Codice Penale art. 518 sexies - Riciclaggio di beni culturali 1Riciclaggio di beni culturali1 [I]. Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce beni culturali provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da cinque a quattordici anni e con la multa da euro 6.000 a euro 30.000. [II]. La pena è diminuita se i beni culturali provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. [III]. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche quando l'autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto. [1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022. competenza: Trib. collegiale arresto: facoltativo fermo: consentito (1° comma); non consentito (2° comma) custodia cautelare in carcere: consentita (1 comma); non consentita (2 comma) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d’ufficio InquadramentoL'art. 518-sexies c.p. punisce il riciclaggio di beni culturali ed è stato recentemente inserito all'interno del codice penale ad opera dell'art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis. Il riciclaggio di beni culturali – come alcune fattispecie di cui ai precedenti e successivi articoli - è un delitto di nuovo conio la cui formulazione riproduce quella già adottata per l'ipotesi “base” di riciclaggio di cui all'art. 648 bis c.p., specificando, però, l'oggetto materiale (i beni culturali in luogo del denaro, dei beni o di altre utilità) e prevedendo una pena più severa (la reclusione da cinque a quattordici anni e la multa da euro 6.000 a euro 30.000 in luogo la reclusione da quattro a dodici anni e la multa da 5.000 euro a 25.000 euro). Il modello dell'ipotesi base del riciclaggio è seguito anche nei commi successivi della nuova disposizione, ove si dispone da un lato una diminuzione della pena legata alla provenienza dei beni culturali da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni e dall'altro l'applicabilità della fattispecie «quando l'autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto». Si segnala che diversamente dal riciclaggio “comune” nel corpo del testo della norma non sono state soppresse le parole «non colposo», che figurano dopo la parola «delitto», pertanto la condotta di reato deve avere ad oggetto solo beni culturali provenienti da delitto doloso. La formulazione speculare all'ipotesi base di ricettazione ex art. 648 bis c.p. consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione al predetto delitto, tenendo conto della peculiarità dell'oggetto di reato. La ratio della previsione di una fattispecie autonoma si rintraccia nella necessità di contrastare la circolazione ed il traffico illecito dei beni culturali, spesso consentito anche grazie a delle preventive operazioni di “lavaggio” del bene, finalizzate a una immissione dello stesso nel circuito lecito del commercio d’arte. Sovente, infatti, la criminalità investe su opere d’arte per riciclare il denaro “sporco” in quanto esse costituiscono “beni rifugio” per il loro valore universale, la non svalutazione economica, i quasi sempre facili occultamento e trasporto. In tal modo il legislatore della riforma ha voluto assicurare una tutela più piena ed efficace e, di conseguenza, maggiormente rispondente al dettato costituzionale ed europeo. L'art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all'art. 518-sexies nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l'inserimento dell'art. 25-duodevicies all'interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-duodevicies comma 1 prevede proprio per il delitto di cui all'art. 518-sexies la sanzione pecuniaria da cinquecento a mille quote e al comma 2 la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai sensi dell'articolo 16, comma 3 d.lgs. n. 231/01 se l'ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione del delitto di riciclaggio). Bene giuridicoCfr. sub art. 518-bis. Soggetti
Soggetto attivo Come l’ipotesi “base” il riciclaggio di beni culturali è un reato comune: soggetto attivo dello stesso può essere chiunque sostituisce o trasferisce beni culturali provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa. Autore del reato può, quindi, essere chiunque non abbia compiuto il reato presupposto o sia compartecipe dello stesso. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 648-bis. Soggetto passivo Cfr. sub art. 518-bis. Elemento oggettivo
. Oggetto materiale Oggetto materiale del delitto previsto dall'art. 518-ter è il bene culturale. Per la sua nozione cfr. sub art. 518-bis. Per l'espressione “beni culturali provenienti da delitto” cfr. sub art. 518-quater c.p. Condotta Il reato di cui all'art. 518-sexies, come nell'ipotesi base, si configura qualora il bene culturale provenga dalla precedente commissione di un altro delitto (nel caso di specie non colposo) e rientra nella categoria delle norme penali a più fattispecie: prevede, infatti, più condotte illecite che sono alternativamente equivalenti o fungibili ai fini della sua integrazione, essendo sufficiente il compimento di una sola tra quelle descritte. Trattasi di reato a forma libera in quanto realizzabile attraverso un ampio novero di condotte al cui interno è possibile ricondurre tutte quelle attività dirette a neutralizzare o comunque ad intralciare l'accertamento dell'origine illecita dei proventi ricavati dalle attività delittuose. La fattispecie, infatti, si articola in due ipotesi fattuali: la prima consiste nella sostituzione o nel trasferimento del bene culturale proveniente da specifici delitti non colposi. Specificamente la condotta di sostituzione consiste nella consegna del bene culturale in cambio di uno diverso. Si ha, invece, trasferimento quando l'intermediario, che è a conoscenza della provenienza illecita del bene culturale, lo trasferisce in altro luogo, in modo da renderne più difficile l‘identificazione. La seconda opera, invece, come clausola di chiusura della fattispecie, perché è volta ad incriminare qualsiasi condotta — distinta dalla sostituzione e dal trasferimento — che si esplica con delle modalità idonee a frapporre ostacoli all'identificazione del bene culturale di provenienza illecita specifica. In merito la giurisprudenza, valorizzando la natura del riciclaggio come reato a forma libera, ha ritenuto integrato il delitto nel caso di comportamenti diretti alla trasformazione parziale o totale del bene, ovvero ad ostacolare l'accertamento sull'origine della res, anche senza incidere direttamente, mediante alterazione die dati esteriori, sulla cosa in quanto tale (Cass. II, n. 17771/2014). Per approfondimenti, anche sul riciclaggio indiretto, cfr. sub art. 648-bis. Ai fini della consumazione del reato deve essere raggiunta la prova logica della provenienza illecita del bene culturale oggetto delle operazioni compiute: non occorre, infatti, che l’esatta tipologia del delitto presupposto sia individuata, né che le persone offese siano precisamente indicate. Inoltre non è necessario che il delitto presupposto risulti accertato, ma è sufficiente che lo stesso non sia stato giudizialmente escluso, nella sua materialità, in modo definitivo e che il giudice procedente per il reato di cui all’art. 648-bis ne abbia incidentalmente ritenuto la sussistenza. Elemento psicologico
Il dolo L'elemento soggettivo del delitto di riciclaggio è integrato dal dolo generico che consiste nella consapevolezza della provenienza illecita del bene culturale oggetto materiale della condotta e della sua culturalità e nella volontà di ostacolare l'accertamento della provenienza delittuosa dei beni. In relazione alla consapevolezza del soggetto attivo in merito all'illecita provenienza del bene cfr. sub art. 648. Consumazione e tentativo
Consumazione Nel caso di sostituzione il delitto si consuma nel momento in cui si ha il perfezionamento della consegna del bene culturale (Cass. V, n. 19288/2007), mentre in quello di trasferimento nel momento in cui si sposta in altro luogo il bene culturale. Nell'ipotesi di operazioni volte ad ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa il delitto si consuma già nel momento in cui viene compiuta una singola operazione, fra quelle indicate nella norma, idonea ad ostacolare l'accertamento dell'origine illecita del bene. Il riciclaggio, inoltre, può assumere la forma di reato a formazione progressiva quando si concretizza attraverso modalità frammentarie e graduali, cioè mediante più operazioni attuate in un medesimo contesto fattuale, con riferimento ad un medesimo oggetto e volte a perseguire lo stesso obiettivo (cioè giungere alla definitiva sottrazione del bene attraverso il suo impiego in ambiti ove non potrà più essere accertata la sua origine delittuosa). In questo caso il reato si consuma con il compimento dell'ultima delle operazioni poste in essere. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 648-bis. Tentativo Il tentativo è configurabile attraverso il compimento di atti idonei e non equivocamente diretti alla sostituzione o al trasferimento del bene culturale o volti al compimento dell’operazione finalizzata ad ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Forme di manifestazione
Circostanze speciali Il secondo comma dell'art. 518-sexies riporta la medesima circostanza speciale prevista nell'ipotesi base di riciclaggio in quanto stabilisce una diminuzione della pena quando se i beni culturali provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. La disposizione, pertanto, riporta una circostanza attenuante ad effetto comune in quanto si limita a prescrivere che la pena è diminuita. Al reato de quo, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all'art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all'art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia. Rapporti con altri reati
Riciclaggio
Il delitto si pone in rapporto di specialità con il riciclaggio comune in quanto l’oggetto materiale del reato è costituito dal bene culturale, che rientra nell’ambito della categoria generale dei beni. ConfiscaCfr. sub art. 518-duodevicies c.p. BibliografiaCfr. sub art. 518-bis. |