, regolarmente chiusa a chiave, sia avvenuto previa asportazione delle relative chiavi dall'interno dell'abitazione dell'assicurato, al momento non chiusa a chiave, ma con all'interno un familiare dello stesso, non integra gli estremi della colpa grave dello stesso assicurato, idonea ad escludere la garanzia assicurativa (Trib. Cagliari, 27 agosto 2002). Se il contraente, l'assicurato o il beneficiario sono una persona giuridica, la colpa grave o il dolo vanno verificati in relazione alla persona fisica che ne abbia la rappresentanza, eventualmente anche di fatto (Salandra, in Comm. S.B., 1966, 280) Nesso di causalità La giurisprudenza ha chiarito che il principio di cui all'art. 1900, secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente e con colpa grave del beneficiario, trova applicazione anche quando la condotta dell'assicurato caratterizzata dal dolo o dalla colpa grave non sia stata la causa unica del verificarsi dell'evento dannoso, in quanto ai fini del nesso causale fra la detta condotta ed il danno trova applicazione il principio della condicio sine qua non, temperato da quello della regolarità causale, secondo il disposto degli artt. 40 e 41 c.p. (Cass. VI, n. 9448/2015). Ne consegue che, quando l'evento è derivato da una pluralità di comportamenti commissivi od omissivi, tra cui un comportamento colposo dell'assicurato, è sufficiente per negare l'estensione della polizza accertare che, se detto comportamento non si fosse verificato, l'evento non si sarebbe prodotto (Cass. III, n. 7763/2005). Onere della prova L'onere della prova in ordine alla sussistenza del dolo o della colpa grave dell'assicurato grava sull'assicuratore ex art. 2697 trattandosi di causa impeditiva o estintiva del diritto all'indennizzo (Cass. civ. III, n. 7242/2005). L'assicuratore può assolvere l'onere probatorio a suo carico mediante la produzione, nel giudizio civile, delle prove raccolte nel giudizio penale svoltosi nei confronti del beneficiario e nel quale l'assicuratore sia rimasto assente, in quanto siffatte prove, anche se hanno valore meramente indiziario, possono essere poste dal giudice a base della decisione dopo averle sottoposte ad autonomo e rigoroso vaglio critico (Cass. I, n. 2005/1981). Derogabilità per le ipotesi di colpa grave L'art. 1900, comma 1, è derogabile a favore dell'assicurato: l'assicuratore può, quindi, assumere anche il rischio di sinistri causati da colpa grave (ma non anche da dolo) dell'assicurato, del contraente o del beneficiario. Tale patto deve essere espresso (Salandra, in Comm. S.B., 1966, 281). La deroga può avvenire anche a favore dell'assicuratore, ma in questo caso la clausola deve essere specificamente approvata per iscritto ex art. 1341, comma 2 (Cass. III, n. 4041/1990). Sinistri cagionati da dolo o colpa grave dei dipendenti o degli ausiliariIl secondo comma dell'art. 1900 fa riferimento alle persone indicate negli artt. 2047, 2048 e 2049 e, secondo alcuni autori, anche negli artt. 2051 e 2052 (Salandra, in Comm. S.B., 1966, 279). Nell'interpretazione di detta norma si contrappongono due scuole di pensiero che portano a soluzioni diverse. La corrente di pensiero che ravvisa in questa disposizione una applicazione del principio indennitario, ritiene che il secondo comma sia un corollario del primo e quindi che la colpa grave o il dolo dei soggetti individuati sono equiparabili a quelli di qualsiasi terzo. Da ciò discende che è indennizzabile non solo il sinistro causato da dipendenti o commessi dell'assicurato, ma anche quello causato da soggetti del cui operato debba rispondere l'assicurato, il contraente o il beneficiario (Fanelli, in Tr. C. M. 1973, 117). A tale impostazione ha recentemente aderito la giurisprudenza di legittimità (Cass. III, n. 1430/2015). Di contro, secondo un diverso orientamento il fondamento della previsione andrebbe ravvisato nel principio di responsabilità o autoresponsabilità, per cui non sarebbe indennizzabile il sinistro causato da dolo o colpa grave delle persone del cui operato debbano rispondere il contraente o il beneficiario (La Torre, 2007, 132). Nella prassi è diffusa l'applicazione di clausole contrattuali che prevedono l'esclusione della responsabilità dell'assicuratore per i sinistri derivati da dolo o colpa grave dei dipendenti, avendo il comma due dell'art. 1900 natura dispositiva (Buttaro, ult. cit.). Queste clausole necessitano della specifica approvazione ex art. 1341 (Cass. III, n. 1430/2015). Applicabilità della norma alle assicurazioni sulla vitaÈ controverso se la norma in esame possa trovare applicazione anche in tema di assicurazione sulla vita, ovvero all'assicurazione contro gli infortuni comprensiva dell'evento morte. Parte la dottrina lo nega sul presupposto che l'art. 1900 costituisce applicazione del principio indennitario ignoto alle assicurazioni sulla vita (Fanelli, in Tr. C. M., 1973, 115). Altra corrente di pensiero ne sostiene l'applicabilità specie in caso di omicidio della persona sulla cui vita è stato stipulato il contratto di assicurazione (La Torre, 2007, 129). Sinistri cagionati da doveri di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratoreIl terzo comma dell'art. 1900 contiene una deroga al principio enunciato nel primo comma, stabilendo che l'assicuratore è obbligato al pagamento dell'indennizzo per i sinistri causati da dolo o colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, compiuti per dovere di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore. Sinistri compiuti per solidarietà umana devono ritenersi quelli causati da una azione o omissione che, pur non essendo oggetto di un dovere giuridico, costituisce adempimento di un dovere morale dettato dalle regole della convivenza civile (La Torre, 133). I sinistri causati da atti compiuti nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore sono quelli causati da un tentativo di limitare i danni causati da un precedente evento pregiudizievole, ovvero quelli conseguenti ad un'opera di salvataggio (La Torre, ult. cit.). La disposizione in parola ha carattere inderogabile. BibliografiaButtaro, voce Assicurazione (contratto di), in Enc. dir., III, Milano, 1958; Buttaro, voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati, Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Martello, voce Mutue (società assicuratrici), in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, I, Padova, 2013; Santagata C., La fusione delle società assicuratrici, in Ass., 1989, I, 261; Scalfi, Assicurazione (contratto di), in Dig. comm., Torino, 1987. |