Codice Penale art. 518 ter - Appropriazione indebita di beni culturali 1Appropriazione indebita di beni culturali1 [I]. Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria di un bene culturale altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso è punito con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 516 a euro 1.500. [II]. Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata. [1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022.
competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d’ufficio InquadramentoL’art. 518-ter punisce l’appropriazione indebita di beni culturali ed è stato recentemente inserito all’interno del codice penale ad opera dell’art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis. Si tratta di una fattispecie di nuovo conio la cui formulazione riproduce quella già adottata per l’ipotesi “base” di appropriazione indebita di cui all’art. 646 c.p., specificando, però, l’oggetto materiale (i beni culturali in luogo del denaro o della cosa mobile) e prevedendo una pena più bassa (la reclusione da uno a quattro anni e la multa da euro 516 a euro 1.500 in luogo della reclusione da due a cinque anni e della multa da euro 1.000 a euro 3.000). La ratio della disposizione s’individua nell’esigenza di rafforzare gli strumenti di protezione dei beni culturali ricomprendendo nell’ambito del penalmente rilevante anche le condotte appropriative. In tal modo, infatti, il legislatore della riforma non solo ha colmato un vulnus normativo, ma ha assicurato una tutela più piena ed efficace e, di conseguenza, maggiormente rispondente al dettato costituzionale. La sua previsione come delitto autonomo, e non come circostanza aggravante dell’ipotesi base, sembrerebbe essere dovuta alla necessità di scongiurare un eventuale giudizio di bilanciamento degli elementi circostanziali. La formulazione speculare all’ipotesi base di appropriazione indebita ex art. 646 c.p. consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione al predetto delitto, tenendo conto della peculiarità dell’oggetto di reato. L’art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all’art. 518-ter nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l’applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l’inserimento dell’art. 25-septiesdecies all’interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l’art. 25- septiesdecies comma 2 prevede proprio per il delitto di cui all’art. 518-ter la sanzione pecuniaria da duecento a cinquecento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, del d.lgs. n. 231/2001 per una durata non superiore a due anni). Bene giuridicoTrattasi di reato plurioffensivo: cfr. sub art. 518-bis. Soggetti
Soggetto attivo Quello contemplato all’art. 518-ter è un reato comune: può essere, infatti, commesso da “chiunque” si trovi in quel particolare rapporto di signoria rispetto al bene culturale altrui. Più specificamente la norma identifica tale rapporto di signoria nel possesso, inteso nell’accezione tipica del diritto penale, che non corrisponde all’analogo istituto elaborato nell’ambito del diritto civile. Ai fini della configurabilità del delitto di appropriazione indebita, infatti, dottrina e giurisprudenza hanno chiarito che la definizione di possesso non deve essere individuata facendo riferimento al diritto civile, bensì in via autonoma. Il concetto di possesso, infatti, deve essere inteso in senso più ampio, tale da includere ogni detenzione del bene, a qualsiasi titolo, tale da consentire una signoria immediata sulla cosa al di fuori della diretta sorveglianza e disponibilità della stessa da parte del proprietario o di altri che vi abbiano un maggiore potere giuridico. Nell’ambito della sfera di applicazione della nozione penalistica di possesso rientrano, poi, vari tipi di detenzione, ad eccezione della c.d. mera detenzione per cui il soggetto che si appropri della cosa da lui precariamente detenuta senza averne la piena e diretta disponibilità commette il delitto di furto e non quello di appropriazione indebita. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 646. Soggetto passivo Il soggetto passivo s’individua nel oggetto privato (persona fisica e non) o nell’ente pubblico nei confronti del quale ed in danno del quale sia intervenuta l'interversione del titolo del possesso del ben culturale altrui. Elemento oggettivo
Oggetto materiale Oggetto materiale del delitto previsto dall’art. 518-ter è il bene culturale. Per la sua nozione cfr. sub art. 518-bis. Condotta Trattasi di reato a forma libera in quanto non sono previste particolari modalità di realizzazione della condotta criminosa. Quest’ultima, quindi, potrà assumere forma omissiva o commissiva e si concretizza nell’appropriarsi del bene culturale altrui, invertendo il possesso, inteso secondo l’accezione penalistica, in proprietà. Come il furto ex art. 518-bis, anche l’appropriazione indebita di beni culturali protegge, infatti, il bene (altrui) dalle azioni di spoglio, che si concretano specificamente nell’alienazione (a titolo oneroso o gratuito) o nella ritenzione della cosa d’arte mediante interversione del possesso. Elemento psicologico
Il dolo L'elemento soggettivo del reato è costituito dal dolo specifico, consistente nella coscienza del carattere culturale del bene e della sua altruità e nella volontà di appropriarsi dello stesso, posseduto a qualsiasi titolo. Il soggetto attivo, inoltre, deve essere consapevole di agire senza diritto e con la finalità specifica di trarre, per se o per altri, una qualsiasi illegittima utilità. Per quanto attiene alla nozione di profitto e a quella di ingiustizia cfr. sub art. 646. Consumazione e tentativo
Consumazione Si ha consumazione quando si verifica l'inversione del possesso in dominio dell'agente, ovvero nel momento in cui quest'ultimo abbia compiuto un atto di dominio (ad es. di alienazione del bene culturale), con la volontà espressa o implicita di tenere del bene culturale come proprio. Il reato, pertanto, non è escluso dall'intenzione del soggetto attivo di restituire la cosa o di risarcire il danno o dalla possibilità di recupero della stessa. Secondo la giurisprudenza l’appropriazione indebita è un reato istantaneo che si consuma nel momento stesso in cui l’agente compie l'atto di disposizione uti dominus con la volontà espressa o implicita di usare la cosa di cui ha il possesso come se fosse propria. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 646. Tentativo Parte della dottrina esclude la configurabilità del tentativo perché qualifica l’appropriazione indebita come reato insussistente, altra parte ammette la possibilità di realizzare il reato anche attraverso una pluralità di atti. Forme di manifestazione
Circostanze comuni
Circostanze speciali Il secondo comma dell’art. 518-ter riporta la medesima circostanza speciale prevista nell’ipotesi base dell’appropriazione in quanto stabilisce un aggravamento della pena se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario. La disposizione, pertanto, riporta una circostanza aggravante ad effetto comune in quanto si limita a prescrivere che la pena è aumentata. La nozione di deposito necessario non è contemplata nel codice civile vigente, la cui ricorrenza deve intendersi riferita a situazioni di fatto in virtù delle quali il soggetto passivo è costretto a dare la cosa propria in deposito. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 646. Al reato de quo, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all’art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all’art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia. Rapporti con altri reati
Appropriazione indebita Il delitto di pone in rapporto di specialità con l’appropriazione indebita comune in quanto l’oggetto materiale del reato è costituito dal bene culturale, che rientra nell’ambito della categoria generale delle cose mobili. ConfiscaCfr. sub art. 518-duodevicies. |